2011-11-27 11:14:49

Pax Christi e la solidarietà al popolo palestinese. Don Capovilla: no ai muri, sì ai ponti


Si è tenuto ieri a Bulciago, in provincia di Lecco, il Convegno di Pax Christi “Assetati di giustizia”, dedicato al conflitto israelo-palestinese, alle diverse realtà impegnate in Medio Oriente e in particolare alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano e nella Striscia di Gaza. L’appuntamento è collegato alla Giornata Onu di solidarietà col popolo palestinese, che si celebra ogni 29 novembre, e quest’anno si è svolto nella città natale di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per anni impegnato accanto ai palestinesi, ucciso a Gaza nell’aprile scorso. Ne parla don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - L’appuntamento di Bulciago è un riproporsi di una data importante: la Giornata delle Nazioni Unite per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. La Giornata assume quest’anno un’importanza particolare, con l’invito che la mamma di Vittorio Arrigoni ha fatto anche alla Perugia-Assisi di ritrovarsi a Bulciago per rinnovare l’impegno a sostenere i diritti fondamentali della popolazione palestinese.

D. - Chi era Vittorio Arrigoni?

R. - Era un giovane che ha scoperto e incontrato volti concreti un popolo, una storia e non ha più potuto staccarsi da quella terra e da quell’impegno. Ha invitato poi tutta la comunità a riunirsi attorno a sé per partecipare a questa avventura di solidarietà. Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza e dal suo sacrificio è venuto, da tutto il movimento per la pace, un rinnovato impegno di solidarietà e di vicinanza: non tanto un andare a portare degli aiuti, ma soprattutto di un restare accanto alla popolazione, a chi soffre.

D. - Pax Christi è impegnata da sempre in Medio Oriente, in Terra Santa. Perché quest’anno si è scelto di dare risalto alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano e nella Striscia di Gaza?

R. - Nella Striscia di Gaza e nella Valle del Giordano acqua vuol dire sopravvivenza. Nella zona del Giordano la popolazione vive senz’acqua, perché purtroppo le colonie hanno sottratto questo bene fondamentale per la vita. Nella Striscia di Gaza il 90 per cento degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile. L’inquinamento e l’impossibilità di utilizzare la risorsa dell’acqua marina per la pesca, per via del controllo da parte di Israele sulle coste, rende l’acqua una sfida dei diritti umani assolutamente urgente.

D. - L’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi ha voluto confermare e rafforzare i cristiani di Terra Santa nella loro identità di credenti. A oggi qual è la loro situazione?

R. - Oggi, i cristiani sono davvero impegnati per far sì che questo appello che la Chiesa ha rinnovato in modo solenne, anche al Sinodo per il Medio Oriente, sia vissuto quotidianamente nella vicinanza con le persone. In tutte le parrocchie di Terra Santa, ricordiamo le restrizioni che la popolazione deve sopportare, la mancanza di prospettive per il futuro. Le parrocchie, i parroci e la Chiesa di Gerusalemme sono impegnati a tutti i livelli proprio in questa vicinanza alla popolazione.

D. - In questi giorni, Pax Christi ha voluto nuovamente puntare l’attenzione sul muro di separazione tra Israele ed i Terrori palestinesi, in particolare sul caso di Beit Jala. Cosa sta succedendo?

R. - Il muro di separazione, che non solo divide ma addirittura sottrae la terra a Beit Jala, prosegue il suo percorso. In questo modo, il muro impedirà a più di 50 famiglie di poter godere della loro proprietà, dei loro ulivi.

D. – Al riguardo, com’è impegnata la comunità locale?

R. - La comunità è impegnata tutte le settimane nel dare un segno forte, anche di fede, per dimostrare questa vicinanza alle persone che stanno soffrendo. Tutti i venerdì, alle 14.30 ora italiana, viene celebrata l’Eucarestia. Anche io vi ho partecipato, qualche settimana fa, e il vescovo ausiliare, William Shomali, mi ha incaricato di portare in Italia l’invito affinché si crei un ponte di preghiera, tutti i venerdì, con i cristiani di Beit Jala che vedono minacciati i loro ulivi. Con la costruzione del muro, nella zona degli ulivi, la proprietà delle famiglie passerà a Israele.

D. - Qual è l’appello di Pax Christi per il futuro della Terra Santa?

R. - Rinnovare un ponte. Piuttosto che dire “muro” noi preferiamo dire “ponte”. Un ponte di solidarietà e di comunione, affinché i cristiani possano rappresentare un segno nel portare avanti il progetto di riconciliazione e di giustizia. (vv)







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