Sono cominciate oggi in Egitto le prime elezioni del dopo-Mubarak. Come deciso dal
Consiglio militare, urne aperte nei primi nove Governatorati per il primo di tre turni
elettorali, che entro metà gennaio dovranno definire la composizione dell'Assemblea
del popolo. Ancora migliaia i manifestanti che occupano piazza Tahrir. Il servizio
di Giovanni Cossu:
Lunghe file
davanti ai seggi in Egitto. L'attesa era grande e le persone erano in coda già da
mattina presto. Le file, spesso divise fra uomini e donne, si snodano anche per centinaia
di metri. La stessa scena si ripete sia nei quartieri ricchi e residenziali sia in
quelli più poveri e popolari. “Stiamo gettando le basi della democrazia”, ha affermato
il Gran Imam di Al Azhar, Ahmed El Tayyeb, in coda per esprimere il suo voto. Preoccupato
per le migliaia di manifestanti che ancora occupano piazza Tahrir e che si interrogano
sull'opportunità di andare a votare, il capo del Consiglio militare Hussein Tantawi
ha assicurato che le forze armate non permetteranno a nessuno di mettere sotto pressione
la sicurezza delle consultazioni. Preoccupazioni per il voto in Egitto arrivano anche
da Israele. Il premier Netanyahu ha dato voce ai timori del suo Paese per i recenti
sviluppi politici regionali: “Siamo di fronte ad una realtà instabile, la cui durata
non può essere prevista”. “In questo contesto di incertezza, Israele - ha detto ancora
Netanyahu - si sforza di tenere in vita e di stabilizzare almeno gli accordi di pace
con l'Egitto”. Secondo i sondaggi, i Fratelli musulmani si preparano a raccogliere
il frutto di decenni di attività politica clandestina e d’impegno sociale che li hanno
resi molto popolari nelle zone più povere del Paese.