La fede sia autentica, lontana dai sincretismi: così il Papa al seminario di Ouidah
Pace, giustizia e riconciliazione: tre valori che “s’impongono come un ideale evangelico
fondamentale alla vita battesimale” e che “richiedono una sana accettazione della
vostra identità di sacerdoti, di persone consacrate e di fedeli laici”. Questo il
centro del discorso che il Papa ha rivolto oggi ai seminaristi, ai religiosi e ai
laici che lo attendevano nel seminario intervicariale di S. Gall a Ouidah, città da
dove partivano gli schiavi venduti dai loro conterranei e acquistati dai bianchi.
Qui sorgeva la “Porta del non ritorno”: chi la oltrepassava non era più considerato
un uomo e veniva gettato nell’oceano; qui, nel duemila, i cristiani costruirono, invece,
la “Porta del perdono”. Il servizio di Roberta Barbi:
Coltivare
una “fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e
al servizio dell’edificazione di un mondo nuovo”. Così Benedetto XVI ha parlato ai
religiosi, ai seminaristi e ai laici, ai quali guarda con fiducia per la costruzione
di una Chiesa africana nuova e di comunione, in cui tutti i battezzati sono uno in
Gesù Cristo:
“L’amour pour le Dieu révélé et pour sa Parole, ... L’amore
per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa,
sono un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano. Questo amore favorisce
una giusta integrazione dei valori autentici delle culture della fede cristiana. Esso
libera dall’occultismo e vince gli spiriti malefici, perché è mosso dalla potenza
stessa della Santa Trinità”.
Ai religiosi, testimoni zelanti dell’amore
di Dio chiamati a essere uomini di comunione e ad annunciare il Vangelo, a volte in
condizioni molto difficili, nel Benin come in tutta l’Africa, l’invito del Papa è
di vivere al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione; compito
possibile solo riconoscendo la grandezza insondabile della Grazia divina e facendosi
modellare da Cristo:
“De même que le cristal … Come
il cristallo non trattiene la luce, ma la riflette e la ridona, così il sacerdote
deve lasciar trasparire ciò che celebra e ciò che riceve. Vi incoraggio quindi a lasciar
trasparire Cristo nella vostra vita grazie ad una vera comunione con il Vescovo, a
una reale bontà per i vostri confratelli, ad una profonda sollecitudine per ogni battezzato
e ad una grande attenzione per ogni persona”.
“La vita consacrata
– ha ricordato ancora Benedetto XVI – è una sequela radicale di Gesù” in cui povertà,
castità e obbedienza approfondiscono la sete di Dio e la fame della sua Parola e aiutano
a camminare decisi sulla via della santità. Di fronte alle sfide dell’esistenza umana,
il sacerdote di oggi e quello di domani, dovrà essere “un uomo umile ed equilibrato,
saggio e magnanimo” per mantenersi testimone credibile. Ai laici, poi, il Santo Padre
si è rivolto con parole di incoraggiamento, invitandoli alla preghiera e a svolgere
il loro compito peculiare di “espansione della fede nella fedeltà all’insegnamento
della Chiesa” che è proprio della missione dei catechisti, ma anche dei genitori.
Per loro, in particolare, il Papa auspica il rispetto profondo per la vita e la testimonianza
davanti ai figli dei valori umani e spirituali:
“Quant à vous, chers
fidèles laïcs … Quanto a voi, cari fedeli laici che, al cuore delle
realtà quotidiane della vita, siete chiamati ad essere il sale della terra e la luce
del mondo, vi esorto a rinnovare voi pure il vostro impegni per la giustizia, la pace
e la riconciliazione. Questa missione richiede anzitutto fede nella famiglia edificata
secondo il disegno di Dio e fedeltà all’essenza stessa del matrimonio cristiano. Esige
anche che le vostre famiglie siano come autentiche ‘Chiese domestiche'”.
Il
Papa a Ouidah ha incontrato i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi, e fedeli laici
nel Cortile del Seminario di San Gall il primo di tutta l’Africa occidentale e dove
riposano le spoglie mortali del Cardinale Bernardin Gantin. Su questo incontro il
nostro inviato Massimiliano Menichetti ha intervistato padre Ambroise Deodat Zounnon,
professore di teologia presso il seminario di San Gall:
R. – Quanto
sta accadendo è semplicemente una grazia, un onore e un privilegio. Tutta l’Africa,
tutto il mondo sta vivendo un momento di grazia in Benin e la visita del Santo Padre
nel nostro seminario rappresenta un evento molto importante: è un messaggio di conforto
e d’incoraggiamento. Benedetto XVI ci ricorda che siamo noi “i primi artigiani” dell’evangelizzazione,
di riconciliazione, di pace e di giustizia. Per questo motivo dobbiamo impegnarci
personalmente a dare vita al messaggio del Santo Padre, attraverso la nostra testimonianza
di vita in Cristo: una testimonianza che deve essere più importante delle parole.
D.
- Il seminario di San Gall, è un seminario importante portante per tutta l’Africa
Occidentale…
R. - Esiste dal 1914 e qui si formavano tutti i sacerdoti
dell’Africa Occidentale. Ci stiamo preparando al centenario del seminario e possiamo
dire che la visita del Papa apre i festeggiamenti di questo grande evento. Siamo grati
a Dio per le tante vocazioni. Oggi il seminario è il luogo dove si formano i pastori
per portare avanti l’opera di evangelizzazione qui in Benin, ma anche il luogo di
missionari che partano dall’Africa verso l’Europa.
D. - Il Papa parla
di evangelizzazione, pace, giustizia…
R. - Il nostro mondo ha bisogno
di amore, di pace e di giustizia. Queste esortazioni ci invitano a un profondo esame
di coscienza per riconoscere ed accettare i nostri fallimenti sul piano della pace,
della giustizia e dell’amore fraterno, ma anche per entrare nella verità del messaggio
del Santo Padre e prendere subito la strada della conversione.
D. -
150 anni di evangelizzazione in Benin, la visita del Papa, la consegna dell’Esortazione
post-sinodale: questa visita di Benedetto XVI è molto ricca di significati, ma anche
di prospettive…
R. - E’ il 150.mo anniversario dell’evangelizzazione,
ma non tutti abbiamo accolto la Buona Novella di Gesù Cristo e quindi l’Esortazione
post-sinodale viene a indicarci i mezzi per concretizzare il nostro impegno al servizio
della riconciliazione, della pace e della giustizia e quindi la fede al servizio dei
profondi desideri dell’umanità: Cristo ha riconciliato il mondo con la sua Croce.
Questa realtà della storia dell’umanità deve essere il cuore di tutti gli sforzi per
unire tutti i popoli. Siamo nuovamente mandati come discepoli in missione per portare
il messaggio dell’amore di Cristo a tutti.
D. - Cosa lascerà la visita
di Benedetto XVI al Benin?
R. - Ci lascia un impegno molto importante:
siamo chiamati a costruire l’amore e l’unità fra di noi; siamo chiamati a lavorare
per la riconciliazione, la pace e la giustizia. Queste tre parole sono unite fra di
loro: la pace è all’inizio e alla fine della riconciliazione; la riconciliazione conduce
alla pace e uno stato di spirito pacifico è anche un fattore di riconciliazione; la
giustizia è al centro della riconciliazione e della pace e ci indica come comportarci.
Dobbiamo ricercare sempre la giustizia in tutto ciò che facciamo: in campo politico,
amministrativo e sociale, ma anche nelle nostre famiglie. Siamo semplicemente chiamati
a essere sale della terra e luce del mondo per un’Africa rinnovata e per un mondo
nuovo. (mg)