2011-11-14 17:07:05

L'incarico a Monti e il ruolo dei cattolici


RealAudioMP3 'Napolitano ha condotto la crisi in modo magistrale. La scelta di Monti prende atto di una situazione insostenibile ed è dettata dall'assoluta necessità'. E' l'opinione di Roberto Mazzotta, presidente della Fondazione Luigi Sturzo. 'Il vuoto politico che si è aperto - spiega Mazzotta - va riempito da un governo appoggiato, per dovere civico e non per opzione politica, dalla maggioranza parlamentare più ampia possibile, per affrontare i nodi aperti e dare tranquillità ai mercati, consentendo al Paese di riprendere la sua marcia economica e sociale'. 'In un secondo tempo - aggiunge il presidente della Fondazione Sturzo - andranno creati nuovi strumenti di rappresentanza adeguati ai tempi. Il mondo cattolico si è già messo in moto perché i nostri valori ci indicano che abbiamo il dovere di concorrere a riempire questo vuoto collaborando con le altre energie forti del Paese'. 'E' davvero curioso affermare che con questa scelta di Napolitano la democrazia sia stata messa in crisi' aggiunge l'economista Luigino Bruni, docente presso l'Istituto universitario 'Sophia' dei focolari a Loppiano. 'Si sta invece cercando di creare le condizioni affinché la democrazia sostanziale, e non solo formale, possa davvero esprimersi nella complessità di un mondo che è cambiato. La democrazia deve infatti fare i conti con dei fatti nuovi come l'Europa e la globalizzazione'. 'Ora bisogna spegnere l'incendio - aggiunge Bruni - poi bisognerà ricostruire la casa'. 'Allora sarà importante una democrazia sostanziale che riparta dal civile e riporti all'ambito politico la vitalità associativa del mondo cattolico che è oggi confinato al'ambito pre-politico. Mi piace molto, ad esempio, che oggi stiano ritornando in ambito politico parole come il 'bene comune'. Dobbiamo ripartire dai cittadini come insegnava Sturzo'. 'Il problema nasce oggi dal fatto che i mercati si sono integrati e gli Stati sono rimasti indietro' aggiunge Mazzotta.'Da qui nasce una dissonanza che fa sembrare che siano i mercati a prevalere. In realtà sono le istituzioni a non avere gli strumenti adatti per imporre il primato della politica. Ma è uno squilibrio che non bisogna esasperare in modo strumentale. I mercati intervengono quando si creano situazioni di debolezza. Bisogna quindi operare a monte creando situazioni di credibilità e operare per l'integrazione delle istituzioni. Quanto stiamo pagando il fatto che un Paese fondatore dell'UE come il nostro sia entrato in difficoltà diffondendo una cultura 'euroscettica'? Il nostro futuro è in Europa e noi non potremmo mantenere la 'moneta unica' - che è indispensabile - se non faremo un salto verso un'integrazione europea più forte'. 'In realtà - aggiunge il presidente della Fondazione Sturzo - non siamo servi dei mercati, ma non sappiamo creare istituzioni che li possano dominare'. 'Oggi il mondo economico ha avuto un'accelerazione straordinaria, la globalizzazione, mentre il mondo politico è rimasto legato al territorio' aggiunge Luigino Bruni. 'Non esiste una finanza cattiva che vuole affossare l'Italia e l'Euro. Il problema è che dobbiamo adeguare la politica a un mondo che è cambiato. In questi giorni è davvero triste il dibattito politico attorno alla proposta Monti. Ascoltare i politici italiani che - da destra a sinistra - si preoccupano solo dei loro elettori e di quale quota di mercato politico avranno dopo l'emergenza è davvero deprimente'. 'Ci vorrebbe - aggiunge Bruni - una politica, come abbiamo avuto nel dopoguerra, capace davvero di di dimenticarsi degli elettori e fare scelte impopolari. E quando questo non avviene arriva giustamente l'Europa a porci delle condizioni. Nell'UE c'è l'interesse che l'Italia non fallisca, per questo sono fiducioso nell'azione di Monti. Il problema verrà dopo, quando dovremo metterci insieme per costruire una casa comune abitabile da tutti'. Per quanto riguarda i rischi che per risanare il bilancio il governo Monti tagli la spesa sociale Bruni è ottimista: 'Il nuovo governo dovrà necessariamente coniugare crescita economica ed equità sociale. Una delle novità di questi ultimi due decenni è infatti la consapevolezza acquisita che non sia possibile una politica di efficienza che non sia anche di equità. L'idea che si possa metaforicamente prima preparare la torta dell'efficienza e poi distribuire le fette dell'equità è morta con la globalizzazione. Una nuova politica economica e fiscale che non parta da una prospettiva che non inglobi sin da subito l'equità non può funzionare anche dal punto di vista economico. La visione del vecchio stato sociale in cui l'efficienza era affidata ai mercati e l'equità agli stati è ormai superata da una visione più sistemica in cui le due cosa debbono andare insieme'. Per il presidente Mazzotta: 'Aggredire il disavanzo e ridare tranquillità finanziaria al Paese è il primo passo indispensabile per far ripartire l'attività produttiva e assicurare la giustizia sociale. Le crisi finanziarie sono malattie nervose e vanno aggredite anche con strumenti che possono sembrare lontani da quelli tecnici. Va innanzitutto ricostruita la reputazione del Paese e la credibilità di chi governa. Solo così si può avviare il risanamento'. (a cura di Fabio Colagrande)







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