Ocse: recessione in italia nel 2012, rischio default multipli. Zamagni: in Europa
manca leadership politica
L’economia globale peggiora e la crisi dell’area euro rappresenta un rischio: le preoccupazioni
sono legate soprattutto al debito sovrano, in forte aumento. Lo afferma oggi l’Ocse
nel suo ultimo Economic Outlook nel quale stima la crescita dell’Eurozona nel 2011
a un + 1,6% a fronte del previsto 2%. Nel 2012 si prevedono in recessione Italia,
Grecia e Portogallo. Riviste al ribasso anche le stime di crescita di Germania e Francia.
Ma un allarme sulla zona euro viene anche dall’agenzia di rating Moody’s: "probabilità,
dice, di default multipli fra i Paesi dell'area euro non sono più irrilevanti". Intanto
il vicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn, è stato rassicurato dopo gli incontri
con il premier italiano Mario Monti che ha confermato il pareggio di bilancio nel
2013. In questo panorama quanto sarebbe importante una governance europea più forte?
Debora Donnini lo ha chiesto a Stefano Zamagni, professore di economia
all’Università di Bologna e alla John Hopkins University.
R. - Il vero
problema è che l’Europa non ha una governance che riguardi la politica fiscale ed
industriale. Ha solamente una governance, peraltro parziale, che riguarda il lato
della moneta e, in genere, della finanza. Cioè, per intendersi, la Bce. Il vero problema
è che in Europa, in questo momento, manca una leadership politica ed un ceto politico
all’altezza della situazione. Il problema dell’Europa non riguarda l’incapacità dell’economia
reale di produrre: non è il debito pubblico ad essere aumentato, ma il rapporto tra
debito pubblico e Pil, perché è diminuito il Pil. Lo stesso debito pubblico, insistendo
su un Pil minore, ci dà una cifra più alta. Seconda cosa: non è vero che la produttività
- e quindi la capacità di produrre - è diminuita. Quello che è vero è che la mancanza
di un ceto politico all’altezza della situazione non è in grado di distribuire quella
fiducia di cui i mercati di tipo capitalistico hanno bisogno per svolgere la propria
mansione.
D. - In questo panorama, quanto pesa l’opposizione da parte
della Germania agli eurobond?
R. - E’ un grande problema. Gli eurobond
- e si può discutere su una versione o su altre - sono, in questo momento, uno strumento
non tanto necessario per risolvere i problemi alla radice, ma per rassicurare i mercati
sul fatto che i partiti europei hanno finalmente capito la gravità della situazione
e vogliono rimboccarsi le maniche.
D. - Perché l’Europa - ed anche l’Italia
- torni a crescere, che cosa bisogna fare?
R. - Si deve prendere sul
serio il principio di sussidiarietà. Poi bisogna mettersi ad investire sui cervelli,
cioè in ricerca ed in educazione. Terza cosa: vanno liberate quelle energie vitali
tipiche dell’Europa, cioè le piccole e medie imprese, che sono soffocate da una burocrazia
dirigistica che impone loro dei costi talmente elevati da non renderle competitive
con l’esterno. (vv)