2011-11-17 14:53:58

Il cardinale Bagnasco: l’Europa deve riconoscere le proprie radici cristiane


Perché il “processo di unificazione sia veramente fecondo” occorre che l’Europa “riconosca le proprie radici cristiane”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ha concluso ieri a Roma il seminario per i vescovi italiani “Chiesa e Confessioni religiose nel sistema dell’Unione europea”. Nel suo intervento – riporta l’agenzia Sir – il porporato ha fatto notare come il momento di difficoltà che attraversa l’Europa richieda “una nuova assunzione di responsabilità e un rinnovato impegno comune da parte dei popoli e delle istituzioni”. L’Europa riunita dal punto di vista politico ed economico, ha aggiunto il presidente della Cei, ha bisogno dell’apporto coesivo che le deriva dai valori che le Chiese e le comunità religiose diffondono al di là dei confini nazionali. Secondo Bagnasco, occorre “la consapevolezza dell’importanza del patrimonio cristiano per la storia e il futuro dell’Europa” perché “la nuova evangelizzazione non è il progetto di una cosiddetta ‘restaurazione’ dell’Europa del passato, ma lo stimolo a riscoprire le proprie radici cristiane”. Ciò, precisa il cardinale, non significa negare le esigenze di una giusta e sana laicità delle istituzioni europee, ma affermare un fatto storico indiscutibile: “il cristianesimo appartiene in modo radicale e determinante ai fondamenti dell’identità europea”. “Il rifiuto del riferimento alle radici religiose dell’Europa”, osserva il porporato, è “espressione di una tendenza che vuole relegare la religione a fatto esclusivamente privato e soggettivo”. Bagnasco ha poi rilevato che l’interesse principale e il fine esclusivo di ogni intervento della Chiesa cattolica è la promozione e la tutela della dignità della persona. “Si tratta – ha ribadito il presidente Cei – di principi comuni a tutta l’umanità”: la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, il riconoscimento e la promozione della famiglia, il fondamentale diritto alla libertà religiosa. (G.C.)







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