Missionari in Congo: campagna elettorale senza consistenza e segnata da violenze
Facendo una prima valutazione della campagna elettorale in corso nella Repubblica
Democratica del Congo, “si vede chiaramente che i politici stanno conducendo una campagna
senza consistenza”. E’ quanto afferma la “Rete Pace per il Congo”, promossa dai missionari
che operano nel Paese, in una nota inviata all’agenzia Fides sulle elezioni presidenziali
e legislative che si terranno il prossimo 28 novembre. “È un fatto innegabile che
questa campagna sia iniziata in un clima di alta tensione e di intolleranza politica”.
“Si sta assistendo a provocazioni – si legge nella nota - contro l’uno o l’altro candidato,
sterili polemiche e inutili slogan”. Recentemente, anche il cardinale Laurent Monsengwo
Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha stigmatizzato il clima di violenza che avvelena
la campagna. “Si provoca, ci si arma di machete e talvolta di fucili, si distrugge
e si incendia – aveva detto il porporato - come se si fosse in presenza di un nemico
schierato in ordine di battaglia o lo scopo delle elezioni fosse quello di distruggere
il Paese invece che di costruirlo, o come se le elezioni mirino a uccidere invece
che a promuovere e a salvaguardare la vita”. Il panorama politico congolese è caratterizzato
da una persistente e crescente frammentazione. Per le elezioni legislative si sono
registrati oltre 18.000 candidati. Nelle precedenti consultazioni erano circa 10 mila.
I partiti politici, riconosciuti dal Ministero dell’Interno, sono 417. Nel 2006 erano
203. I candidati per le elezioni presidenziali sono 11, mentre nel 2006 erano 33.
Secondo diversi osservatori, questa riduzione è dovuta al fatto che la cauzione elettorale
per i candidati alle presidenziali è aumentata da 50.000 a 100.000 $ (non rimborsabili).
In base ai dati diffusi dalla Commissione elettorale indipendente, gli unici candidati
alla presidenza che potrebbero ostacolare la rielezione del presidente uscente, Joseph
Kabila, sono Vital Kamerhe e Etienne Tshisekedi. Il primo, ex sostenitore del presidente
Kabila, presenta un gran numero di candidati per la Camera dei Deputati in tutte le
regioni del Congo e non solo nel Kivu, dove gode di una vasta popolarità. Etienne
Tshisekedi, figura di spicco della vecchia opposizione in Congo-Zaire, ha più volte
fatto riferimento all’idea di una “primavera araba” nella Repubblica Democratica del
Congo. La rielezione di Kabila è giudicata probabile da diversi oppositori ma “esiste
un forte rischio - si sottolinea nella nota - che dopo le elezioni scoppino disordini
non solo a Kinshasa, ma anche in altre province. Sarebbe una grave irresponsabilità
dell’opposizione se decidesse di fomentare l’odio con l’unico scopo di screditare
Joseph Kabila agli occhi della popolazione e all’estero. In questo tipo di gioco –
si legge infine nel documento - è il Congo che ci perderebbe, perché, in preda alla
rivolta, si troverebbe con un presidente incapace di costituire un governo efficace,
impossibilitato a continuare la ricostruzione del Paese, già molto lenta, e incapace
di conservare la sua unità, non potendo disporre di forze di sicurezza affidabili,
perché composte, soprattutto nel Kivu, da ex ribelli mal integrati”. (A.L.)