Egitto: urne aperte fino ai primi del 2012. Affluenza record
Si sono riaperti, stamani, i seggi per la seconda giornata di voto del primo turno
delle legislative in Egitto. Ieri le operazioni elettorali - che hanno fatto segnare
un’affluenza record, con code chilometriche ai seggi - si sono svolte nella calma,
nonostante le tensioni di piazza dei giorni scorsi. Il complesso sistema elettorale
proseguirà nelle diverse regioni del Paese fino ai primi mesi del 2012. Il nuovo Parlamento
- che secondo alcuni componenti del Consiglio militare non avrà il potere di sfiduciare
il prossimo governo o i singoli ministri - sarà però chiamato a scegliere i cento
componenti dell'Assemblea che riscriverà la Costituzione egiziana. Stamani, comunque,
le contrattazioni finanziarie alla borsa del Cairo sono state sospese per circa mezz'ora,
per eccesso di rialzo. In queste consultazioni, definite le prime vere elezioni libere
del dopo Mubarak, si sfidano militari, islamici, rivoluzionari di piazza Tahrir, ex
fedelissimi di Mubarak che ora si presentano come “indipendenti”. Sul panorama politico
egiziano, Giada Aquilino ha intervistato Massimo Campanini, docente
di Storia dei Paesi islamici all’università di Trento:
R. – In ognuna
di queste forze vi sono ulteriori frastagliamenti. Per esempio, il fronte islamico
è tutt’altro che unito ed esistono almeno due coalizioni al suo interno: l’una egemonizzata
dai Fratelli Musulmani e l’altra egemonizzata dai partiti salafiti. E come vi sono
delle moltiplicazioni all’interno del fronte islamico, così anche l’opposizione laica
e secolare, che deriva in parte da quelli che erano i partiti di opposizione all’epoca
di Mubarak e in parte da nuove formazioni politiche sorte dalle lotte sociali e civili
degli ultimi anni, è composta da una polifonia di orientamenti politici. Questo è
da una parte molto interessante ed è un bene, perché indubbiamente esprime la pluralità
della stessa società egiziana, ma dall’altra parte potrebbe essere un male, perché
manca la sintesi, manca un organismo partitico che possa porsi veramente alla guida
delle trasformazioni in Egitto. A meno che questo ruolo non venga svolto nel caso
vincessero con una buona maggioranza - maggioranza relativa e non credo assoluta –
i Fratelli Musulmani nel prossimo futuro.
D. – Giustizia e Libertà dei
Fratelli Musulmani è il partito dato come favorito. Si è detto che sono stati distribuiti
sacchetti di zucchero tra la popolazione con il simbolo dello schieramento. Che segnale
è?
R. – E’ un segnale che va ricondotto alla classica politica dei Fratelli
Musulmani, fin dalla loro fondazione nel 1928, cioè lavorare profondamente nel sociale.
L’aspetto fondamentale anche del consenso che i Fratelli Musulmani hanno riscosso
in questi anni, a livello popolare, è proprio per il fatto che hanno garantito un
welfare e un aiuto sociale, sanitario, educativo laddove lo Stato non arrivava. C’è
un aspetto che mi viene in mente di quando si parlava anche in Italia di coloro che
compravano i voti regalando chili di pasta. E’ una cosa che potrebbe sembrare simile
perché, indubbiamente, ci sono degli elementi di paternalismo, degli elementi di “corruzione”
all’interno di questo sistema; però è anche un modo caratteristico di comportarsi
e di rapportarsi da parte dei Fratelli Musulmani nei confronti delle necessità della
gente.
D. – Sul fronte islamico in questi mesi si è parlato del pericolo
di una deriva. Ci sono rischi?
R. – Esiste, di fatto, un pericolo o
comunque la possibilità di una frantumazione e di una deflagrazione interna dei Fratelli
Musulmani, proprio perché c’è una molteplicità di voci, di correnti, di giovani, di
gente della vecchia guardia, di esponenti più progressisti, di esponenti più conservatori
all’interno del movimento islamista, che possono cercare di trarlo dalla loro parte.
La deriva potrebbe essere, d’altra parte, intesa nel senso che una volta che i Fratelli
Musulmani fossero andati al potere, non saprebbero o non vorrebbero in realtà conservare
le regole del gioco democratico, ma cercare di imporre uno Stato islamico. Io credo
che la strategia che i Fratelli Musulmani hanno condotto in tutti questi anni – una
strategia di legittimazione all’interno del quadro politico egiziano – li condurrà
comunque a scegliere, almeno dal punto di vista procedurale, le regole della democrazia.
E’ chiaro, comunque, che i Fratelli Musulmani sono un movimento conservatore. (ap)