L'Ue rafforza le sanzioni contro la Siria. Il re di Giordania auspica un passo indietro
di Assad
L'Unione Europea ha rafforzato oggi le sue sanzioni contro la Siria mentre il re della
Giordania Abdallah ha auspicato un passo indietro di Assad. Intanto si fanno sempre
più difficili i rapporti tra Siria e Lega Araba. Dopodomani l’organismo si riunirà
nuovamente a Rabat, nel giorno in cui entra in vigore la sospensione di Damasco dall’istituzione,
che riunisce 21 Paesi dell’area nord-africana e medio-orientale. Il presidente Assad
è accusato di non aver saputo fermare la durissima repressione in corso da mesi contro
l’opposizione. Il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, ha usato parole
forti oggi contro la decisione, giudicandola illegittima e voluta – ha affermato –
sostanzialmente dagli Stati Uniti. Ma che cosa provocherà la sospensione dalla Lega
Araba nei rapporti tra Damasco e la comunità internazionale? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali
all’Università Cattolica di Milano:
R. – Isola
sempre di più la Siria rispetto al contesto regionale, al contesto arabo in particolare.
La indebolisce molto e lo abbiamo visto nelle reazioni violentissime che ci sono state
a seguito di questa notizia.
D. – Questa decisione potrebbe essere
controproducente nei confronti della piazza?
R. – No, non credo. Il
regime ha ormai provocato alcune migliaia di morti da quando sono iniziati i disordini,
per cui direi che non c’è alcuna influenza esterna che sia capace di rallentare la
repressione o di esasperarla. Credo piuttosto che, dopo aver concesso circa una settimana
alla Siria per invitare – per l’ennesima volta - il regime a cercare una mediazione
e dopo essersi sentiti sostanzialmente presi in giro da Assad, che aveva detto che
avrebbe fatto qualcosa e non ha invece fatto niente, la pazienza degli arabi si sia
esaurita.
D. – A questo punto al fianco di Damasco rimangono Russia
e Cina, con quali effetti?
R. – L’unico effetto che possano avere è
quello di bloccare una Risoluzione da parte delle Nazioni Unite, che preveda un inasprimento
delle sanzioni e l’adozione di provvedimenti duri nei confronti della Siria. Nel mondo
arabo sono rimasti praticamente soltanto il Libano, che è ancora una specie di feudo
siriano, lo Yemen e l’Iraq. Per cui la mia sensazione è che il regime sia molto isolato,
che non abbia grandi chance di andare avanti; penso che questo grande schiaffo dato
dagli arabi, renda la condizione della Siria molto precaria.
D. – Secondo
molti osservatori, comunque vadano le cose, sarà impossibile – dopo una ricomposizione
della crisi – la presenza nelle istituzioni del regime e dell’opposizione…
R.
– Sì, lo credo anch’io: o vince l’uno o vince l’altro. Non ci sono più spazi per la
mediazione. Io tendo a pensare che il regime sia destinato a cadere in un tempo magari
non immediato, perché ormai non ha più lo spazio per restare in piedi. A meno che
non parta un conflitto interregionale, scatenato dalla questione tra Iran e Israele:
questo potrebbe essere l’unico elemento che cambierebbe talmente il quadro da consentire
magari ad Assad di restare a galla. (mg)