Punjab: l’uccisione di Akram Masih non è stato un atto di violenza contro le minoranze
“Non bisogna alimentare odio interreligioso e occorre prestare massima attenzione
alla diffusione delle informazioni: il contadino Akram Masih, ucciso due giorni fa
nel distretto di Okara, era convertito all’islam da oltre 10 anni. Era ricercato dalla
polizia per atti criminali ed è stato ucciso dagli agenti in una operazione di polizia
criminale”: è quanto dice all’Agenzia Fides padre Nisar Barkat, responsabile della
Commissione “Giustizia e Pace” nella diocesi di Faisalabad, in Punjab, che include
il distretto di Okara. Padre Nisar spiega a Fides: “La comunità cristiana non è stata
affatto coinvolta nel funerale dell’uomo ucciso, che è stato celebrato da musulmani,
in quanto Akram Masih aveva abbandonato da anni la fede cristiana. Anche i giornali
come ‘The News’ hanno messo l’episodio accanto ad altri casi di cronaca nera. Non
è stato quindi un gesto di violenza contro le minoranze religiose e chiediamo a tutti
di mantenere la calma. Urge stare attenti a quanti intendono trasformare ogni episodio
in attacco ai cristiani. Questa disinformazione può generare, poi, maggiore odio e
intolleranza verso i fedeli”. Nel distretto di Okara è comunque pratica diffusa quella
del “land grabbing”, un fenomeno che prende piede in Punjab, in Sindh e in altre zone
del paese. E’ il cosiddetto “accaparramento delle terre”, sottratte ai contadini poveri.
Ad arricchirsi sono società riconducibili ad ex membri dell’esercito: anche per questo
i casi restano impuniti. “Le vittime sono spesso i contadini poveri, spesso cristiani,
che sono vulnerabili e poco protetti. Molti casi finiscono in tribunale. La Chiesa
locale di Faisalabad è al loro fianco e in molti casi è impegnata nel difenderli”,
spiega all’Agenzia Fides padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di
Faisalabad.