Continua a salire la disoccupazione in Italia. Treu: sacrifici, ma per rilanciare
il lavoro dei giovani
Potrebbe valere tra i 20 e i 25 miliardi la manovra che il governo Monti si appresta
a varare per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Tra le misure allo studio,
salutate con favore dall’Ue, ci sarebbe il blocco totale degli adeguamenti al tasso
d’inflazione per le pensioni già dal 2012 e un innalzamento fino a 43 anni di contributi
per lasciare il lavoro. Intanto ad ottobre in Italia la disoccupazione è salita all’8,5%,
+0,2% rispetto al mese precedente. Trend opposto in Germania dove i senza lavoro tornano
sotto il 7%. Di quali politiche per il mondo del lavoro necessita oggi l’Italia per
fronteggiare la crisi? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Tiziano Treu, docente
di Diritto del Lavoro all’Università Cattolica di Milano:
R. – Certamente
abbiamo un problema di adeguamento dell’età pensionabile, perché in tutto il mondo
cresce l’aspettativa di vita, però su questo fronte, occorre essere molto prudenti,
fare delle modifiche graduali e non che penalizzino chi è più in bisogno: quest’eventuale
blocco della rivalutazione delle pensioni, ad esempio, dovrebbe riguardare solo le
pensioni medio/alte; così pure l’innalzamento dell’età, noi riteniamo che si possa
fare in modo flessibile, in una fascia fra i 62 ai 69/70. Questa dei quarant’anni
è una regola fatta per persone che hanno cominciato a 15/16 anni. Questa è una norma
che - noi riteniamo - dovrebbe essere mantenuta. L’idea di passare bruscamente da
40 a 43 ci sembra troppo radicale.
D. – Professore, in Italia aumenta
la disoccupazione. Tanti giovani fino a trent’anni sono senza lavoro: ammesso che
il trend cambi, questi giovani riusciranno mai ad andare in pensione, con questo innalzamento
fino a 43 anni di contributi?
R. – Se non c’è crescita e se non c’è
qualche politica per l’occupazione, non ce n’è né per i vecchi né per i giovani. È
sbagliato mettere in contrapposizione le due cose. In tutto il mondo, dove l’economia
funziona meglio che da noi - nella Germania e nei Paesi del Nord - hanno un’età che
si alza per gli anziani, però, hanno delle politiche di crescita e dell’occupazione
che permettono ai giovani di crescere. Occorre fare delle politiche di sostegno e
questo non è contrario al graduale innalzamento dell’età: se ci sono politiche e operazioni
giuste, si deve alzare per tutti l’opportunità di lavorare, anche per i cinquantenni,
perché è inutile portare l’età a 62 se poi i cinquantenni perdono il posto, perché
non c’è crescita. Quindi, noi a Monti chiediamo di fare sì queste iniziative di graduale
riequilibrio, ma di usare le risorse per sospingere la crescita e sospingere l’occupazione
dei giovani.
D. – A partire da cosa?
R. – A partire da
quello che ha detto anche Monti: si fa un intervento sui grandi patrimoni, sull’Ici,
s’innalza anche gradualmente l’età di pensione. Le risorse, però, vanno messe a fare
politiche di sostegno all’occupazione dei giovani. Chi assume un giovane deve avere
un’agevolazione, questa è la strada!
D. – In Germania la disoccupazione
è in calo: quanto la crisi sta influendo sull’innalzamento, appunto, dei livelli di
disoccupazione in Italia?
R. – La Germania dimostra che, facendo delle
politiche economiche serie, delle politiche per i giovani, per l’occupazione, si può
uscire dalla crisi. La Germania è già uscita. Noi, purtroppo, negli ultimi anni non
abbiamo fatto politiche di sostegno. Abbiamo fatto solo politiche di taglio. È questo
che va cambiato, se vogliamo metterci a imitare l’esempio della Germania... (fd)