Pontificie Accademie. Il Papa: solo una vita coerente rende credibile l’annuncio della
fede
“L’annuncio della novità cristiana, della bellezza della fede in Cristo ha bisogno
di persone che, con la propria coerenza di vita, con la propria fedeltà, testimoniata
se necessario fino al dono di se stessi, manifestano l’assoluto primato dell’Amore
su ogni altra istanza”. E’ quanto afferma il Papa in un messaggio al cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della XVI
Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie che si svolge sul tema “Testimonianze e
Testimoni. I martyria e i campioni della fede”. “Se osserviamo con attenzione l’esempio
dei martiri, dei coraggiosi testimoni dell’antichità cristiana, come anche dei numerosissimi
testimoni dei nostri tempi – scrive Benedetto XVI - ci accorgiamo che sono persone
profondamente libere, libere da compromessi e da legami egoistici, consapevoli dell’importanza
e della bellezza della loro vita, e proprio per questo capaci di amare Dio e i fratelli
in maniera eroica, tracciando la misura alta della santità cristiana. I campioni della
fede, lungi dal rappresentare un modello conflittuale col mondo e con le realtà umane,
annunciano e testimoniano, al contrario, l’amore ricco di misericordia e di condiscendenza
di Dio Padre che in Cristo Crocifisso, il ‘testimone fedele’ (cfr Ap 1,5), è entrato
nella nostra storia e nella nostra umanità, non per avversarla o sottometterla ma
per trasformarla profondamente e renderla così nuovamente capace di corrispondere
pienamente al suo disegno di amore. Anche oggi la Chiesa – afferma il Papa - se vuole
efficacemente parlare al mondo, se vuole continuare ad annunciare fedelmente il Vangelo
e far sentire la sua presenza amichevole agli uomini e alle donne che vivono la loro
esistenza sentendosi ‘pellegrini della verità e della pace’, deve farsi, anche nei
contesti apparentemente più difficili o indifferenti all’annuncio evangelico, testimone
della credibilità della fede, deve cioè saper offrire testimonianze concrete e profetiche
attraverso segni efficaci e trasparenti di coerenza, di fedeltà e di amore appassionato
e incondizionato a Cristo, non disgiunto da un’autentica carità, dall’amore per il
prossimo. Ieri come oggi, il sangue dei martiri, la loro tangibile ed eloquente testimonianza,
tocca il cuore dell’uomo e lo rende fecondo, capace di far germogliare in sé una vita
nuova, di accogliere la vita del Risorto per portare risurrezione e speranza al mondo
che lo circonda”. Di seguito il testo del Messaggio del Papa:
Al
Venerato Fratello il Cardinale GIANFRANCO RAVASI Presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura
In occasione della XVI Seduta Pubblica
delle Pontificie Accademie sono lieto di farLe pervenire il mio cordiale saluto, che
volentieri estendo ai Presidenti e agli Accademici, in particolare a Lei, Venerato
Fratello, quale Presidente del Consiglio di Coordinamento. Rivolgo altresì il mio
saluto ai Signori Cardinali, ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose,
ai Signori Ambasciatori e a tutti i partecipanti a questo significativo appuntamento.
L’annuale Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie è diventata, infatti,
tradizione consolidata, in cui si offre sia l’occasione di un incontro tra i membri
delle diverse Accademie riunite nel Consiglio di Coordinamento, sia l’opportunità
di valorizzare, attraverso il Premio delle Pontificie Accademie, istituito dal mio
Venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, il 23 novembre 1996, quanti, sia
giovani studiosi o artisti, sia Istituzioni, con la loro ricerca e il loro impegno
culturale, contribuiscono a promuovere un nuovo umanesimo cristiano.
Desidero,
perciò, ringraziarLa per l’attenzione che rivolge a tutte e a ciascuna Accademia,
e per l’impulso che ha voluto trasmettere ad esse perché siano davvero, e con efficacia,
Istituzioni di qualificato livello accademico a servizio della Santa Sede e di tutta
la Chiesa. La XVI Seduta Pubblica è stata organizzata dalla Pontificia Accademia
Romana di Archeologia e dalla Pontificia Accademia “Cultorum Martyrum”, che vantano
entrambe una storia più che secolare, ricca di straordinarie figure di archeologi,
studiosi e cultori delle antichità cristiane e delle memorie martiriali. Il tema proposto
per questa Seduta Pubblica, “Testimonianze e Testimoni. I martyria e i campioni della
fede”, ci offre l’occasione per riflettere su un elemento che mi sta particolarmente
a cuore: la storicità del cristianesimo, il suo intrecciarsi continuamente con la
storia per trasformarla in profondità grazie al lievito del Vangelo e della santità
vissuta e testimoniata. La ricerca storica, e soprattutto quella archeologica, mirano
a indagare sempre più accuratamente e con strumenti di ricerca quanto mai sofisticati
le memorie, le testimonianze del passato; tra queste rivestono, per noi, un particolare
interesse quelle delle antiche comunità cristiane.
Si tratta, evidentemente,
di testimonianze materiali, costituite da tutti quegli elementi – edifici ecclesiali,
complessi cimiteriali, epigrafi e sculture, affreschi e decorazioni, manufatti di
ogni genere – che, se studiati e compresi secondo corrette metodologie, ci permettono
di riscoprire non pochi aspetti della vita delle passate generazioni come pure della
esperienza di fede delle antiche comunità cristiane, che lascia tracce sempre più
consistenti nell’ambiente in cui viene vissuta. L’indagine archeologica può oggi avvalersi
di straordinari mezzi tecnologici per le diverse fasi dello scavo e della ricerca
sul campo, come pure per il recupero di manufatti deteriorati dal tempo e dalle più
avverse condizioni di conservazione. Penso, ad esempio, all’uso delle immagini satellitari,
che si prestano a molteplici forme di analisi, producendo risultati impensabili fino
a qualche decennio fa; o all’applicazione della tecnica del laser per il recupero
di affreschi ricoperti da incrostazioni, come è avvenuto recentemente nella catacomba
romana di Santa Tecla, dove sono stati riscoperti affreschi di eccezionale valore
storico e artistico, tra cui antichissime immagini degli Apostoli.
Ma
la tecnologia, pur utilissima, da sola non basta. Sono necessarie, innanzitutto, una
reale competenza dei ricercatori, maturata attraverso studi approfonditi e tirocini
faticosi, e la loro passione autentica per la ricerca, motivata proprio dall’interesse
per l’esperienza umana, e quindi anche religiosa, che si cela e poi si rivela attraverso
le testimonianze materiali, comprese, appunto, come testimonianze, cioè come messaggi
che ci giungono dal passato e che, interpellando la nostra intelligenza e la nostra
coscienza, contribuiscono ad approfondire le nostre conoscenze e, in definitiva, anche
la visione del presente e della stessa nostra esistenza.
Se questo può
valere per ogni indagine archeologica, a maggior ragione vale quando si studiano i
monumenti cristiani, e particolarmente i martyria, le testimonianze archeologiche
e monumentali che attestano il culto della comunità cristiana per un campione della
fede, per un martire. Tra i tanti siti archeologici in cui emergono i segni della
presenza cristiana, uno eccelle su tutti e suscita un singolare interesse: la Terra
Santa, con le diverse località in cui si è concentrata l’attività di ricerca archeologica.
Il territorio, già fortemente segnato dalla presenza del popolo di Israele, diviene
anche l’ambito per eccellenza in cui ricercare i segni della presenza storica di Cristo
e della prima comunità dei suoi discepoli. L’attività di indagine archeologica svolta
negli ultimi decenni in Terra Santa, grazie all’impegno di grandi e appassionati ricercatori,
come ad esempio Padre Bagatti, Padre Corbo e il compianto Padre Piccirillo, recentemente
scomparso, ha portato a notevolissime scoperte e acquisizioni, contribuendo così a
definire sempre meglio le coordinate storico-geografiche sia della presenza giudaica
sia di quella cristiana.
Altro polo strategico dell’indagine archeologica
è certamente la città di Roma con il suo territorio, in cui le memorie cristiane si
sovrappongono e si intrecciano con quelle della civiltà romana. Qui a Roma, ma anche
in molte altre località dove il Cristianesimo si diffuse già nei primi secoli della
nostra éra, si possono ancor oggi ammirare e studiare numerosi elementi monumentali,
a cominciare proprio dai martyria, che attestano non solo una generica presenza cristiana,
ma soprattutto una forte testimonianza dei cristiani e di coloro che per Cristo hanno
donato la propria vita, i martiri. Monumenti architettonici, tombe particolarmente
solenni e decorate con cura, ristrutturazioni dei percorsi catacombali o addirittura
di quelli urbani, così come tanti altri elementi artistici, attestano che la comunità
cristiana, sin dalle origini, ha voluto esaltare le figure dei campioni della fede
come modelli e punti di riferimento per tutti i battezzati.
I numerosissimi
interventi monumentali e artistici dedicati ai martiri, documentati appunto dalle
indagini archeologiche e da tutte le altre ricerche connesse, scaturiscono da una
convinzione sempre presente nella comunità cristiana, di ieri come di oggi: il Vangelo
parla al cuore dell’uomo e si comunica soprattutto attraverso la testimonianza viva
dei credenti. L’annuncio della novità cristiana, della bellezza della fede in Cristo
ha bisogno di persone che, con la propria coerenza di vita, con la propria fedeltà,
testimoniata se necessario fino al dono di se stessi, manifestano l’assoluto primato
dell’Amore su ogni altra istanza. Se osserviamo con attenzione l’esempio dei martiri,
dei coraggiosi testimoni dell’antichità cristiana, come anche dei numerosissimi testimoni
dei nostri tempi, ci accorgiamo che sono persone profondamente libere, libere da compromessi
e da legami egoistici, consapevoli dell’importanza e della bellezza della loro vita,
e proprio per questo capaci di amare Dio e i fratelli in maniera eroica, tracciando
la misura alta della santità cristiana. I campioni della fede, lungi dal rappresentare
un modello conflittuale col mondo e con le realtà umane, annunciano e testimoniano,
al contrario, l’amore ricco di misericordia e di condiscendenza di Dio Padre che in
Cristo Crocifisso, il “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), è entrato nella nostra storia
e nella nostra umanità, non per avversarla o sottometterla ma per trasformarla profondamente
e renderla così nuovamente capace di corrispondere pienamente al suo disegno di amore.
Anche
oggi la Chiesa, se vuole efficacemente parlare al mondo, se vuole continuare ad annunciare
fedelmente il Vangelo e far sentire la sua presenza amichevole agli uomini e alle
donne che vivono la loro esistenza sentendosi “pellegrini della verità e della pace”,
deve farsi, anche nei contesti apparentemente più difficili o indifferenti all’annuncio
evangelico, testimone della credibilità della fede, deve cioè saper offrire testimonianze
concrete e profetiche attraverso segni efficaci e trasparenti di coerenza, di fedeltà
e di amore appassionato e incondizionato a Cristo, non disgiunto da un’autentica carità,
dall’amore per il prossimo.
Ieri come oggi, il sangue dei martiri, la
loro tangibile ed eloquente testimonianza, tocca il cuore dell’uomo e lo rende fecondo,
capace di far germogliare in sé una vita nuova, di accogliere la vita del Risorto
per portare risurrezione e speranza al mondo che lo circonda. Proprio per incoraggiare
quanti vogliono offrire il loro contributo alla promozione e alla realizzazione di
un nuovo umanesimo cristiano, attraverso la ricerca archeologica e storica, accogliendo
la proposta formulata dal Consiglio di Coordinamento, sono lieto di assegnare ex aequo
il Premio delle Pontificie Accademie Ecclesiastiche allo Studium Biblicum Franciscanum
di Gerusalemme e alla Dott.ssa Daria Mastrorilli. Desidero inoltre che, come segno
di apprezzamento e di incoraggiamento, si offra la Medaglia del Pontificato alla Dott.ssa
Cecilia Proverbio. Augurando, infine, un impegno sempre più appassionato nei rispettivi
campi di attività, affido ciascuno alla materna protezione della Vergine Maria, Regina
dei Martiri, e di cuore imparto a Lei, Signor Cardinale, e a tutti i presenti una
speciale Benedizione Apostolica.