2011-11-17 14:54:57

Venezuela: i vescovi preoccupati per la vita del giornalista in sciopero della fame


In un comunicato intitolato "La riconciliazione, la pace e la giustizia", la Conferenza episcopale del Venezuela esorta le autorità giudiziarie a "considerare attentamente" i motivi dello sciopero della fame del giornalista Leocenis Garcia, che ha preso questa decisione una settimana fa. La Società InterAmericana di Stampa (Sip) da parte sua, ha chiesto il rilascio di Garcia durante il processo. Leocenis Garcia è detenuto perché ad agosto aveva pubblicato una vignetta-fotomontaggio considerata offensiva dal governo del Venezuela. "Preghiamo perché questa situazione si risolva senza danni, e la calma prevalga tra coloro che sono coinvolti in questo caso. Sarebbe molto grave la perdita della vita di un essere umano che può essere processato in libertà, soprattutto quando i crimini di opinione non sono elencati nella Costituzione Bolivariana del Venezuela" si legge nella dichiarazione dei vescovi, riportata dall’agenzia Fides. La Chiesa "si fa eco" dei difensori dell'editore del "Settimanale Sesto Potere" nelle loro denunce circa la violazione dei diritti umani del giornalista, durante lo sciopero della fame, "una situazione molto grave alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa". I vescovi sottolineano: “Questo intervento non ha nessun altro motivo che la fede, la continua ricerca della riconciliazione, della pace e della giustizia, per garantire l'integrità personale e familiare di questo cittadino, perché prendendo in considerazione le procedure previste dalla nostra Costituzione, si vada a un giusto processo". La Società Interamericana di Stampa (Sip) ha chiesto un giusto processo e la liberazione di Garcia durante il processo giudiziario. Il presidente della Sip, Milton Coleman, senior editor del quotidiano The Washington Post, ha dichiarato: "è deplorevole che un giornalista debba intraprendere uno sciopero della fame per evidenziare il diritto di esprimere un parere su funzionari pubblici, che svolgono una funzione pubblica". Coleman ha aggiunto che la decisione contro il "Settimanale Sesto Potere" comporta il rischio "di privare il popolo, in democrazia, di esprimere le sue opinioni sui suoi rappresentanti". (R.P.)







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