Contro l’abuso mediatico del corpo femminile, il Premio "Immagini Amiche"
Torna il Premio “Immagini amiche”, promosso dal Parlamento Europeo e dall’Unione Donne
in Italia. La seconda edizione, che porterà all’assegnazione del premio a marzo prossimo,
è stata presentata, ieri, nella sede della rappresentanza di Roma del Parlamento Europeo.
C’era per noi, Fausta Speranza:
L’intenzione
è contrastare la tendenza di televisione e pubblicità ad abusare dell’immagine delle
donne, e troppo spesso in particolare del corpo femminile. Contrastare tale tendenza
valorizzando una comunicazione diversa, come spiega la presidente del Premio "Immagini
Amiche", Daniela Brancati:
“Ci sono tanti modi
di combattere una battaglia culturale. Un modo è punire, reprimere; noi non abbiamo
né la capacità, né la possibilità, ma neanche l’intenzione, perché l’altro modo invece
è quello che preferiamo: cioè far conoscere le azioni positive, quelle buone, quelle
che sono amiche delle donne, delle pari opportunità, esaltarle, farle conoscere, premiarle.
Credo che le immagini amiche delle donne siano tutte quelle vere. Purtroppo nell’immaginario
attuale prevale l’idea che esistano ragazze soltanto fino ai 30 anni, tollerate dai
30 ai 40 e completamente invisibili dai 40 anni in su. Prevale l’idea che si possa
fare una carriera attraverso scorciatoie. La bellezza è qualcosa di molto più complesso,
è qualcosa in cui si possono riconoscere qualità anche interiori che sono qualità
importanti”.
Il Premio, che gode del patrocinio della Presidenza della
Repubblica italiana, è ispirato in particolare alla Risoluzione del Parlamento Europeo
del 3 settembre 2008 che chiedeva al mondo del marketing e della pubblicità “una creatività
socialmente responsabile”. Ci sono stati poi altri pronunciamenti in difesa di un’immagine
dignitosa della donna, come ricorda Silvia Costa, presidente
della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere al Parlamento
Europeo:
“Abbiamo approvato un’importante risoluzione che era in generale
sul problema della pubblicità fraudolenta, sull’impatto della pubblicità sul comportamento
dei consumatori, ma è anche stato inserito un vero e proprio capitolo sulla questione
della dignità umana e del rispetto delle donne con particolare attenzione proprio
a dare una immagine non discriminatoria, non stereotipata, ma soprattutto non lesiva
della dignità della persona”.
Un’immagine banalizzata e volgarizzata
del corpo femminile non lede solo i diritti delle donne: lo sottolinea Silvia Costa
spiegando la reazione di tanti ragazzi che nelle scuole dibattono su questi temi:
“Nelle
scuole i più indignati sono i giovani maschi che dicono: noi non ci riconosciamo in
quell’idea di maschio, di uomo, che sembra soltanto guardare in un certo modo le donne;
certo ci possono piacere le belle ragazze ma non può essere solo questo il tipo di
sguardo che ci rimane. Quindi, anche loro sono traditi da questo immaginario”.
Il
mondo della comunicazione ha un impatto anche sulla società reale, in particolare
il mondo della televisione, anche se in realtà non rappresenta la vera società. La
vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberta Angelilli:
“Se
noi non veniamo considerate anche come un valore aggiunto da un punto di vista proprio
della forza attiva, positiva, propositiva della nazione e della nazione europea, è
perché noi scontiamo anche il peso di una serie di pregiudizi culturali. Soltanto
chi ha l’opportunità di 'dominare' la scena televisiva è una persona che può contare
qualcosa, quindi spesso a prescindere dal valore della persona. Il grosso della comunicazione
valorizza persone - purtroppo mi riferisco soprattutto alle donne – che sono 'sopra
le righe'. Può essere una questione fisica, quindi chi si presenta in modo più accattivante,
o anche una questione comportamentale: se una donna è una grande provocatrice, è una
persona molto aggressiva, è una persona sempre 'sopra le righe', ha un’accoglienza
positiva nella comunicazione”.
Premiare immagini di donne diverse vuole
mettere in luce tanta bellezza di aspetto e di comportamento dell’universo femminile
che di solito non trova spazio.