Mons. Zimowski sull’Aids: morti non più giustificabili, estendere a tutti le terapie
antiretrovirali
La Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS “deve costituire una nuova occasione
per promuovere l’accesso universale alle terapie da parte dei contagiati, l’impedimento
della trasmissione materno-infantile nonché l’educazione a stili di vita che comprendano
anche un approccio realmente corretto e responsabile alla sessualità”: è quanto scrive
in un messaggio l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio
per gli operatori sanitari. Il presule afferma che questo è “un momento privilegiato
per rilanciare inoltre la lotta al pregiudizio sociale e per riaffermare la necessità
di vicinanza morale, spirituale e, per quanto possibile, materiale a chi ha contratto
l’infezione ed ai suoi familiari”.
“Nonostante che la comunità internazionale
abbia cominciato ad impegnarsi contro l’infezione oltre vent’anni fa – prosegue il
messaggio - si stima purtroppo che ancora un milione e ottocentomila persone muoiano
ogni anno a causa dell’HIV. Si tratta di persone che potrebbero condurre normalmente
la propria esistenza, se solamente avessero avuto accesso alle adeguate terapie farmacologiche,
note come antiretrovirali. Si registrano, dunque, morti non più giustificabili, come
non più giustificabili sono il dolore dei loro congiunti, l’impoverimento dei loro
nuclei familiari, l’accrescimento della loro emarginazione e del disagio dei bambini
divenuti orfani, sovente in tenera età. Altrettanto ingiustificabile – sottolinea
mons. Zimowski - è oramai la trasmissione del contagio dalla madre al bambino, spesso
reso vittima ancor prima di cominciare a vedere i contorni del mondo che lo circonda”.
Il
presule rileva inoltre come sia “fondamentale la formazione, l’educazione di tutti
e, in particolar modo, delle nuove generazioni, ad una sessualità fondata ‘su un’antropologia
ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio’. La Chiesa e il suo
Magistero chiedono uno stile di vita che privilegi l’astinenza, la fedeltà coniugale
e il rifiuto della promiscuità sessuale perché, come sottolineato nell’Esortazione
Apostolica Post-Sinodale Africae Munus, tutto ciò fa parte della questione dello ‘sviluppo
integrale’ a cui hanno diritto le persone e le comunità”.
Nel messaggio c’è
poi il ringraziamento a quanti si prodigano per le vittime dell’Aids, istituzioni
e volontari che realizzano “un lavoro ‘meraviglioso e importante’, che meritano senza
alcun dubbio il sostegno operativo e privo di vincoli ideologici da parte degli organismi
e dei benefattori internazionali”. Infine, mons. Zimowski esprime la sua vicinanza
alle persone affette dall’HIV-AIDS ed a coloro che sono loro vicini, “così come a
tutti gli operatori sanitari che, anche esponendosi al rischio di contagio, prestano
loro tutte le cure possibili nel rispetto della loro personalità e dignità”.