2011-11-19 12:11:34

La fede sia autentica, lontana dai sincretismi: così il Papa al seminario di Ouidah


Pace, giustizia e riconciliazione: tre valori che “s’impongono come un ideale evangelico fondamentale alla vita battesimale” e che “richiedono una sana accettazione della vostra identità di sacerdoti, di persone consacrate e di fedeli laici”. Questo il centro del discorso che il Papa ha rivolto oggi ai seminaristi, ai religiosi e ai laici che lo attendevano nel seminario intervicariale di S. Gall a Ouidah, città da dove partivano gli schiavi venduti dai loro conterranei e acquistati dai bianchi. Qui sorgeva la “Porta del non ritorno”: chi la oltrepassava non era più considerato un uomo e veniva gettato nell’oceano; qui, nel duemila, i cristiani costruirono, invece, la “Porta del perdono”. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Coltivare una “fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell’edificazione di un mondo nuovo”. Così Benedetto XVI ha parlato ai religiosi, ai seminaristi e ai laici, ai quali guarda con fiducia per la costruzione di una Chiesa africana nuova e di comunione, in cui tutti i battezzati sono uno in Gesù Cristo:

“L’amour pour le Dieu révélé et pour sa Parole, ...
L’amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano. Questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture della fede cristiana. Esso libera dall’occultismo e vince gli spiriti malefici, perché è mosso dalla potenza stessa della Santa Trinità”.

Ai religiosi, testimoni zelanti dell’amore di Dio chiamati a essere uomini di comunione e ad annunciare il Vangelo, a volte in condizioni molto difficili, nel Benin come in tutta l’Africa, l’invito del Papa è di vivere al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione; compito possibile solo riconoscendo la grandezza insondabile della Grazia divina e facendosi modellare da Cristo:

“De même que le cristal …
Come il cristallo non trattiene la luce, ma la riflette e la ridona, così il sacerdote deve lasciar trasparire ciò che celebra e ciò che riceve. Vi incoraggio quindi a lasciar trasparire Cristo nella vostra vita grazie ad una vera comunione con il Vescovo, a una reale bontà per i vostri confratelli, ad una profonda sollecitudine per ogni battezzato e ad una grande attenzione per ogni persona”.

“La vita consacrata – ha ricordato ancora Benedetto XVI – è una sequela radicale di Gesù” in cui povertà, castità e obbedienza approfondiscono la sete di Dio e la fame della sua Parola e aiutano a camminare decisi sulla via della santità. Di fronte alle sfide dell’esistenza umana, il sacerdote di oggi e quello di domani, dovrà essere “un uomo umile ed equilibrato, saggio e magnanimo” per mantenersi testimone credibile. Ai laici, poi, il Santo Padre si è rivolto con parole di incoraggiamento, invitandoli alla preghiera e a svolgere il loro compito peculiare di “espansione della fede nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa” che è proprio della missione dei catechisti, ma anche dei genitori. Per loro, in particolare, il Papa auspica il rispetto profondo per la vita e la testimonianza davanti ai figli dei valori umani e spirituali:

“Quant à vous, chers fidèles laïcs …
Quanto a voi, cari fedeli laici che, al cuore delle realtà quotidiane della vita, siete chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo, vi esorto a rinnovare voi pure il vostro impegni per la giustizia, la pace e la riconciliazione. Questa missione richiede anzitutto fede nella famiglia edificata secondo il disegno di Dio e fedeltà all’essenza stessa del matrimonio cristiano. Esige anche che le vostre famiglie siano come autentiche ‘Chiese domestiche'”.

Il Papa a Ouidah ha incontrato i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi, e fedeli laici nel Cortile del Seminario di San Gall il primo di tutta l’Africa occidentale e dove riposano le spoglie mortali del Cardinale Bernardin Gantin. Su questo incontro il nostro inviato Massimiliano Menichetti ha intervistato padre Ambroise Deodat Zounnon, professore di teologia presso il seminario di San Gall:RealAudioMP3

R. – Quanto sta accadendo è semplicemente una grazia, un onore e un privilegio. Tutta l’Africa, tutto il mondo sta vivendo un momento di grazia in Benin e la visita del Santo Padre nel nostro seminario rappresenta un evento molto importante: è un messaggio di conforto e d’incoraggiamento. Benedetto XVI ci ricorda che siamo noi “i primi artigiani” dell’evangelizzazione, di riconciliazione, di pace e di giustizia. Per questo motivo dobbiamo impegnarci personalmente a dare vita al messaggio del Santo Padre, attraverso la nostra testimonianza di vita in Cristo: una testimonianza che deve essere più importante delle parole.

D. - Il seminario di San Gall, è un seminario importante portante per tutta l’Africa Occidentale…

R. - Esiste dal 1914 e qui si formavano tutti i sacerdoti dell’Africa Occidentale. Ci stiamo preparando al centenario del seminario e possiamo dire che la visita del Papa apre i festeggiamenti di questo grande evento. Siamo grati a Dio per le tante vocazioni. Oggi il seminario è il luogo dove si formano i pastori per portare avanti l’opera di evangelizzazione qui in Benin, ma anche il luogo di missionari che partano dall’Africa verso l’Europa.

D. - Il Papa parla di evangelizzazione, pace, giustizia…

R. - Il nostro mondo ha bisogno di amore, di pace e di giustizia. Queste esortazioni ci invitano a un profondo esame di coscienza per riconoscere ed accettare i nostri fallimenti sul piano della pace, della giustizia e dell’amore fraterno, ma anche per entrare nella verità del messaggio del Santo Padre e prendere subito la strada della conversione.

D. - 150 anni di evangelizzazione in Benin, la visita del Papa, la consegna dell’Esortazione post-sinodale: questa visita di Benedetto XVI è molto ricca di significati, ma anche di prospettive…

R. - E’ il 150.mo anniversario dell’evangelizzazione, ma non tutti abbiamo accolto la Buona Novella di Gesù Cristo e quindi l’Esortazione post-sinodale viene a indicarci i mezzi per concretizzare il nostro impegno al servizio della riconciliazione, della pace e della giustizia e quindi la fede al servizio dei profondi desideri dell’umanità: Cristo ha riconciliato il mondo con la sua Croce. Questa realtà della storia dell’umanità deve essere il cuore di tutti gli sforzi per unire tutti i popoli. Siamo nuovamente mandati come discepoli in missione per portare il messaggio dell’amore di Cristo a tutti.

D. - Cosa lascerà la visita di Benedetto XVI al Benin?

R. - Ci lascia un impegno molto importante: siamo chiamati a costruire l’amore e l’unità fra di noi; siamo chiamati a lavorare per la riconciliazione, la pace e la giustizia. Queste tre parole sono unite fra di loro: la pace è all’inizio e alla fine della riconciliazione; la riconciliazione conduce alla pace e uno stato di spirito pacifico è anche un fattore di riconciliazione; la giustizia è al centro della riconciliazione e della pace e ci indica come comportarci. Dobbiamo ricercare sempre la giustizia in tutto ciò che facciamo: in campo politico, amministrativo e sociale, ma anche nelle nostre famiglie. Siamo semplicemente chiamati a essere sale della terra e luce del mondo per un’Africa rinnovata e per un mondo nuovo. (mg)







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