Rapporto Unicef: sono i bambini a correre i maggiori rischi per i cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici e l’impatto delle catastrofi naturali sui bambini nell’Asia
meridionale e nel Pacifico: a fare il punto sugli aumentati rischi per l’infanzia
è un Rapporto ad hoc dell’Unicef presentato ieri. Il servizio di Roberta Gisotti:
Milioni
di bambini esposti a maggiori rischi a causa dei cambiamenti climatici. A lanciare
l’allarme è il Fondo dell’Onu per l’infanzia in base a ricerche condotte in cinque
Stati: Indonesia, Kiribati, Mongolia, Filippine e Vanuatu, tenuto conto che la regione
del mondo dove si concentra il 70 per cento delle vittime per disastri naturali è
proprio quella dell’Asia e del Pacifico. Andrea Iacomini, portavoce
dell’Unicef-Italia:
R. – E’ un tema di grande attualità: i bambini saranno
i più colpiti, dice questo Rapporto, dai cambiamenti climatici. Infatti, milioni di
loro in Asia orientale, nei Paesi del Pacifico, già soffrono della mancanza di accesso
all’acqua pulita e a strutture igieniche. Il cambiamento climatico dovrebbe aumentare
il numero dei bambini colpiti da una calamità da circa 66 milioni e mezzo all’anno
- che era di fatto un dato stimabile intorno alla fine del ’90 - a ben 175 milioni
all’anno globalmente nel prossimo decennio. E poi ci sono delle altre indicazioni
che sono più tecniche, per capire che cosa succede: il livello del mare, ad esempio,
sta crescendo ad un ritmo di 3,9 mm l’anno, in regioni come il Kiribati e di 5,6 mm
nella piccola regione del Vanuatu. Sono zone davvero a rischio, tanto che sulla base
di questo la Banca Mondiale ha stimato che l’80 per cento della superficie del Kiribati
addirittura possa essere completamente inondata dall’acqua del mare. Per non parlare
poi dell’agricoltura, che è molto vulnerabile al cambio della temperatura e, naturalmente,
alle precipitazioni e anche alla sanità dell’acqua, che rappresenta circa il 50 per
cento dei mezzi di sussistenza di queste zone. Non dimentichiamo che le principali
"malattie killer" dei bambini nel mondo sono tutte collegate ai cambiamenti climatici.
Quindi, è chiaro che l’aumento delle temperature influisca sull’aumento dei tassi
di malnutrizione, sul colera, sulle malattie legate alla diarrea, su quelle trasmesse
per esempio dalla febbre dengue o anche dalla malaria.
D. – A chi è
rivolto questo studio?
R. – L’Unicef dice agli Stati che dobbiamo impegnarci
tutti per coinvolgere i bambini nelle strategie di adattamento e di riduzione dei
disastri. Possono essere loro stessi gli "attori" fondamentali, proprio per migliorare
la capacità della comunità di affrontare i rischi del cambiamento climatico e quindi
avere delle politiche per l’infanzia, sul tema del clima, mirate.
D.
– Quindi, puntare sull’educazione, sulla formazione dei bambini?
R.
– Esatto. Fare in modo che i bambini siano protagonisti di tutte quelle che sono le
policy di cambiamento, ma soprattutto di sviluppo da parte dei governi nei
confronti del tema climatico, tenendo conto di quelle che sono le loro sensibilità
e soprattutto riuscire a prepararli. (ap)