2011-11-22 16:20:56

Iraq: una scuola per i giovani cristiani in fuga dalle violenze


È entrata nel vivo delle sue funzioni la scuola cristiana di Mar Qardakh, inaugurata lo scorso 12 novembre a Erbil, città del nord Iraq divenuta una delle mete obbligate per i cristiani in fuga dalle violenze negli altri centri del Paese. Al momento, l’Istituto prevede classi che vanno dalla prima elementare alla fine della scuola secondaria e conta 174 iscritti. Il corpo docente è formato da 27 giovani laureati iracheni, coordinati da due coppie cristiane specializzate nel campo educativo. “Non è facile essere cristiani in Iraq. Ci vuole molta fede e molto coraggio. La cultura è certamente un mezzo valido per affermare il nostro ruolo di cittadini a pieno titolo nel Paese”, dice all’agenzia Sir l’arcivescovo caldeo di Erbil, Bashar M. Warda, spiegando i motivi che lo hanno spinto a fondare la scuola. “L’insegnamento – prosegue mons. Warda – verrà impartito in inglese. La seconda lingua obbligatoria è il francese e gli studenti seguiranno anche corsi a scelta tra arabo e curdo”. “Il progetto per la scuola primaria e secondaria è nato circa dieci mesi fa – aggiunge ancora il presule – l’edificio è sorto su un terreno di proprietà dell’arcidiocesi e con un investimento di tre milioni e 400 mila dollari, dei quali un milione e 600 mila donati dal governo americano attraverso l’Ufficio per la tutela delle minoranze dell’ambasciata Usa in Iraq e il resto messo a disposizione dall’arcidiocesi”. Oltre a formare i cittadini iracheni del domani, la scuola, con il futuro ospedale e l'università, si propone, nelle intenzioni dell’arcivescovo caldeo, “di dare lavoro a tanti cristiani che in molti casi hanno dovuto lasciare le proprie case senza portarsi dietro nulla, ma che hanno delle professionalità che sarebbe un peccato sprecare”. “Il fenomeno della migrazione degli iracheni cristiani verso l’estero ha purtroppo decimato la comunità, un problema spesso denunciato come segno di una possibile completa sparizione della comunità dal Paese”, ammette mons. Warda, per il quale “denunciare non basta”. “Chi è rimasto – sottolinea convinto – ha bisogno sì di incoraggiamento ma anche di lavorare, costruirsi un futuro dignitoso senza dover dipendere dagli altri, Chiesa o governo che sia”. All’inaugurazione erano presenti anche il nunzio apostolico in Giordania ed Iraq, l'arcivescovo Giorgio Lingua, il governatore di Erbil, Nauzad Hadi, e il console generale americano in Kurdistan, Alexander Laskaris. (M.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.