Spagna: maggioranza assoluta per i popolari di Rajoy, crollo dei socialisti
Le elezioni politiche anticipate di ieri in Spagna hanno decretato la vittoria del
Partito Popolare di Mariano Rajoy, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei
seggi parlamentari, 186 su 350, con il 44,6% dei voti. Sconfitta storica, invece,
per il Partito Socialista di Alfredo Perez Rubalcaba, che ha guadagnato 110 seggi
col 28,7% dei consensi. Oggi a Madrid sia il Pp, sia il Psoe hanno convocato i loro
vertici per una prima analisi della nuova situazione politica del Paese, dopo la fine
dell’era di José Luis Rodríguez Zapatero, al potere dal 2004. Da Madrid, il servizio
di Michela Coricelli:
Maggioranza
assoluta per il Partito Popolare: il centrodestra spagnolo ha ottenuto il miglior
risultato della storia, con 186 seggi contro i 110 del Partito Socialista. I sondaggi
sono stati confermati dal voto. Ieri notte il leader dei popolari, Mariano Rajoy,
prossimo presidente del governo spagnolo, ha lanciato un messaggio chiaro al Paese:
ha parlato della più difficile situazione economica degli ultimi 30 anni e della necessità
di uno sforzo collettivo. “Gli unici nemici – ha detto – saranno la disoccupazione,
il deficit, il debito eccessivo e il rallentamento economico. Dobbiamo lavorare duro,
quello che ci aspetta – ha avvertito Rajoy - non è facile”. Dopo gli otto anni di
governo di José Luis Rodríguez Zapatero, per i socialisti è stato il peggior risultato
mai ottenuto. Il candidato Alfredo Perez Rubacalba ha incassato una dura sconfitta.
Nel nuovo Parlamento spagnolo, infine, ci sarà una maggiore presenza dei partiti più
piccoli.
Sulle ragioni della netta vittoria dei popolari spagnoli, Giada
Aquilino ha intervistato Antonio Pelayo, corrispondente da Roma dell’emittente
spagnola di “Antena Tres”:
R. - Non
è stata una sorpresa. Poteva variare un po’ lo “spread” tra un partito e l’altro ma
la vittoria è stata così netta perché due cose hanno contato sicuramente tantissimo:
cinque milioni di disoccupati e poi anche un’usura del governo socialista che, dopo
sette anni di mandato, non ha saputo rispondere al cambiamento, alla crisi che stava
scoppiando in tutto il mondo.
D. – I socialisti, che avevano battuto
i popolari nel 2004 e 2008, ora hanno ottenuto il loro peggiore risultato elettorale
dal ’77. Cosa è cambiato?
R. – Sì: da quando esiste la democrazia in
Spagna, non avevano avuto un voto così negativo. Questo evidentemente è da ricondurre
ai governi presieduti da Zapatero, sia in campo economico – e questo credo sia evidente
- sia in altri campi, come ad esempio per quanto riguarda l’amministrazione territoriale
della Spagna. Non è un caso che, sia nella Catalogna sia nei Paesi Baschi, i partiti
indipendentisti hanno avuto un bel successo.
D. – Soffermiamoci su questo
punto. Sono state le prime elezioni in cui non c’era una minaccia di attentati dell’Eta
e con un cartello elettorale legale per l’organizzazione basca - Amaiur - che ha ottenuto
sette seggi. Come vanno letti questi dati, anche in rapporto con i risultati dei catalani,
che non sono mai stati così forti?
R. – Il fatto che le elezioni - e
tutta la campagna elettorale - si siano sviluppate in un clima di assoluta tranquillità
e normalità, senza minacce, è stata una bellissima cosa della quale tutti siamo molto
felici. Ma sia nella Catalogna, sia nei Paesi Baschi i partiti più indipendentisti
hanno avuto un risultato che - soprattutto in questi ultimi - nessuno si aspettava.
E ciò crea un problema non piccolo, perché questa nuova coalizione Amaiur è stata
sostenuta pubblicamente dall’Eta e dalla frangia più radicale dell’indipendentismo.
D.
– Questo cosa significherà per il futuro?
R. – Bisogna aspettare le
prossime elezioni delle autonomie perché le attuali sono nazionali: evidentemente
la presenza di sette deputati appartenenti a questi gruppi indipendentisti baschi
nel Parlamento nazionale non vuol dire molto. Vediamo cosa succede nelle prossime
consultazioni delle autonomie e in che modo queste potranno influire sul governo dei
Paesi Baschi, che in questo momento è composto da socialisti e Partito Popolare.
D.
– Nel pieno della crisi economica in Europa, con i timori anche sulla solidità dei
titoli di Stato spagnoli, quali saranno allora i primi provvedimenti del governo Rajoy?
R.
– Salutando la folla che ieri sera era davanti la sede del Partito Popolare, Rajoy
ha detto: “Da domattina sarò nel mio ufficio a prendere le prime decisioni”. Rajoy
ora prima deve decidere la composizione del suo governo e, soprattutto, chi sarà il
nuovo ministro dell’Economia. Intanto, misure miracolose non ci sono; vedremo quali
saranno, ma certamente saranno molto differenti da quelle del governo socialista;
poi vedremo il risultato. (bi)