Myanmar, l’arcivescovo di Yangon: subito una tregua, poi un piano di riconciliazione
“Al Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in visita in Myanmar, chiediamo che
inviti il governo a ordinare subito un cessate il fuoco, nel conflitto con il Kachin
Independent Army; poi a liberare in modo incondizionato oltre 1.600 prigionieri politici”:
è quanto dichiara all’Agenzia Fides mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon
e segretario generale della Conferenza Episcopale del Myanmar, esprimendo gli auspici
della Chiesa birmana per il futuro del Paese. L’acivescovo riprende le parole di Papa
Pio XII e dice: “Tutto è perduto con la guerra, ma con la pace c’è tutto da guadagnare”.
La Chiesa birmana ricorda la piaga del conflitto con le minoranze etniche che attraversa
la nazione. Mons. Charles Maung Bo sottolinea, in particolare, che il governo “sta
cercando di avviare contatti politici con tutti i gruppi, anche se attualmente si
combatte nell’area kachin”. Il timore – ricorda l’agenzia Fides - è che “i diversi
conflitti possano risvegliarsi”; dunque “è tempo che il governo promuova con prontezza
il dialogo e un serio negoziato”, riconoscendo diritti ed esigenze delle diverse comunità
etniche e rilanciando con forza “un piano globale di riconciliazione nazionale”. Un
dialogo che, fa notare l’arcivescovo, “è necessario riannodare anche con l'Unione
Europea, i Paesi asiatici, la comunità e le istituzioni internazionali”. “E’ necessario,
soprattutto, mantenere rapporti di amicizia con i Paesi vicini, ma senza lasciare
che vicini potenti, come la Cina, possano pensare di estendere il loro dominio sulla
nostra nazione”. (A.L.)