Venezuela: i vescovi preoccupati per la vita del giornalista in sciopero della fame
In un comunicato intitolato "La riconciliazione, la pace e la giustizia", la Conferenza
episcopale del Venezuela esorta le autorità giudiziarie a "considerare attentamente"
i motivi dello sciopero della fame del giornalista Leocenis Garcia, che ha preso questa
decisione una settimana fa. La Società InterAmericana di Stampa (Sip) da parte sua,
ha chiesto il rilascio di Garcia durante il processo. Leocenis Garcia è detenuto perché
ad agosto aveva pubblicato una vignetta-fotomontaggio considerata offensiva dal governo
del Venezuela. "Preghiamo perché questa situazione si risolva senza danni, e la calma
prevalga tra coloro che sono coinvolti in questo caso. Sarebbe molto grave la perdita
della vita di un essere umano che può essere processato in libertà, soprattutto quando
i crimini di opinione non sono elencati nella Costituzione Bolivariana del Venezuela"
si legge nella dichiarazione dei vescovi, riportata dall’agenzia Fides. La Chiesa
"si fa eco" dei difensori dell'editore del "Settimanale Sesto Potere" nelle loro denunce
circa la violazione dei diritti umani del giornalista, durante lo sciopero della fame,
"una situazione molto grave alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa". I vescovi
sottolineano: “Questo intervento non ha nessun altro motivo che la fede, la continua
ricerca della riconciliazione, della pace e della giustizia, per garantire l'integrità
personale e familiare di questo cittadino, perché prendendo in considerazione le procedure
previste dalla nostra Costituzione, si vada a un giusto processo". La Società Interamericana
di Stampa (Sip) ha chiesto un giusto processo e la liberazione di Garcia durante il
processo giudiziario. Il presidente della Sip, Milton Coleman, senior editor del quotidiano
The Washington Post, ha dichiarato: "è deplorevole che un giornalista debba intraprendere
uno sciopero della fame per evidenziare il diritto di esprimere un parere su funzionari
pubblici, che svolgono una funzione pubblica". Coleman ha aggiunto che la decisione
contro il "Settimanale Sesto Potere" comporta il rischio "di privare il popolo, in
democrazia, di esprimere le sue opinioni sui suoi rappresentanti". (R.P.)