2011-11-17 14:43:01

La Penitenzieria Apostolica apre gli archivi: intervista con il reggente, mons. Girotti


La Penitenzieria Apostolica, secolare dicastero della Curia Romana, ha deciso di aprire alla consultazione degli specialisti una parte dei propri archivi storici, che va ad aggiungersi a quella già resa disponibile da oltre 20 anni. Domani, alla Pontificia Università Gregoriana, il penitenziere maggiore, il cardinale Fortunato Baldelli, sarà uno dei protagonisti della giornata di studi organizzata per celebrare l’avvenimento. Con lui, prenderanno la parola, fra gli altri, anche il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e il vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Un sipario che si alza praticamente del tutto – e in buona parte era già stato sollevato – sulle vicende storiche del più antico dicastero della Curia Romana, la Penitenzieria Apostolica. Sta in questo la novità della decisione che porterà gli studiosi che ne faranno richiesta a consultare le centinaia di antichi registri e documenti custoditi nell’archivio del dicastero, che vanno complessivamente dai primi del Quattrocento alla fine del Pontificato di Pio X, il 1914. Una parte dei fondi – registri collocabili tra il 1410 e il 1890 e conservati pro tempore presso l’Archivio Segreto Vaticano – erano già stati posti in visione dal 1988. La nuova documentazione riguarda invece la storia del dicastero, la sua struttura interna e la sua attività, dalle quali si potranno ricavare interessanti informazioni di storia sociale, giuridica, economica e politica del periodo preso in esame. Materiale, dunque, di rilievo per gli storici – dagli atti del cardinale Borromeo, alle “suppliche” per le dispense matrimoniali a incartamenti contabili – ma comunque facente parte del cosiddetto “foro esterno” della Penitenzieria, cioè di ciò che può essere di pubblico dominio. Nessun velo è stato e viene alzato invece su quello che gli archivi conservano in relazione al “foro interno”, quel territorio “sensibile” che riguarda le coscienze dei fedeli e le delicate decisioni assunte dalla Penitenzieria Apostolica, come spiega il reggente del dicastero, mons. Gianfranco Girotti:

“Alla Penitenzieria, di norma, vengono sottoposti casi ai quali il confessore ordinario non può dare alcuna soluzione, perché secondo la norma canonica sono casi riservati alla Santa Sede. I casi specifici sono la profanazione delle Sacre specie, la violazione del sigillo sacramentale, l’assoluzione del complice, la dispensa dalla irregolarità”.

Penitenza richiama la Riconciliazione, un Sacramento che per tanti cristiani è diventato più che altro un’idea sfumata, se non addirittura un fastidio:

“Lei tocca un problema molto, molto delicato e una realtà di fatto. Constatiamo che i concetti di penitenza, di peccato, di grazia in questo nostro tempo hanno subito e stanno subendo una sorta di appannamento: l’indebolita coscienza del peccato, il modo nuovo di concepire il peccato, il sempre più massiccio affermarsi di una società complessa, indubbiamente rendono oggi difficile il senso del peccato”.

Proprio per contrastare questa deriva, la Penitenzieria Apostolica organizza ormai da anni dei corsi per sacerdoti, mirati – spiega mons. Girotti – a rendere il servizio penitenziale sempre più in sintonia con il suo spirito, ma anche la sua pratica:

“La Confessione è uno dei ministeri essenziali di ogni sacerdote e oggi sono molti coloro che cercano il perdono, la pace interiore, la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Il confessore è la persona che più di ogni altro può far riscoprire la bellezza e la necessità della celebrazione del Sacramento della riconciliazione”.







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