L'omelia del Papa nella Messa a Cotonou: l'amore di Cristo ci spinge a rispondere
al grido dei poveri e dei deboli
Siate sale e luce di Cristo nella terra africana: è il mandato missionario affidato
da Benedetto XVI e ricevuto con entusiasmo nello “Stadio dell’Amicizia” di Cotonou,
dove il Papa ha presieduto la Santa Messa per la consegna, a tutti i vescovi del Continente,
dell’Esortazione postsinodale Africae munus. Il Servizio del nostro inviato Massimiliano
Menichetti.
80 mila persone (30 mila nello Stadio, circa 50 mila
dai maxi-schermi) hanno aspettato il Papa nel principale anfiteatro della città di
Cotonou, lo “Stadio dell’Amitié”, trasformandolo in una enorme arena di preghiera,
canti, balli di ringraziamento a Dio. Il popolo del Benin, dell’intera Africa si è
riunito attorno a Benedetto XVI con il cuore aperto all’ascolto della Parola e la
gioia dell’incontro con Cristo negli occhi. Una festa della fede di tre giorni culminata
nella grande Messa di oggi per la consegna a tutti i vescovi del Continente dell’Esortazione
postsinodale Africae munus. E i suoni dell’Africa sono letteralmente esplosi all’arrivo
della papamobile animati dai coloratissimi vestiti locali, e quelli creati per i 150anni
di evangelizzazione del Paese e per la venuta de Successore di Pietro, abiti gialli
bianchi con croci, uomini e monumenti stilizzati in rosso, viola, verde. “Siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto!” ha ribadito il
Papa nell’Omelia. Nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo,
il Papa ha dato mandato missionario a tutta l’Africa nella risposta totale di sé a
Cristo. Ha mostrato la luce del Signore morto sulla croce per l’umanità intera, che
si è fatto servo dei più piccoli prendendo il “volto di quanti hanno fame, sete, degli
stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri”: “Indubbiamente
questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere
i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo
fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili,
un re il cui trono è una croce”. “Ma è lì ha - aggiunto
- detto che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena
che Egli trova il potere di giudicare il mondo”. “Cristo ha vinto la morte e ci trascina
dietro di Sé nella sua risurrezione – ha sottolineato Benedetto XVI – ci introduce
in un mondo nuovo” spezzando “il mondo vecchio” e “tante paure” che “ci tengono prigionieri
e ci impediscono di vivere liberi e lieti”. “Lasciamo che
Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di
tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un
mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore
e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto
nel Battesimo!” Quindi il Papa si è rivolto a tutte le persone
che “soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti
i dimenticati della società”. “Abbiate coraggio! Il Papa
vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi
con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere
in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza!
Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso
di lui Dio ci indica la via verso il cielo”. Il Papa ha
poi ricordato i 150 anni di evangelizzazione nel Paese ha reso grazie ai missionari
che “piantarono la croce di Cristo” in Benin e salutando “la memoria del venerato
cardinale Bernardin Gantin” lo ha indicato quale “esempio di fede e di sapienza per
il Benin e per tutto il Continente africano!” Quindi l’invito
ad essere testimoni autentici di Cristo sulle orme dei missionari: “Dopo
150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza
di Cristo!” Ha parlato di coloro che fanno resistenza ad
aprire il proprio cuore di chi è debole nella fede e chi nel modo di vivere ignora
la realtà del Vangelo, vivendo esclusivamente nella ricerca di un benessere egoista: “Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in
particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un
mondo difficile!” Il Santo Padre ha rimarcato che il “cristiano
è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà”: “Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede
in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci
dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra
angoscia”. “Ritrovate le radici della vostra esistenza nel
Battesimo” ha detto auspicando una fervida testimonianza di forza nella fede “da
trasmettere alle nuove generazioni”. “Che il Signore vi colmi
delle sue grazie” ha detto in lingua fon. Poi proseguendo in inglese ha rimarcato
che è Cristo a rimuovere “tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia
e la pace”. Sottolineando che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di
potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma
nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza. “Cristo
regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra
e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia
gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché
tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del
Regno di Dio (cfr Rm 14,17)”. Volgendosi all’Africa lusofona
ha esortato alla sequela di Cristo per diventare costruttori del Suo regno di riconciliazione,
di giustizia e di pace. “Dio si incontra con la nostra libertà.
Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza,
rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A
causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni
del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori
e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana!”.