La Penitenzieria Apostolica apre gli archivi: intervista con il reggente, mons. Girotti
La Penitenzieria Apostolica, secolare dicastero della Curia Romana, ha deciso di aprire
alla consultazione degli specialisti una parte dei propri archivi storici, che va
ad aggiungersi a quella già resa disponibile da oltre 20 anni. Domani, alla Pontificia
Università Gregoriana, il penitenziere maggiore, il cardinale Fortunato Baldelli,
sarà uno dei protagonisti della giornata di studi organizzata per celebrare l’avvenimento.
Con lui, prenderanno la parola, fra gli altri, anche il cardinale Raffaele Farina,
archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e il vescovo Sergio Pagano, prefetto
dell’Archivio Segreto Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un sipario
che si alza praticamente del tutto – e in buona parte era già stato sollevato – sulle
vicende storiche del più antico dicastero della Curia Romana, la Penitenzieria Apostolica.
Sta in questo la novità della decisione che porterà gli studiosi che ne faranno richiesta
a consultare le centinaia di antichi registri e documenti custoditi nell’archivio
del dicastero, che vanno complessivamente dai primi del Quattrocento alla fine del
Pontificato di Pio X, il 1914. Una parte dei fondi – registri collocabili tra il
1410 e il 1890 e conservati pro tempore presso l’Archivio Segreto Vaticano – erano
già stati posti in visione dal 1988. La nuova documentazione riguarda invece la storia
del dicastero, la sua struttura interna e la sua attività, dalle quali si potranno
ricavare interessanti informazioni di storia sociale, giuridica, economica e politica
del periodo preso in esame. Materiale, dunque, di rilievo per gli storici – dagli
atti del cardinale Borromeo, alle “suppliche” per le dispense matrimoniali a incartamenti
contabili – ma comunque facente parte del cosiddetto “foro esterno” della Penitenzieria,
cioè di ciò che può essere di pubblico dominio. Nessun velo è stato e viene alzato
invece su quello che gli archivi conservano in relazione al “foro interno”, quel territorio
“sensibile” che riguarda le coscienze dei fedeli e le delicate decisioni assunte dalla
Penitenzieria Apostolica, come spiega il reggente del dicastero, mons. Gianfranco
Girotti:
“Alla Penitenzieria, di norma, vengono sottoposti
casi ai quali il confessore ordinario non può dare alcuna soluzione, perché secondo
la norma canonica sono casi riservati alla Santa Sede. I casi specifici sono la profanazione
delle Sacre specie, la violazione del sigillo sacramentale, l’assoluzione del complice,
la dispensa dalla irregolarità”.
Penitenza richiama la Riconciliazione,
un Sacramento che per tanti cristiani è diventato più che altro un’idea sfumata, se
non addirittura un fastidio:
“Lei tocca un problema molto, molto delicato
e una realtà di fatto. Constatiamo che i concetti di penitenza, di peccato, di grazia
in questo nostro tempo hanno subito e stanno subendo una sorta di appannamento: l’indebolita
coscienza del peccato, il modo nuovo di concepire il peccato, il sempre più massiccio
affermarsi di una società complessa, indubbiamente rendono oggi difficile il senso
del peccato”.
Proprio per contrastare questa deriva, la Penitenzieria
Apostolica organizza ormai da anni dei corsi per sacerdoti, mirati – spiega mons.
Girotti – a rendere il servizio penitenziale sempre più in sintonia con il suo spirito,
ma anche la sua pratica:
“La Confessione è uno dei ministeri essenziali
di ogni sacerdote e oggi sono molti coloro che cercano il perdono, la pace interiore,
la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Il confessore è la persona che più di
ogni altro può far riscoprire la bellezza e la necessità della celebrazione del Sacramento
della riconciliazione”.