2011-11-16 14:26:05

Teheran risponderà presto alla denuncia dell'Aiea sulla capacità iraniana di produrre armi nucleari


La crisi nucleare iraniana continua a preoccupare la comunità internazionale, soprattutto dopo il recente Rapporto dell’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, che evidenzia la capacità di Teheran di dotarsi di armi nucleari. La Repubblica islamica ha fatto sapere che fornirà all’Aiea una risposta dettagliata al Rapporto. Ma perché il documento ha suscitato reazioni così severe, dato che da tempo si parla della possibilità dell’Iran di progredire nel campo degli armamenti non convenzionali? Francesca Baronio ne ha parlato con Karim Sadjadpour, consulente sull'Iran della Casa Bianca, intervistato a Washington:RealAudioMP3

R. – Probably, it has to do with the change in leadership at the IAEA…
Probabilmente, molto è legato al cambio di leadership dell’Aiea. El Baradey, il precedente direttore generale, credeva fortemente che parte del suo compito fosse evitare una guerra fra Stati Uniti e Iran. Le sue relazioni sull’Iran erano, quindi, sempre scritte in modo da evidenziare il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto. Il nuovo direttore generale dell’Aiea, il diplomatico giapponese Amano, non avverte la medesima responsabilità. Ecco perché per la prima volta l’Agenzia ha detto in modo esplicito che l’Iran non sta solo lavorando ad un programma energetico, ma anche alla bomba nucleare. Si tratta di una cosa che sia l’Europa, sia gli Stati Uniti, sapevano già da tempo, ma il fatto che sia stata ufficializzata dall’Aiea è un fatto importante.


D. – Nonostante la teoria “obamiana” della mano tesa, non c’è stata alcuna risposta positiva dall’Iran. Così gli Stati Uniti sono tornati a perseguire la strada della pressione internazionale e delle sanzioni, di fatto ripercorrendo le politiche di Bush...
R. – Well, Obama made more of an effort than any Us president since …Obama ha fatto uno sforzo grande. Lo sforzo più grande fatto da un presidente americano dalla rivoluzione islamica del 1979, per cercare di guadagnarsi la fiducia del governo iraniano, per cercare una soluzione diplomatica. Il fatto che Obama abbia giocato la carta della diplomazia, ma abbia fallito, ricevendo una risposta negativa dall’Iran, ha rinforzato la coalizione internazionale. Tre o quattro anni fa gli europei, i russi o i cinesi si lamentavano della mancanza di sforzi da parte dell’amministrazione americana nel riallacciare i rapporti con l’Iran. Adesso, invece, c’è il riconoscimento degli sforzi che gli Stati Uniti hanno compiuto. La sensazione ora è che la maggior parte dell’opinione pubblica sia d’accordo sul fatto che l’origine della disputa sia a questo punto più a Teheran che a Washington.

D. – Non più tardi di qualche giorno fa, Londra non escludeva la possibilità di un intervento militare. Si avvicina l’opzione di un operazione chirurgica su alcuni siti nucleari iraniani?
R. – Well, with regard to a Us military attack on Iran, …Riguardo a un attacco degli Stati Uniti all’Iran mi sento di escluderlo. Al momento, qualsiasi politico americano ha spostato il focus dalla politica estera a quella interna. Non sono più l’Iran e l’Afghanistan il centro dell’attenzione. Il problema adesso è rivitalizzare l’economia e ridurre la presenza in Medio Oriente. E’ evidente che un attacco militare, seppur molto mirato, farebbe fallire entrambi gli obiettivi, portando alle stelle il prezzo del petrolio, con conseguenze gravi per l’economia americana e mondiale. Da parte sua, Israele vorrebbe che gli Stati Uniti agissero, ma posso dire che l’obiettivo della Casa Bianca non è la strategia militare, ma una coesione internazionale che cerchi di ritardare il più possibile la realizzazione di una testate nucleari iraniane.







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