Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin
Quale parola, quale messaggio ha lasciato il Papa in Benin? Ci risponde il direttore
della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Massimiliano
Menichetti e Maria Dulce Araujo Evora:
R. - La speranza,
come chiave di volta di un nuovo “lancio” del continente africano verso il futuro:
questo è il messaggio del viaggio del Papa in Benin e anche il messaggio dell’Esortazione
apostolica post-sinodale “Africae munus”. Mi sembra che sia veramente questo un punto
da non perdere: noi siamo troppo abituati, soprattutto negli altri continenti e nelle
altre parti del mondo, a vedere gli aspetti negativi – che senz’altro ci sono - i
conflitti, le sofferenze, le malattie e così via – e a chiudere l’orizzonte sugli
aspetti positivi. E’ l’aspetto della sofferenza da superare con le grandi risorse
che ci sono e che vanno liberate, che vanno aiutate a poter decollare, a potersi manifestare:
con il buon governo, con l’educazione, con l’aiuto per lo sviluppo, con l’annuncio
della speranza cristiana. Mi pare che gli africani, senza bisogno di tanti discorsi,
abbiano capito questo messaggio di speranza e la loro gioia nell’accogliere il Papa
lo ha manifestato.
D. – Possiamo dire che questa è una visita che non
si ferma qui e che tutto quello che il Papa ha detto, in realtà, si proietta in avanti?
R.
– Sì: il Papa lo ha detto proprio alla fine della Messa, consegnando l’Esortazione
post-sinodale ai presidenti delle Conferenze episcopali; adesso, in un certo senso,
la consegna di questo documento chiude il cammino della preparazione, della celebrazione
del Sinodo e della raccolta e sintesi dei risultati dell’Assemblea sinodale. Ma adesso
parte, poi, tutto il cammino dell’assimilazione, del tradurre in pratica. E mi sembra
che il documento si presti molto bene a questo perché ha diverse suggestioni di tipo
piuttosto concreto per la pastorale della Chiesa non solo nei diversi campi di apostolato
e di esperienza, ma anche proprio con alcuni suggerimenti di iniziative concrete che
possono partire in tempi abbastanza brevi: un Anno della Riconciliazione, Giornate
o Settimane di riconciliazione che possono essere organizzati localmente dalle Conferenze
episcopali. Quindi, il cammino si mantiene vivo e non deve assolutamente interrompersi,
adesso, come se si fosse già raggiunto lo scopo. Tutt’altro. E’ un punto di partenza.
D.
– C’è stato l’incontro con le autorità politiche e con i bambini, che sono le prime
vittime del malgoverno in Africa … forse due momenti simbolici di questo viaggio …
R.
– Hai detto molto bene: anch’io ho avuto l’impressione che i momenti simbolici, che
ci rimarranno in mente – oltre alla grande festa eucaristica finale, della Messa così
festosa con le rappresentanze di tutte le Conferenze episcopali – siano stati il discorso
ai governanti, ai responsabili della società, e l’incontro con i bambini, perché i
primi sono in un certo senso i responsabili del futuro. Il Papa dice: “Non private
il vostro popolo della sua speranza e del suo futuro”. E dall’altra, ci sono i bambini
che sono il futuro concreto che sta già incominciando e che vivono le loro difficoltà,
che possono essere vittime di ingiustizia e di malattie, di povertà e possono essere
anche il tesoro che, amato e seguito con grande attenzione, può dare poi una ricchezza
di risorse umane e spirituali straordinarie, da cui dipende il futuro dell’Africa.
Ecco: mi sembrano due immagini significative: il Papa che parla con forza ai responsabili,
il Papa che accoglie con grande amore e sta insieme ai bambini che sono questo domani
che va aiutato a fiorire. Spero che tutti capiscano. Del resto, sono state immagini
molto evidenti e molto efficaci: l’incontro del Papa con i bambini è una cosa che
entra attraverso gli occhi nel cuore, in modo molto diretto. E spero che veramente
tutti l’abbiano potuto cogliere. (gf)