2011-11-30 14:36:39

La Rai inaugura due nuovi Portali multimediali dedicati all'arte e design e alla letteratura


La Rai in Italia arricchisce la sua offerta web con due nuovi portali multimediali dedicati all’arte e design e alla letteratura, in Rete da oggi: www.arte.it e www.letteratura.rai.it. L’iniziativa si deve alla nuova direzione di Rai Educational, sotto la guida di Silvia Calandrelli, responsabile anche di Rai Storia e Rai Scuola. Roberta Gisotti l’ha intervistata sulle prospettive di una Tv di servizio pubblico:RealAudioMP3

D. - Rai Educational, Rai Scuola, Rai Storia: una tv controcorrente rispetto ai contenuti dominanti nella tv generalista. Come evitare di essere emarginati nei palinsesti?

R. - Direi che più che ad un’emarginazione siamo di fronte ad una nuova prospettiva, ad un nuovo modo di proporre contenuti, grazie alle nuove tecnologie. Rai Storia, ad esempio, è un canale digitale e Rai Scuola - attualmente disponibile ed usufruibile sul satellite ed Internet - da gennaio si troverà anche sulla piattaforma digitale. Questo vuol dire che, di fatto, avremo a disposizione per Rai Educational due canali in chiaro e, nell’impianto che questa direzione può oggi permettersi grazie alle nuove tecnologie, tutti i nostri contenuti saranno fruibili anche via Internet, via smartphone, attraverso il cellulare ed i tablet.

D. - Ed ora arrivano due nuovi portali in tema di arte e letteratura…

R. - Si tratta di un progetto al quale teniamo moltissimo, perché l’abbiamo strutturato esclusivamente per il web. Saranno cioè reperibili per i ragazzi, per gli appassionati e per gli stessi docenti, migliaia di contenuti video sul mondo dell’arte e della letteratura, pensati direttamente per Internet - sono perciò contenuti brevi e fruibili anche attraverso il cellulare - e che raccolgono anche importanti e rarissimi documenti di Rai Teche. Si avrà anche la possibilità di rivedere delle 'chicche' particolari, magari di scrittori ormai scomparsi ma che fanno però parte del grande patrimonio audiovisivo della Rai e che possono quindi essere ritrovati, attraverso nuovi percorsi, dai ragazzi che navigano su Internet.

D. - E’ quindi una grande ricchezza ed un grande patrimonio a disposizione dei più giovani. Ad essere sinceri, però, i giovani sono stati finora considerati, dalla Tv generalista, soprattutto come dei “big spender”, ovvero come i maggiori consumatori da vendere sul mercato pubblicitario. Qual è, quindi, la strategia per sovvertire questo stato di cose alquanto offensivo nei riguardi della gioventù?

R. - Credo che il progetto di Rai Educational sia un progetto di televisione educativa. Oggi si fa molta fatica a parlare in questi termini, si parla di televisione in un altro modo. Credo invece fortissimamente che la formazione formale ed informale sia parte integrante di un progetto editoriale come il nostro. A mio avviso va quindi riaperto, da noi che siamo servizio pubblico ma anche da chi opera nel mondo dei media, un dialogo vero, forte e strutturato con la comunità giovanile, specialmente in un momento di crisi come questo. Viviamo un momento di crisi economica molto forte, che colpisce e permea tutta la società e non soltanto i ceti più deboli e più in difficoltà. Penso che i ragazzi siano il vero investimento che il Paese deve fare sul futuro. Il punto, perciò, è relazionarsi con loro, anche con l’uso di linguaggi a loro più familiari: i ragazzi passano gran parte del loro tempo in rete, con i telefonini, con i tablet, e bisogna veicolare, attraverso questi nuovi linguaggi, i contenuti, la cultura ed il sapere. Credo che nei periodi di crisi economica - come appunto quello attuale - il vero investimento vada fatto sulla formazione, su quella che in gergo si chiama “Lifelong Learning”. Questo ce lo insegnano le economie emergenti, come Sud Corea e Brasile che fanno oggi un grandissimo investimento in questo tipo di contenuti audiovisivi. Credo che questo sia un fenomeno estremamente interessante da osservare e, per noi che siamo servizio pubblico, è fondamentale ritrovare quella che è stata la grande tradizione della Rai. La Rai, agli inizi, fu determinante per alfabetizzare il Paese ed oggi credo che il passaggio successivo che ci si deve porre, come soggetto industriale e culturale, sia quello di fornire degli strumenti non tanto per un’alfabetizzazione primaria, ma per quella che potremmo definire “l’alfabetizzazione informativa”. Il nostro è un universo complesso, viviamo in una società complessa e quindi dobbiamo essere in grado di fornire ai ragazzi gli strumenti per leggere culturalmente e socialmente lo spazio nel quale si trovano a vivere.

D. - Alla luce del dibattito di questi ultimi anni sulla Televisione, non crede che il nome “Educational” sia recepito come un’etichetta negativa, anche se ingiustamente ma di fatto così?

R. - No, io rivendico molto questo nome, e mi fa piacere che anche in tutto il resto del mondo ci sia una così grande attenzione per i contenuti “educational”. Penso che dobbiamo avere il coraggio intellettuale di parlare nuovamente di educazione, porre ancora, al centro del dibattito culturale, il tema della Televisione educativa. Credo che per molto tempo in questo Paese si sia trascurato questo aspetto e penso che invece sia necessario restituire centralità e dignità alle parole. La funzione educativa di chi fa Televisione e di chi, come voi, opera attraverso la Radio nell’importante lavoro sulla “formazione” - nel senso più ampio del termine - va rivendicata con orgoglio. (vv)







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