2011-11-28 16:10:36

Indonesia: sei chiese minacciate da gruppi estremisti


Gli estremisti islamici del Fronte dei Difensori dell'Islam ("Front Pembela Islam") sono scesi in strada in massa a Bekasi, uno dei grandi sobborghi della megalopoli Giacarta, minacciando di radere al suolo sei chiese cristiane nella zona. La polizia è stata allertata e ha disposto, in via preventiva, la chiusura forzata delle sei chiese, per evitare disordini. Secondo fonti locali, contattate dall’agenzia Fides, la maggioranza dei militanti islamici viene dall'esterno, e dunque "si tratta di una azione organizzata": "Sono venuti dopo la preghiera islamica del venerdì, contestando le presenza delle chiese in diversi villaggi, sebbene la gente locale non abbia mai sollevato alcuna obiezione". Secondo i militanti, le chiese, che appartengono a comunità cristiane evangeliche, sono sorte senza autorizzazione, e dunque devono essere smantellate. "O lo fa lo Stato, o ce ne occuperemo noi", affermano i militanti. Nei sobborghi di Giacarta, come Bekasi e Bogor, la tensione interreligiosa resta alta per la presenza di militanti islamici, che non vedono di buon occhio la presenza di comunità cristiane, accusandole di proselitismo. Padre Benny Susetyo, segretario della Commissione per il Dialogo Interreligioso nella Conferenza Episcopale dell'Indonesia, sottolinea che “il problema principale per la pacifica convivenza nella società indonesiana è la presenza di gruppi estremisti”. Un'altra vicenda colpisce la comunità cristiana di Manado, sull'isola di Sulawesi. C'è il rischio concreto che, alla fine del 2011, siano demolite due chiese cristiane a Manado, una apparente alla Chiesa riformata, un'altra della Chiesa Pentecostale. Sulle due chiese, aperte al culto da decenni, grava un ordine di demolizione emanato dalla Corte Suprema: i due edifici di culto, infatti, sorgono su un terreno conteso, rivendicato da uno degli eredi dell'ex proprietario, che lo aveva ceduto oltre 50 anni fa ai cristiani. I fedeli locali stanno organizzando iniziative e manifestazioni pubbliche e hanno annunciato forme di protesta non violenta per impedire la demolizione. (A.L.)







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