Pakistan: ondata di proteste anti-Usa, i cristiani pakistani temono ritorsioni
Non si placa l’ondata di protesta contro gli Stati Uniti, avviata dopo il bombardamento
delle forze Nato che, nei giorni scorsi, ha provocato la morte di 26 militari pakistani
al confine tra Pakistan e Afghanistan. I cristiani pakistani temono che frange islamiche
fondamentaliste possano scatenare ritorsioni contro i cristiani, assimilati, nella
propaganda islamista, agli occidentali. Ieri a Lahore, principale città del Punjab,
provincia pachistana dove sono molto diffusi i movimenti musulmani estremisti, gli
studenti dell’organizzazione “Jamaatud Dawa”, bandita dal governo, hanno inscenato
manifestazioni inneggiando alla “jihad” contro gli Stati Uniti e chiedendo l’espulsione
delle forze Nato dal territorio nazionale. Quanto è avvenuto – affermano - “è un attacco
all’intera nazione”, invitando il governo a rompere l’alleanza con gli Usa e con la
Nato. Gli attivisti del movimento “Tehreek-e-Insaf” hanno inscenato proteste anche
davanti al consolato degli Stati Uniti di Lahore. Secondo fonti di Fides, la tensione
resta alta e manifestazioni imponenti sono previste per venerdì prossimo, dopo la
preghiera islamica. Padre Yousaf Emmanuel, direttore della Commissione “Giustizia
e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan spiega che “i gruppi estremisti islamici
sono infuriati e protestano da giorni”. “L’incidente militare - aggiunge - è benzina
sul fuoco”. “Il timore è che, nella propaganda antioccidentale risvegliatasi, possano
essere inclusi i cristiani pakistani”. “Preghiamo e speriamo che questo non accada”.
“Noi cristiani pakistani - conclude - condividiamo l’indignazione della nazione”.
“Siamo vicini alla sofferenza delle famiglie colpite dal lutto. Continuiamo a diffondere
parole di pace e di riconciliazione, e a pregare per l’armonia nazionale”. (A.L.)