Il patriarca maronita in Libano: le religioni non siano esclusive ma inclusive
Conflitti interconfessionali, instaurazione di regimi ancora più duri che in passato
e la spartizione della regione su basi confessionali: questi i rischi che devono evitare
i Paesi arabi in questo periodo di rivolgimenti, secondo quanto affermato dal patriarca
maronita mons. Bechara Raï intervenuto all’Università del Santo Spirito in Libano,
alla presenza di alcuni parlamentari europei, dell’assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa, del Parlamento libanese e della Commissione delle Conferenze dei vescovi
dell’Unione Europea. Il patriarca, riferisce AsiaNews, torna ancora una volta sui
pericoli in agguato in questi Paesi, dove si avverte maggiormente la necessità di
comunione, che per i cristiani significa “essere chiamati a vivere nell’amore in seno
alla Chiesa, nell’immagine della Santa comunione Trinitaria”. In termini politici,
ciò si traduce nei concetti di identità nazionale comune, di cittadinanza e di partecipazione:
“Non ci deve essere che un’identità nazionale condivisa, inclusiva di tutti gli apporti
culturali e che possa assicurare la base di un vivere insieme sereno e fruttuoso –
ha detto mons. Bechara Raï – i cristiani devono far fronte a tutti i tentativi di
definire i nostri Paesi o le nostre società in termini di identità religiosa, opporci
all’islamismo esclusivo come all’ebraicità di Israele”. Il patriarca ha poi toccato
il tema della sicurezza, “un diritto per ogni cittadino, del quale lo Stato deve farsi
carico”. Infine, tema già affrontato nel Sinodo speciale per il Medio Oriente, la
libertà di culto e la libertà di coscienza: quest’ultima si configura come la libertà
di credere o meno, di praticare una religione in privato o in pubblico, ed è ben lontana
dall’essere garantita in molti di questi Paesi. Ma c’è una terza sfida, indicata dal
patriarca: “Il riconoscimento nella diversità, perché non è mai facile per un credente
accoglierne un altro, nella sua diversità religiosa, come elemento positivo nel suo
spazio sociale e culturale”. Al colloquio ha preso parte anche il nunzio apostolico
in Libano, mons. Gabriele Caccia, che ha paragonato il Paese a un laboratorio “multiculturale,
multietnico e multiconfessionale” che vive un’esperienza “che consola e rinforza,
perché dimostra che un mondo di rispetto per la dignità umana e per le diverse tradizioni
culturali, un mondo che si basa sulla libertà religiosa e di coscienza, non solo è
un sogno da augurarsi, ma una realtà possibile e in parte già realizzata”. (R.B.)