Chiude lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il cardinale Romeo: tragedia immensa,
la politica e l'economia guardino la persona
Da oggi fino al 31 dicembre inizia la cassa integrazione per gli oltre 2.200 operai
dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che ieri ha chiuso i battenti. Domani mattina
incontro al ministero dello Sviluppo convocato da Corrado Passera con i sindacati,
mentre la Fiat fa sapere di essere disponibile a mettere in campo risorse che mancavano
per gli incentivi alla mobilita'. A vivere accanto agli operai l'ultima giornata
di lavoro allo stabilimento c'era anche padre Francesco Anfuso, arciprete della Chiesa
madre di San Nicola di Bari di Termini Imerese. Al microfono di Fabio Colagrande
il suo racconto:
R. – E’ stata
una giornata molto, ma molto triste. Nel vedere le mogli e i figli accanto e a sostenere
i mariti, in momenti così difficili, vengono - al solo pensarci - le lacrime agli
occhi. E’ stata una giornata brutta: vedere gli uomini che uscivano dal turno di fabbrica
con le spalle basse e le mogli che li accoglievano. I sindacati, il sindaco, tutti,
abbiamo cercato di solidarizzare, di stare loro vicini con la nostra presenza, ma
è un qualcosa di indescrivibile.
D. – Quando manca circa un mese al
Natale, queste persone si preparano a vivere un periodo di grande incertezza, anche
se si parla di un possibile nuovo investimento dell’azienda molisana DR Motor...
R.
– Sono parole, ancora non c’è nulla di concreto, ed è questo che lascia l’amarezza
in bocca: vedere gente che adesso non sa cosa fare. Ci auguriamo che Di Risio riesca
a trovare soluzioni concrete, aiutate dalla Regione, dallo Stato, dai sindacati. Ce
lo auguriamo tutti a Natale, non tanto per la mancanza dei soldi, ma per il lavoro,
perché senza lavoro una persona si sente quasi inutile. Questo è quello che temo maggiormente,
soprattutto in un 40enne, in un 50enne, ma anche in quei giovani che hanno investito
sul matrimonio, pensando di poter avere una famiglia serena, e soprattutto per le
aziende dell’indotto, perché magari quelle della Fiat ancora riescono a farcela con
gli ammortizzatori sociali, con la cassa integrazione; ma quelli che hanno 28, 30,
32 anni e hanno iniziato l’avventura bellissima del matrimonio sono forse quelli di
cui si parla meno, ma sono i più fragili in questo contesto.
D. –
Ci conferma che ieri gli operai, con i sindacalisti, hanno deciso una proposta di
boicottaggio: impedire l’uscita delle auto già assemblate?
R. – Quelle
poche che sono rimaste, perché forse l’azienda se lo aspettava. E’ un atto simbolico
fino al 30 novembre, quando al tavolo del ministro si pensa di poter raggiungere una
soluzione alla vertenza. Ma è un atto solamente formale, che costa parecchio, costa
molto.
D. – Vuole lanciare un appello come religioso che ha vissuto
accanto agli operai questi anni di incertezze, di sofferenza...
R. –
Dico soltanto alla politica, in questo caso, ai sindacati, ma anche a quelli che hanno
in mano altri poteri, che riescano veramente a vedere, al di là del guadagno, gli
uomini, gli uomini in quanto tali, che sono in una situazione che diventa una deriva
terribile. Aiutiamoli! Io penso che abbiamo le capacità per tirare fuori da una situazione
del genere un territorio, una regione intera che ne risente. E’ il miglior Natale
che ci possiamo augurare tutti nella nostra regione di Sicilia. (ap)
Sulla
vicenda di Termini Imerese, Luca Collodi ha raccolto il commento del cardinale
arcivescovo di Palermo Paolo Romeo:
R. – Certamente
per noi è una grande tristezza ma anche una grandissima preoccupazione. Io, come vescovo,
sono un po’ padre e pastore di questo popolo e pensare che duemila persone, oltre
tutti quelli che gravitano intorno all’indotto, non hanno più lavoro e adesso avranno
una cassa integrazione assicurata fino al 31 dicembre ma dal primo gennaio, potenzialmente,
potrebbero rimanere senza neppure beneficiare degli ammortizzatori sociali: è una
tragedia immensa! Pensare a tante persone a cui noi spegniamo la speranza del futuro,
orizzonti che si bloccano e questo non soltanto per le nuove generazioni che non troveranno
lavoro ma per le famiglie che vengono messe in crisi, per gli operai che hanno preso
impegni. Poi, ci lamentiamo del mondo dell’usura… Chi ha preso un impegno sapendo
del proprio lavoro e domani non lo può onorare, pagare la casa comprata con i mutui:
significa far crollare nel baratro le speranze di un popolo. Questo si aggiunge a
tanti altri settori che sono profondamente in crisi. In questo momento i cantieri
di Palermo sono senza lavoro. Non possiamo lasciare reggere solo all’economia con
i principi economici, senza principi etici e senza valori morali.
D.
- Tutto ciò avviene davanti agli occhi di una politica che sembra impotente a governare
questo fenomeno o a risolverlo...
R. – Penso che la politica non sia
impotente ... è indifferente, perché ha perduto come obiettivo la promozione del bene
comune e soprattutto l’attenzione alle persone. Noi stiamo alle dinamiche economiche,
alle dinamiche sociali, ma poi le singole persone non vengono considerate e la politica
fallisce la sua vocazione. Dobbiamo creare una sana distribuzione della ricchezza
in modo che ognuno possa mettere a frutto i doni che Dio ha dato. Dobbiamo pensare
che ognuno debba fare qualche cosa. Lo dobbiamo fare nei quartieri, nei condomini,
nelle strade; lo devono fare i padri di famiglia, i politici, gli amministratori.
Dobbiamo far crescere il senso comunitario e ognuno di noi deve dare il suo contributo:
nessuno si può escludere, si può sentire escluso, e guardare dalla finestra quando
è in gioco l’avvenire della nostra società. (bf)