2011-11-14 15:24:03

Nucleare iraniano. Londra non esclude l'opzione militare, ma Berlino frena


Si discute a livello internazionale della situazione relativa all’Iran e ai suoi programmi nucleari. A riaccendere il dibattito è stato, una settimana fa, il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che ha apertamente dichiarato che l'Iran potrebbe lavorare allo sviluppo dell'arma atomica. Si parla di sanzioni ma anche di intervento militare. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Sanzioni, intervento militare, diplomazia: sono i termini che tornano nel dibattito. Nessuno caldeggia la scelta militare ma, mentre c’è chi la esclude, c’è chi come la Gran Bretagna ribadisce che “tutte le opzioni devono restare sul tavolo”. Il ministro degli Esteri, Hague, afferma che Londra non la prevede al momento, che non la auspica ma che la considera assieme a tante altri opzioni. Diversa la posizione della Germania, che si dice “assolutamente contraria a considerare l'opzione militare in Iran”. “Se l'Iran si rifiuta di cooperare con l'Aiea – dichiara Berlino – scatteranno sanzioni più severe". Anche il Lussemburgo non vuole sentir parlare di opzione militare: “Le conseguenze di un intervento militare contro l'Iran – afferma il capo della diplomazia – “sarebbero devastanti”. Il punto, secondo il Lussemburgo, è che bisogna convincere Pechino e Mosca sulle sanzioni. E anche dalla Francia arriva l’invito a “concentrarsi su nuove sanzioni per evitare ogni intervento irreparabile”. Si distingue la Russia che mette in discussione l’allarme lanciando accuse: parla di una “campagna orchestrata” contro il programma nucleare iraniano per “alimentare la tensione” e “imporre nuove sanzioni”. Mosca afferma di sostenere la via diplomatica ma senza la strada delle sanzioni, che sarebbe esaurita. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti promette sul dossier Iran consultazioni nelle prossime settimane con Russia e Cina. Barack Obama afferma: “Nessuna opzione è esclusa ma la via privilegiata è e sarà la diplomazia”.

Consiglio Esteri Ue: appello contro violenze sommarie e vendette in Libia
I ministri degli Esteri dell'Unione Europea hanno preso nota con preoccupazione dei rapporti sulle violazioni di diritti umani e delle leggi internazionali che includono vendette ed esecuzioni sommarie in Libia. I ministri accolgono l'impegno delle autorità libiche “a prendere azioni per porre fine a questi atti, condurre investigazioni imparziali e assicurare i responsabili di queste violazioni alla giustizia”.

Raid israeliani a Gaza, ucciso un agente delle forze di sicurezza di Hamas
Raid israeliani nella Striscia di Gaza hanno ucciso un agente della sicurezza di Hamas. Nell’attacco, che ha distrutto una postazione dei servizi di sicurezza del movimento islamico, sono rimasti feriti altri quattro agenti e due risultano dispersi. I raid sono la risposta a un lancio di razzi nel sud di Israele.

Arabia Saudita: decapitato condannato a morte
Un uomo riconosciuto colpevole di omicidio è stato decapitato in Arabia Saudita, il boia ha usato la sciabola. La condanna di ieri porta ad almeno 68 il numero delle esecuzioni dall'inizio dell’anno nel Paese arabo. Lo scorso settembre, Amnesty International aveva chiesto a Riad “una moratoria immediata” delle esecuzioni. In Arabia Saudita, lo stupro, l'omicidio, l'apostasia, il furto a mano armata e il traffico di droga sono reati puniti con la pena capitale.

Tre esplosioni a Mogadiscio
Almeno tre esplosioni hanno scosso la notte scorsa e questa mattina alcune città roccaforti dei miliziani di Al Shabaab intorno alla capitale somala di Mogadiscio. La prima è stata segnalata domenica scorsa nella città di Afgoye, a 30 chilometri a sud di Mogadiscio. I residenti hanno riferito ai media locali di aver notato una luce fortissima come di un missile lanciato dall'alto. Mentre due altre esplosioni si sono verificate questa mattina nella regione di Ambareso, nell'area denominata "K50", a 50 chilometri dalla capitale e nei pressi del distretto di Lantaburo. Alcuni testimoni, cittadini di Afgoye, hanno detto che un missile avrebbe colpito un orfanotrofio vicino alla città di Tadamun. Osservatori sottolineano che non è escluso che le forze militari kenyane e del governo di transizione somalo abbiano deciso di sferrare un attacco decisivo per stanare definitivamente i miliziani di Al Shabaab dalle città roccaforti.

Myanmar. Granata contro orfanatrofio
Almeno 10 persone sono morte e 27 sono rimaste ferite ieri sera nello scoppio di una granata che due uomini, a bordo di una motocicletta, hanno lanciato contro un orfanotrofio nella città di Myitkyina, nel nord del Myanmar. La zona è quella di Kachin, dove negli ultimi mesi si sono verificati intensi scontri tra esercito e milizie separatiste.

Tre ostaggi francesi liberati in Yemen
In Yemen, liberati i tre ostaggi francesi che erano nelle mani di uomini di al Qaeda dal 28 maggio scorso. I tre operatori umanitari, due donne e un uomo, appartengono all’Ong francese "Triangle Generation Humanitaire". Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha ringraziato il sultano d'Oman e le autorità per l'aiuto determinante nella liberazione degli ostaggi.

Grecia: Papademos presenta oggi il suo programma al parlamento
Questa sera alle 19, il nuovo premier greco, Papademos, presenterà il suo programma di governo al parlamento. Nelle prossime 48 ore, invece, i rappresentanti del Fondo monetario internazionale (Fmi), Unione Europea e Banca centrale europea (Bce) si recheranno in Grecia per dare il via libera alla sesta tranche di aiuti da otto miliardi di euro. I rappresentanti internazionali chiedono che il governo greco porti avanti le riforme strutturali più urgenti: la chiusura o la fusione degli Enti statali inutili, le privatizzazioni, la liberalizzazione delle professioni e la sospensione temporanea dal lavoro di 30 mila dipendenti statali. Entro lunedì prossimo, il governo greco dovrà presentare il nuovo bilancio 2012, che sarà sottoposto a controllo da parte dei commissari.

La Republika Srpska chiede all'Onu di chiudere l'ufficio dell'Alto rappresentante
La Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina) ha chiesto ufficialmente al Consiglio di sicurezza dell'Onu la chiusura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante internazionale per la Bosnia. In una lettera firmata dal presidente della Rs, Milorad Dodik - della quale hanno dato notizia i media a Belgrado - si afferma che le azioni dell'Alto rappresentante vanno bel al di là della sua autorità definita dagli accordi di Dayton, che nel 1995 posero fine alla guerra. “Dopo 16 anni di pace non vi è ormai più alcuna necessità di avere in Bosnia-Erzegovina un alto rappresentante, che viola i diritti umani e democratici dei cittadini bosniaci, frena lo sviluppo economico, non favorisce l'integrazione nella Ue e mina la costruzione di un consenso interno”, ha detto Dodik nel suo messaggio all'Onu.

Strage di Oslo: prima udienza, pubblico ammesso in aula
Oggi ad Oslo, prima udienza, aperta al pubblico, per Andrers Behring Breivik, autore della strage del 22 luglio scorso sull'isola norvegese di Utoya. L'attentato costò la vita a 77 persone, in maggioranza giovani. Il giudice ha prorogato di altre 12 settimane la carcerazione di Breivik in vista del processo che dovrebbe cominciare nella primavera del 2012.

Obama chiede a Pechino il rispetto delle regole commerciali internazionali
La Cina “rispetta i legittimi interessi degli Stati Uniti nella regione dell'Asia-Pacifico e, come ha detto il presidente Barack Obama, gli Usa rispettano i legittimi interessi della Cina”. Questa la diplomatica risposta del portavoce del Ministero degli esteri cinese, Lui Weimin, alle critiche rivolte alla “chiusura” del mercato cinese dal presidente americano al vertice dell'Apec, l'Associazione dei Paesi del Pacifico, in corso a Honolulu. Obama ha invitato la Cina a comportarsi come un Paese “adulto” e rispettare le regole della comunità” internazionale negli affari economici, anche sui tassi di cambio. I governi e le imprese occidentali criticano spesso la Cina, sostenendo che il suo mercato è ancora “protetto” da pesanti interventi statali. In una risposta piu” esplicita, il funzionario degli Esteri, Pang Sen, ha sottolineato che Pechino rispetta le regole fissate dagli accordi che vengono negoziati e ai quali prende parte in prima persona. “Se le regole vengono stabilite da uno o piu” Paesi, la Cina non ha l'obbligo di rispettarle”, ha sottolineato Pang.

Ossezia del Sud al ballottaggio per il nuovo presidente
Elezioni presidenziali ieri nel piccolo Stato separatista dell’Ossezia del sud, dichiaratosi indipendente nel 2008 dopo la guerra con la Georgia, anche se non è stato riconosciuto internazionalmente se non da Mosca. Primo esito del voto: il ballottaggio che si terrà tra i due candidati più votati. Ma ieri i cittadini si sono pronunciati anche su un referendum sull’adozione del russo come lingua ufficiale dello Stato. Il segretario generale della Nato, Rasmussen, e l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Ashton, hanno dichiarato che le rispettive istituzioni non riconoscono le elezioni e hanno ribadito di rispettare la sovranità e l'integrità territoriale della Georgia all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

La situazione in Ossezia del Sud è tranquilla, le presidenziali di referendum si sono svolte regolarmente con oltre il 66 per cento di affluenza alle urne. La Georgia non riconosce queste consultazioni come legali. Di tutt’altro avviso la Russia: i 65 mila osseti meridionali hanno scelto il loro futuro leader fra 11 candidati. In testa vi è il favorito, il responsabile della protezione civile, Anatoli Bibilov, appoggiato dal presidente uscente, Kokoity, che però non ha superato la soglia del 50 per cento più una delle preferenze, quindi sarà necessario il ballottaggio con Alla Dzhioeva. Bibilov propone la riunione di tutti gli osseti in un unico Stato. L’Ossezia settentrionale è una regione della Russia, mentre quella meridionale si è separata dalla Georgia all’inizio degli anni ’90. Come si ricorderà, Tiblisi ha poi tentato di riconquistare con le armi la provincia ribelle nell’agosto 2008. Il referendum ha sancito l’elevazione del russo a lingua di Stato.

Dalla nave arenata in Nuova Zelanda rimosso il petrolio: restano i container
In Nuova Zelanda, le squadre di salvataggio hanno aspirato quasi tutte le 1300 tonnellate di carburante dai serbatoi della portacontainer Rena. Nella nave, incagliata da sei settimane in una barriera corallina al largo del porto di Tauranga, restano ancora 1200 container, alcuni con materiali pericolosi. Per rimuoverli ci vorranno mesi di lavoro. Degli 88 container caduti in mare in seguito all'incidente, solo 32 sono stati individuati dai sonar. La Rena si è incagliata il 5 ottobre disperdendo in mare circa 350 tonnellate di petrolio, che hanno raggiunto le spiagge e ucciso più di 1300 uccelli marini. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 318







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