Domani in Afghanistan l'Assemblea della Loya Jirga
Al via domani a Kabul in un clima di grande tensione la Loya Jirga, la grande Assemblea
nazionale che riunisce oltre duemila rappresentanti tribali dell’Afghanistan. Un evento
più volte nel mirino degli attacchi dei talebani e che proprio ieri è stato anche
oggetto di due falliti attentati. Tra le questioni in discussione la presenza militare
straniera nel Paese e il dialogo tra governo e talebani per cercare di attenuare i
toni di un confronto che rasenta oggi la guerra civile. Ma che cosa rappresenta la
Loya Jirga nel passato e nel presente dell’Afghanistan? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica
di Milano:
R. – La Loya
Jirga è una costruzione informale, molto radicata nella storia afghana: era l’assemblea
degli anziani delle tribù e delle varie sezioni tribali. Questa istituzione è stata
poi “codificata” e formalizzata nel nuovo Afghanistan, dopo la cacciata dei talebani,
e funziona come una specie di “camera alta”. Qui si ritrovano non solo capi tribali,
ma personaggi autorevoli, molto spesso anche molti amici del governo che vengono inseriti
all’interno di questo corpo istituzionale.
D. – Questa riunione della
Loya Jirga che ruolo potrà avere nel confronto, che si sta facendo sempre più aspro,
con i talebani? I talebani stessi, tra l’altro, annunciano di voler utilizzare questa
occasione per azioni non certo pacifiche …
R. – I talebani sfruttano
sempre la Loya Jirga per dare grande dimostrazione di essere in grado di attaccare
ovunque e quando vogliono loro. Questa volta, la Loya Jirga dovrebbe discutere sia
dell’accordo tra Afghanistan e Stati Uniti, in vista del ritiro del 2014, un po’ sul
modello di quanto avvenuto con l’Iraq. E dovrebbe anche discutere del modello ventilato
dal presidente Karzai, di interrompere le trattative di pace con i talebani, che non
vanno da nessuna parte, e di trattare invece direttamente con il governo pakistano,
che è visto comunque come uno dei protettori di parte dei talebani.