Appello del Papa dal Benin: l'Africa è il continente della speranza, non amputate
il futuro dei popoli che cercano la libertà
La seconda giornata di Benedetto XVI in Benin è iniziata al Palazzo presidenziale
di Cotonou, dove ha incontrato il presidente e i responsabili politici e religiosi
del Paese. Il Papa ha pronunciato un vibrante discorso, tutto incentrato sulla speranza,
ricordando la spinta verso la libertà espressa negli ultimi mesi anche da tanti popoli
africani. Quindi, ha rivolto un appello ai leader politici del mondo affinché combattano
scandali e ingiustizie e non privino i loro popoli della speranza. Nella sala dell’incontro
erano presenti circa 2500 persone, tra cui gli ex presidenti Émile Zinsou, Mathieu
Kérékou, Nicé-phore Soglo. A margine dell’incontro con la società civile beninese,
il Papa ha avuto un colloquio privato con il presidente della Repubblica, Thomas Yayi
Boni. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Parlare
della speranza significa parlare del futuro e dunque di Dio”: è uno dei passaggi del
discorso del Papa alle istituzioni politiche e religiose del Benin, tutto incentrato
sulla speranza, parola chiave del suo viaggio apostolico:
“Lorsque
je dis que l’Afrique est le continent… Quando dico che l’Africa è
il continente della speranza – ha sottolineato – non faccio della facile retorica,
ma esprimo molto semplicemente una convinzione personale, che è anche quella della
Chiesa”.
Il Papa ha così messo in guardia da quei pregiudizi ed
immagini “che danno della realtà africana una visione negativa, frutto di un’analisi
pessimista”. In particolare, il Papa ha indicato il rischio di toni sentenziosi da
moralizzatore o da etnologo curioso che vedono nell’Africa solo un’ “enorme riserva”
da sfruttare per interessi poco nobili. “Queste – è stato il monito del Pontefice
– sono visioni riduttive e irrispettose che portano ad una cosificazione poco dignitosa
dell’Africa e dei suoi abitanti”. Ha così rivolto il pensiero a quei movimenti di
libertà che stanno cambiando la storia di molti Paesi, anche africani:
“Ces
derniers mois, de nombreux peuples ont… In questi ultimi mesi – ha
constatato – numerosi popoli hanno espresso il loro desiderio di libertà, il loro
bisogno di sicurezza materiale, e la loro volontà di vivere armoniosamente nella diversità
delle etnie e delle religioni”.
Ed ha ricordato la nascita di un
nuovo Stato, il Sud Sudan. Al contempo, ha detto, vi sono stati anche conflitti “generati
dall’accecamento dell’uomo, dalla sua volontà di potere e da interessi politico-economici,
che escludono la dignità delle persone o quella della natura”. Ha quindi ribadito
che la “persona umana aspira alla libertà”, vuole “essere rispettata, rivendica un
modo di governare limpido che non confonda l’interesse privato con l’interesse generale”.
In definitiva, vuole “la pace e la giustizia”.
“En ce moment, il
ya trop de scandales… In questo momento – ha affermato – ci sono
troppi scandali e ingiustizie, troppa corruzione ed avidità, troppo disprezzo e troppe
menzogne, troppe violenze che portano alla miseria ed alla morte”.
Questi
mali, ha tenuto a evidenziare il Papa, “affliggono certamente” l’Africa, ma “ugualmente
il resto del mondo”. Ogni popolo, ha soggiunto, “vuole comprendere le scelte politiche
ed economiche che vengono fatte a suo nome” e quando “si accorge della manipolazione”,
la sua reazione “è a volte violenta”. Ecco, ha avvertito il Papa, che ci troviamo
allora “davanti ad una rivendicazione che riguarda tutti i Paesi, per una maggiore
dignità e soprattutto per una maggiore umanità”. Di qui, un appello rivolto dal Papa
a “tutti i responsabili politici ed economici” africani e del resto del mondo:
“Ne
privez pas vos peuples de l’espérance… Non private i vostri popoli
della speranza! – è stata la sua esortazione – non amputate il loro futuro mutilando
il loro presente”.
Ed ha aggiunto: “Abbiate un approccio etico con
il coraggio delle vostre responsabilità e, se siete credenti, pregate Dio di concedervi
la sapienza”. Ancora, ha riaffermato che i leader politici devono “restare integri
in mezzo alle correnti di opinione e agli interessi” ed essere dunque “servitori della
speranza”:
“L’Eglise n’apporte aucune solution technique… ‘La
Chiesa – ha ribadito – non offre alcuna soluzione tecnica e non impone alcuna soluzione
politica’, ma ha aggiunto: porta un ‘messaggio di speranza, una speranza di energia’.
E’ la speranza che le viene da Dio, dal sapere che ‘l’umanità non è sola davanti alle
sfide del mondo’”.
La speranza “è comunione”, ha poi rilevato, la
“disperazione è individualista”. Nella parte conclusiva del suo intervento, il Pontefice
si è soffermato sul dialogo interreligioso. E ancora una volta ha avvertito che “nessuna
religione, nessuna cultura può giustificare l’appello e il ricorso all’intolleranza
e alla violenza”. Giustificare la violenza in nome di Dio, ha soggiunto, “è un gravissimo
errore”. Al tempo stesso, il Papa ha messo l’accento sulla verità quale via per un
autentico dialogo:
“Cette vérité n’exclut pas, et elle n’est pas
une confusion… ‘Questa verità non esclude, e non è una confusione’,
è stato il suo ammonimento. Il dialogo interreligioso “mal compreso – ha detto – porta
alla confusione o al sincretismo”.
Ed ha riconosciuto che talvolta
“il dialogo interreligioso non è facile”, ma questo non significa affatto una sconfitta”.
E questo perché “non si dialoga per debolezza”, ma "perché si crede in Dio”. “Avere
speranza – è stato il suo incoraggiamento – non significa essere ingenui, ma compiere
un atto di fede in un avvenire migliore”. Il Papa ha concluso il suo discorso con
un augurio di speranza per tutta l’Africa:
“Aie confiance, Afrique,
et lève toi!... Abbi fiducia, Africa, ed alzati! Il Signore ti chiama”.
(applausi)
Dopo
l'incontro con la società civile beninese e contestualmente all’incontro privato del
Papa con il presidente del Benin, si è tenuto un colloquio tra il cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone, e il ministro degli Esteri del Benin, accompagnati dai
rispettivi collaboratori e da alcuni altri ministri del Paese africano. Temi della
conversazione: l’impegno della Chiesa nel campo sociale, educativo e la sintonia tra
Benin e Santa Sede in politica estera.