2011-11-15 12:57:24

Mons. Tomasi all'Onu di Ginevra: bombe a grappolo grave piaga, inaccettabile indebolire il diritto umanitario


È inaccettabile assistere impotenti alla morte di persone uccise dalle cosiddette bombe a grappolo, come lo è il rischio di indebolire le norme del diritto umanitario erette a tutela dei civili. Lo ha detto l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede all’Onu di Ginevra, intervenendo ieri alla quarta Conferenza per la revisione o la limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali considerate dannose o dagli effetti discriminanti. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

È delusa la Santa Sede per il nuovo atteggiamento che si sta profilando sul tema dell’eliminazione di quei terribili ordigni che vanno sotto il nome di “bombe a grappolo”. A esprimere il dissenso della delegazione vaticana davanti ai colleghi dell’Onu è stato mons. Silvano Maria Tomasi con un discorso dai toni molto fermi. Il rappresentante vaticano ha anzitutto osservato con rammarico come – nonostante i pur notevoli “passi positivi” compiuti dall’organismo Onu per rendere “più produttivi” gli effetti del suo lavoro a livello mondiale – non sia ancora stato raggiunto un accordo “su tipi di mine diverse dalle mine antipersona”, sul quale invece continua a registrarsi fra gli Stati “l’assenza di un consenso sul tema”. Eppure, le positive ricadute avute ad esempio con l’adozione del terzo Protocollo sulle armi incendiarie – nonostante anche qui il percorso di revisione e miglioramento non sia certo concluso – dovrebbero far riflettere, è stata la considerazione del presule, sull’importanza di “rafforzare la protezione dei civili” da questa e altre categorie di armi.

Entrando quindi nel merito del contrasto delle bombe a grappolo, mons. Tomasi, ha constatato che negli ultimi cinque anni la Conferenza di Ginevra ha dedicato “gran parte degli sforzi, del tempo e delle risorse finanziarie nel rispondere ai rischi umanitari causati da queste armi”. Già nel 2006, ha ricordato il presule, “la Santa Sede, con cinque altri partner, aveva presentato un documento per chiedere l'adozione di un mandato negoziale per un nuovo protocollo sulle munizioni a grappolo”. Purtroppo, ha rilevato l’esponente pontificio, “questo non è stato accettato da un certo numero di delegazioni”, il che ha indotto la Santa Sede a mobilitarsi per ricercare al di fuori della Convenzione “una soluzione umanitaria soddisfacente”. Ciò perché, ha chiarito mons. Tomasi, “non era più accettabile vedere aumentare il numero delle vittime" e osservare le aree infestate dagli ordigni "escluse dalla maggior parte delle attività economiche di base”.

Mons. Tomasi ha quindi denunciato quello che a giudizio della Santa Sede è ora un tentativo di “indebolimento” del diritto internazionale sul tema, che rischia di “screditare” l’impianto generale della Convenzione. La “linea rossa” sostenuta dal Vaticano resta quella del “diritto internazionale umanitario già in vigore”: indebolirlo – ha osservato – sarebbe "un tradimento delle aspirazioni dei popoli a ridurre l'impatto dei conflitti armati e sarebbe anche in contrasto con gli obiettivi” della stessa Conferenza di Ginevra. Per questo, mons. Tomasi ha definito deludente il testo sulle munizioni a grappolo presentato in esame da un gruppo di esperti, aggiungendo che la sua eventuale adozione “costituirebbe un precedente inaccettabile”. “In una situazione di instabilità internazionale e in un mondo incerto – ha soggiunto – il diritto internazionale umanitario resta una misura di sicurezza indispensabile” che non può rischiare di “essere indebolita”. E la responsabilità della Conferenza Onu nel proteggere le popolazioni civili, ha concluso, "si basa sulla sua capacità di rispettare le disposizioni del diritto umanitario internazionale" e anche di favorire il "loro rafforzamento”.







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