Giornata "Pro Orantibus": la Chiesa prega per le comunità monastiche di tutto il mondo
La Chiesa celebra, oggi, l’annuale Giornata Pro Orantibus,che invita
a pregareper le religiose e i religiosi di clausura e vuole far conoscere
le comunità monastiche sparse in tutto il mondo. Istituita da Pio XII, la Giornata
è legata alla memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, perché nell’offerta
radicale della Vergine di Nazaret a Dio si riconosce pienamente l'ideale della vita
consacrata e invita anche alla preghiera per i monasteri con particolari necessità.
A Roma, il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica, mons. João Braz de Aviz, presiede alle 16.30 una Messa alla Villa
della Meditazione, una casa di accoglienza per le monache di passaggio nella capitale.
Ma ascoltiamo, al microfono di Tiziana Campisi, la testimonianza di suor
Maria Francesca Padovan, monaca visitandina, attualmente nel Monastero "Mater
Ecclesiae", in Vaticano, dove ogni tre anni un ordine religioso dà vita ad una comunità
internazionale che offre la propria preghiera in particolare per il Papa:
R. - La mia
esperienza è quella di una monaca chiamata nell’Ordine della Visitazione: sono entrata
in monastero perché, a un certo punto, ho capito che questa era la volontà di Dio
per me e ho visto questa volontà di Dio come un amore infinito. Io provengo dal Monastero
di San Vito al Tagliamento, un monastero della diocesi di Concordia-Pordenone, nella
Regione del Friuli Venezia Giulia, dove la vita scorre tra il lavoro, la preghiera
e la vita comunitaria, fatta di tanta condivisione e di quel dono di sé che è l’obbedienza.
Quindi la nostra vita si struttura proprio in questa armonia, in cui la volontà di
Dio è l’Unico, è l’Assoluto.
D. - Chi sono le monache visitandine e
qual è il loro carisma?
R. - Siamo state fondate nel 1610 da San Francesco
di Sales e il nostro carisma lo si può sintetizzare, credo, con una sola frase del
Vangelo: “Dio è amore”. Essere nella Chiesa contemplative, quindi chiamate alla preghiera,
ma a una preghiera sostanziata e vissuta tutta nell’amore. San Francesco di Sales
vedeva Dio essenzialmente come bontà e Provvidenza, perciò il rapporto che vuole che
stabiliamo con Dio è quello di un’amicizia tanto eminente da essere carità. Il nostro
carisma è quello di rendere visibile, presente - più che visibile, vista la nostra
caratteristica particolare - nella Chiesa questo cuore pulsante di Dio per gli uomini
e contemporaneamente nella preghiera raccogliere tutto l’amore, tutto il dolore, tutto
il bene e in un certo senso anche quello che meno bene è dell’umanità per portarla
a Dio.
D. – Quella delle caustrali è una vita poco visibile, ma una
presenza viva nella Chiesa…
R. – La clausura è il segno visibile che
Dio è l’Assoluto per il cuore dell’uomo. Il Signore si sceglie delle persone, perché
vivano solamente per Lui. Il senso, allora, è proprio questo: la poca visibilità in
realtà è perché siamo inserite nel cuore della vita della Chiesa. E’ molto famosa
la frase di Santa Teresa di Lisieux: “Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”.
Questa è una frase che ciascuna claustrale sente e vive in modo molto profondo.
D.
- E la Giornata "Pro Orantibus" nella Chiesa serve proprio per ricordare la presenza
delle monache e per essere in comunione con tutta la Chiesa…
R. – La
Giornata "Pro Orantibus" ha esattamente questo senso: quello di riportare all’attenzione
della Chiesa, all’attenzione dei fedeli, questa presenza, per riportare proprio alla
mente, allo sguardo dei fedeli, questa realtà, perché la nostra prima testimonianza
è la nostra vita e il dono della vita che facciamo al Signore giorno per giorno. (mg)