2011-11-28 15:47:01

Incontro al Consiglio d'Europa sull'importanza della dimensione religiosa nella storia dei popoli


“La dimensione religiosa del dialogo interculturale”: è questo il tema del dibattito voluto dal Consiglio d'Europa che ha riunito oggi e domani a Lussemburgo esponenti di diverse religioni insieme con esperti di scambi culturali e rappresentanti di media. Partecipano, mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede preso il Consiglio d'Europa, padre Laurent Mazas, delegato del Pontificio Consiglio per la Cultura, padre Duarte da Cunha del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee). Ci sono poi ortodossi, ebrei, musulmani ed esponenti di movimenti atei. L'incontro si tiene nell'Abbazia di Neumunster di Lussemburgo, dove si trova per noi Fausta Speranza.RealAudioMP3

Nei locali dell'austera Abbazia di Neumunster, il Consiglio d'Europa, organismo a 47 Paesi nato per occuparsi di diritti umani, lancia un messaggio forte: per parlare di dialogo interculturale e per promuovere pacifica convivenza delle diversità, in particolare di fronte al crescere di estremismi, c'è bisogno delle religioni:

"The problem of Europe is so much extremism..."
E' stato lo stesso segretario generale, Thorbjorn Jagland, ad aprire la conferenza con questo messaggio e a sottolinearne dunque l'importanza con la sua presenza.

C'è poi Gabriella Battaini Dragoni che è la direttrice generale dei Programmi del Consiglio d'Europa e dunque la persona che segue da vicino l'impegno per la promozione del dialogo:

“Noi vediamo la religione come un elemento della nostra identità culturale fondamentale. Questo sta ad indicare come sia necessario e indispensabile un dialogo costruttivo e costante tra le autorità pubbliche, siano esse internazionali, nazionali o locali e i rappresentanti delle diverse espressioni religiose in presenza, però, anche della società civile e in presenza, oggi in particolare di rappresentanti del mondo dei media. Il tema focale sarà proprio il ruolo dei media nel pacificare le nostre società oppure nel rischio che una attività dei media inappropriata possa condurre a creare ulteriori pregiudizi”.

Si tratta di un cammino fatto e di una riscoperta, come sottolinea mons. Aldo Giordano osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa:

“C’è una nuova coscienza oggi di questa dimensione. In questi anni anche presso le istituzioni internazionali si è diventati coscienti dell’importanza del ruolo della religione per i popoli e per le culture. Questo tema era in qualche maniera un po’ obliato qualche anno fa, invece adesso c’è la coscienza che non si può parlare della storia di un popolo, della cultura di un popolo, dell’identità di un popolo, senza fare riferimento alla religione. La prospettiva di questo incontro è anche interessante per noi per la dimensione religiosa del dialogo interculturale. Qui non c’è la pretesa di fare un discorso strettamente interreligioso - spetta alle religioni fare il discorso interreligioso - e nemmeno di fare un discorso teologico; non c’è la competenza di pronunciarci su questioni teologiche ma trovo che la prospettiva sia interessante perché coglie che la religione ha un ruolo determinante per le identità dei popoli, per le culture. Per l’Europa in particolare, noi ci riferiamo naturalmente al cristianesimo, perché nessuna pagina degli ultimi due anni della storia europea è comprensibile senza riferimento alla religione cristiana”.

Anche con mons. Giordano parliamo del ruolo dei media:

“I media, oggi, sono certamente essenziali. Sono essenziali da una parte per far comprendere la religioni e per favorire il dialogo fra le religioni - infatti sono lo strumento migliore che abbiamo a disposizione per conoscerci, per trasmettere le idee e per entrare in dialogo tra di noi - e dall’altra hanno una responsabilità enorme, perché possono essere anche il luogo in cui vengono a crearsi i problemi più grandi. Quando i media non rispettano la realtà e, in qualche modo, sono loro stessi a presentare e creare una realtà, quando diventano unilaterali nel presentare delle realtà così complesse come sono appunto le esperienze religiose, essi possono favorire i grandi contrasti. Bisogna trattare la questione dei media sia per le religioni, sia per conoscerci in maniera reciproca in un modo più profondo e sia per aiutarci ad andare oltre certi stereotipi e certe unilateralità che oggi possono essere molto pericolose. Tutti conosciamo i fatti e gli eventi pericolosi che, a volte, i media hanno creato”.

A mons. Giordano chiediamo di ricordare il contributo di sempre del Cristianesimo al dialogo:

“Il cristianesimo credo abbia nel suo dna la dimensione dell’incontro con l’altro, del rispetto dell’altro ed ancor più dell’amore per l’altro. Il cristianesimo ha nel suo cuore un evento: la Pasqua, che è l’evento di un Dio, del Figlio di Dio che dà la propria vita per l’umanità, e questo amore per l’umanità è confermato dalla Resurrezione. Per cui, più siamo coscienti di questa nostra identità, più siamo capaci di approfondire quest’identità e più siamo capaci di offrire uno spazio dove l’altro, l’altra cultura e l’altra religione possono trovare in qualche modo una casa”.

Rappresentanti dei media sono presenti anche per discutere sull'equilibrio da ricercare tra libertà di espressione dei mezzi di comunicazione e rispetto della diversità culturale e religiosa.







All the contents on this site are copyrighted ©.