Laici e cristiani chiedono giustizia per la suora assassinata in India
“Il martirio di suor Valsa è un campanello d’allarme per l’intero Paese e una sfida
per la Chiesa in India”: così, padre Cedric Prakash, gesuita, direttore del Centro
per la giustizia e la pace Prashant di Ahmedabad, ha commentato l'assassinio della
religiosa delle Suore di Carità di Gesù e Maria. Suor Valsa, che ha dedicato la sua
vita ai popoli indigeni della regione di Dhumka, è stata uccisa da un gruppo di quaranta
uomini. Le Associazioni laiche e cristiane dell'India definiscono una “vergogna nazionale”
che il “legame profondo tra le potenti compagnie del carbone e la macchina dello Stato
sia costato la vita preziosa di una donna che stava lavorando per assicurare i diritti
di base degli emarginati”. “Le lobby delle miniere di carbone – ha spiegato ad "AsiaNews"
padre Prakash – sono diventate sempre più potenti. Il loro legame con polizia e politici
è spudorato”. Il religioso ha elogiato poi l’impegno della suora a favore dei più
deboli: “La cristianità, qui, deve essere vissuta con chiarezza al fianco dei poveri,
degli emarginati, degli oppressi e degli sfruttati. La Chiesa deve sostenerli in modo
pratico nella loro lotta per una società più equa, giusta e umana”. Il gesuita ha
infine citato l’Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate: “L’amore–caritas
è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità
nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio,
Amore eterno e Verità assoluta”. Per far luce sull’uccisione di suor Valsa, alcune
associazioni di popoli indigeni hanno firmato un comunicato congiunto: chiedono l’apertura
di un’inchiesta sulle probabili connessioni tra l’omicidio e le minacce di morte che
la religiosa aveva ricevuto dalla mafia del carbone. (G.C.)