2011-11-27 14:18:56

Congresso di Medici senza frontiere: la crisi economica non spenga la solidarietà


L’azione umanitaria è al centro del Congresso internazionale organizzato a Roma da Medici Senza Frontiere, in occasione dei quarant’anni dell’organizzazione che opera in decine di Paesi al mondo portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. L’evento, concluso ieri, ha riguardato diversi aspetti degli interventi di soccorso sul territorio. Eugenio Bonanata ha intervistato Kostas Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana di Medici senza frontiere:RealAudioMP3

R. – La sfida eterna per una organizzazione umanitaria è l’accesso alle popolazioni più bisognose: questo è difficile che possa essere garantito. In questi giorni abbiamo l’esempio della Somalia, dove l’accesso alla popolazione è compromesso. Un’altra sfida è quella di essere sempre innovativi, sempre pronti a intervenire e, con la crescita dell’organizzazione, a evitare di diventare “pesanti”, evitando quindi la troppa burocrazia e puntando sempre a migliorare la qualità dei nostri interventi, anche in considerazione del fatto che i contesti cambiano in continuazione.

D. - L’importanza di coordinarsi sul terreno, quindi, chiama in causa anche i rapporti con l’esercito, con i governi?

R. – Sì. Su questo fronte ci deve essere una chiarezza di ruoli. Un intervento militare è un intervento militare e non può essere un intervento umanitario, mentre l’intervento umanitario deve essere tale e cioè: indipendente, imparziale, neutrale. Ciò posto, è ovvio che le organizzazioni umanitarie vanno in posti dove comunque c’è un’autorità che può essere un governo legittimo o un gruppo armato. Noi dobbiamo negoziare l’accesso alla popolazione con chi ha il potere sul posto e questa è un’altra sfida difficile.

D. – Come guardate in queste ore alla Siria?

R. – Non siamo presenti in Siria, abbiamo degli appoggi all’esterno, ma in questo momento non ci sono le condizioni per essere operativi sul posto.

D – Vi state muovendo?

R. – Sì, stiamo negoziando il nostro accesso.

D. – In quali altri contesti siete presenti o pensate di intervenire?

R. – In Libia, continua la nostra presenza dove stiamo focalizzando il nostro intervento sui migranti che vivono in condizioni molto difficili. Un altro contesto che rimane sempre di massima importanza è l’Afghanistan. Ci sono poi tre malattie che per noi sono prioritarie. Una è la malnutrizione infantile per la quale, insieme con altri partner, stiamo facendo una grande campagna per diffondere l’utilizzo dei cibi terapeutici pronti all’uso, specifici per questa malattia. Le altre due sono l’Hiv e la tubercolosi multiresistente. Nel caso di queste due malattie, abbiamo un grande problema perché il “Global Fund” ha tagliato l’undicesimo giro di finanziamenti e questo comporterà molti problemi per i Paesi poveri.

D. - Quanto pesano la riduzione e i tagli nell’azione umanitaria?

R. – Noi siamo un’organizzazione privata. I nostri fondi provengono al 90 per cento da privati. La crisi, nel nostro caso, non è ancora evidente. Tuttavia, ci sono i primi segnali di riduzione di generosità della gente a causa della crisi finanziaria, che noi prendiamo in seria considerazione.(bf)







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