Il governo italiano inizia l'esame delle misure anti-crisi. Monti: programma "equo
ma incisivo"
Il governo italiano ha iniziato oggi l'esame delle misure anti-crisi. Il neo premier
Mario Monti parla di programma "equo ma incisivo" e di riforme da attuare con il consenso
sociale. Oggi l'incontro con Olli Rehn, vice presidente della Commissione Europea,
che ha sottolineato come l’Italia abbia "sfide formidabili che derivano da debolezze
antiche”. “Oltre al consolidamento di bilancio - ha detto - sono necessarie ambiziose
misure per rilanciare la crescita, garantendo l'equità sociale”. L’attuale situazione
economica italiana e la crisi in Europa sono stati al centro, ieri, anche del vertice
di Strasburgo tra Francia, Germania e Italia. Su questo summit, ascoltiamo al microfono
di Amedeo Lomonaco, il commento dell’economista Alberto Quadrio Curzio:
R. - Dal
punto di vista ufficiale, non sono emersi degli eventi di particolare significato,
se non una posizione del presidente del Consiglio italiano che, tra Sarkozy e Merkel,
ha assunto un ruolo di notevole rilevanza. Dal punto di vista ufficioso, invece, si
ritiene che la Germania stia ammorbidendo le sue posizioni sia per quello che riguarda
l’attività della Banca Centrale Europea nei confronti dei titoli di Stato dei Paesi
membri, sia per quanto riguarda un futuro intervento con degli euro-bond.
D.
- Si parla, in modo insistente, di una Banca Centrale Europea disponibile a saldare
tutti i debiti dei Paesi in difficoltà. Quest’operazione, però, porterebbe a stampare
denaro senza tetti. Questa è un’opzione auspicabile?
R. - A mio avviso
questa è un’opzione davvero molto problematica. La Banca Centrale Europea, in questo
caso, dovrebbe intervenire a sostegno dei debiti pubblici che, al momento, riguardano
cinque o sei Paesi, ma che poi potrebbero riguardarne sette od otto. Sarebbero troppi.
Un compito del genere andrebbe invece affidato al cosiddetto “fondo salva-Stati”,
che esiste e che può già intervenire con 440 miliardi di euro.
D. -
Il premier italiano, Mario Monti, avanza un’altra proposta anti-crisi: l’Unione Europea
dovrebbe essere anche un unione fiscale. E’ applicabile, in un’Europa con diverse
velocità economiche, un disegno di questo tipo?
R. - E’ applicabile
ed è necessario. Tuttavia, richiede molto tempo: si potrebbe configurare nel corso
di alcuni anni. Oggi c’è un problema di urgenza, anzi, oserei dire di emergenza, e
nei problemi di emergenza bisogna intervenire con tempestività. I flussi finanziari
stanno uscendo dall’Europa - e tra poco usciranno anche in modo evidente dai titoli
di Stato tedeschi - per convergere verso i titoli di Stato americani. Non perché questi
ultimi siano più solidi o perché sia l’America ad essere più solida, ma perché ha
un mercato unificato di titoli di Stato e non 17 piccoli mercati.
D.
- A proposito di mercato, oggi, in Italia, sono stati collocati bond semestrali con
un rendimento del 6,5 per cento. Poi c’è anche un’altra questione: il governatore
della Banca d’Italia ha detto che gli stipendi, per i giovani, sono fermi da decenni.
I salari non aumentano e i conti sono sempre più salati...
R. - Per
quanto riguarda il nostro Paese, se i tassi di interesse continuano a crescere a questi
ritmi, la situazione diventerà preoccupante. Da soli non riusciremo a comprimere questi
interessi. Per quanto riguarda i giovani, secondo me la prima urgenza è quella di
trovare un lavoro a quelli che sono disoccupati piuttosto che aumentare i salari a
quelli già occupati. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile è molto alto e
bisogna quindi individuare delle modalità per ridurlo. (vv)