Appello di Benedetto XVI: nuove iniziative politiche contro la pena di morte
Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, ha salutato le delegazioni di vari
Paesi partecipanti all’incontro promosso dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema “Non
c’è giustizia senza vita”. Il Santo Padre ha auspicato che "questo evento incoraggi
le iniziative politiche e legislative, promosse in un crescente numero di Paesi, per
eliminare la pena di morte e per rafforzare il progresso raggiunto nel conformare
la legge penale sia alla dignità umana dei detenuti sia ad un efficace mantenimento
dell’ordine pubblico". Auspici che si aggiungono a quelli dell'iniziativa "Cities
for Life", "Città per la vita". Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nell’odierna
Giornata internazionale delle “Cities for Life”, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio,
sono oltre 1400 le città di tutto il mondo mobilitate contro la pena di morte. Saranno
illuminati i monumenti più importanti delle città che hanno aderito all’iniziativa.
A Roma è prevista l’illuminazione speciale del Colosseo, su cui svetterà l’immagine
di un pollice verso l’alto, simbolo della Giornata. Sulle parole pronunciate oggi
dal Papa ascoltiamo Mario Marazziti, portavoce della Comunità
di Sant’Egidio:
R. – Il Papa interviene, per la seconda volta in pochissimi
giorni - dopo l'Esortazione apostolica sul Sinodo per l'Africa consegnata in Benin
- per dire che bisogna fare ogni sforzo per eliminare la pena di morte. Credo sia
un fatto importante, decisivo in questa fase, in una fase in cui ormai 141 Paesi non
ricorrono più alla pena capitale. Tra questi, 96 l’hanno abolita per tutti i crimini.
Molti di questi Stati, però, devono fare il passo da una moratoria di fatto ad una
moratoria di legge o ad un percorso di abolizione definitivo. Siamo al numero più
basso di esecuzioni da 15 anni negli Stati Uniti. Credo che ci siano molti fatti positivi.
Diminuisce in Cina l’uso della pena capitale: la Corte Suprema ne ha limitato l’uso.
E’ una cultura della vita che si sta affermando.
D. – Una cultura della
vita che si sta affermando, anche perché le posizioni di coloro che invece sostengono
la pena di morte progressivamente si stanno indebolendo. Anche questo è un processo
importante...
R. – E’ un grande percorso culturale, non solo un percorso
politico. Dopo la tortura e la schiavitù, il mondo sta capendo, in questo scorcio
di 21.mo secolo, che non è qualcosa di cui non si possa fare a meno. C’è un nuovo
standard che sta coinvolgendo l’idea di giustizia a livello planetario. Si sta indebolendo
proprio l’idea che la pena di morte serva a qualcosa. Quindi, c’è un rifiuto sia utilitaristico
sia di fondo. Lo Stato, la società civile non può mai abbassarsi al livello di chi
uccide.
D. – Negli ultimi dieci anni, sono 31 i Paesi che hanno abolito
la pena di morte nella legge o nella prassi. Si può auspicare che nei prossimi anni
se ne aggiungano altrettanti o anche di più?
R. – Che anche di più possano
aggiungersi in dieci anni forse è una previsione ottimistica. Abbiamo avuto un’accelerazione
incredibile alla fine del ventesimo secolo: quattro Paesi all’anno e, adesso, siamo
a circa tre Paesi l’anno, perché stiamo arrivando al nocciolo di alcuni irriducibili.
Abbiamo 58 Paesi che ancora mantengono la pena capitale e, di questi, metà ricorrono
ad esecuzioni, anche se nell’ultimo anno solo un terzo. Quindi, si sta riducendo proprio
la cultura e la pratica della morte per legge. Io credo, però, che potrebbe essere
complicato immaginarci che altri 30 Paesi su 58 rinuncino alla pena di morte nei prossimi
dieci anni. Nulla, però, vieta di sperare.(ap)