'Napolitano ha
condotto la crisi in modo magistrale. La scelta di Monti prende atto di una situazione
insostenibile ed è dettata dall'assoluta necessità'. E' l'opinione di Roberto
Mazzotta, presidente della Fondazione Luigi Sturzo. 'Il vuoto politico
che si è aperto - spiega Mazzotta - va riempito da un governo appoggiato, per dovere
civico e non per opzione politica, dalla maggioranza parlamentare più ampia possibile,
per affrontare i nodi aperti e dare tranquillità ai mercati, consentendo al Paese
di riprendere la sua marcia economica e sociale'. 'In un secondo tempo - aggiunge
il presidente della Fondazione Sturzo - andranno creati nuovi strumenti di rappresentanza
adeguati ai tempi. Il mondo cattolico si è già messo in moto perché i nostri valori
ci indicano che abbiamo il dovere di concorrere a riempire questo vuoto collaborando
con le altre energie forti del Paese'. 'E' davvero curioso affermare che con questa
scelta di Napolitano la democrazia sia stata messa in crisi' aggiunge l'economista
Luigino Bruni, docente presso l'Istituto universitario 'Sophia' dei focolari
a Loppiano. 'Si sta invece cercando di creare le condizioni affinché la
democrazia sostanziale, e non solo formale, possa davvero esprimersi nella complessità
di un mondo che è cambiato. La democrazia deve infatti fare i conti con dei fatti
nuovi come l'Europa e la globalizzazione'. 'Ora bisogna spegnere l'incendio - aggiunge
Bruni - poi bisognerà ricostruire la casa'. 'Allora sarà importante una democrazia
sostanziale che riparta dal civile e riporti all'ambito politico la vitalità associativa
del mondo cattolico che è oggi confinato al'ambito pre-politico. Mi piace molto, ad
esempio, che oggi stiano ritornando in ambito politico parole come il 'bene comune'.
Dobbiamo ripartire dai cittadini come insegnava Sturzo'. 'Il problema nasce oggi dal
fatto che i mercati si sono integrati e gli Stati sono rimasti indietro' aggiunge
Mazzotta.'Da qui nasce una dissonanza che fa sembrare che siano i mercati a prevalere.
In realtà sono le istituzioni a non avere gli strumenti adatti per imporre il primato
della politica. Ma è uno squilibrio che non bisogna esasperare in modo strumentale.
I mercati intervengono quando si creano situazioni di debolezza. Bisogna quindi operare
a monte creando situazioni di credibilità e operare per l'integrazione delle istituzioni.
Quanto stiamo pagando il fatto che un Paese fondatore dell'UE come il nostro sia entrato
in difficoltà diffondendo una cultura 'euroscettica'? Il nostro futuro è in Europa
e noi non potremmo mantenere la 'moneta unica' - che è indispensabile - se non faremo
un salto verso un'integrazione europea più forte'. 'In realtà - aggiunge il presidente
della Fondazione Sturzo - non siamo servi dei mercati, ma non sappiamo creare istituzioni
che li possano dominare'. 'Oggi il mondo economico ha avuto un'accelerazione straordinaria,
la globalizzazione, mentre il mondo politico è rimasto legato al territorio' aggiunge
Luigino Bruni. 'Non esiste una finanza cattiva che vuole affossare l'Italia e l'Euro.
Il problema è che dobbiamo adeguare la politica a un mondo che è cambiato. In questi
giorni è davvero triste il dibattito politico attorno alla proposta Monti. Ascoltare
i politici italiani che - da destra a sinistra - si preoccupano solo dei loro elettori
e di quale quota di mercato politico avranno dopo l'emergenza è davvero deprimente'.
'Ci vorrebbe - aggiunge Bruni - una politica, come abbiamo avuto nel dopoguerra, capace
davvero di di dimenticarsi degli elettori e fare scelte impopolari. E quando questo
non avviene arriva giustamente l'Europa a porci delle condizioni. Nell'UE c'è l'interesse
che l'Italia non fallisca, per questo sono fiducioso nell'azione di Monti. Il problema
verrà dopo, quando dovremo metterci insieme per costruire una casa comune abitabile
da tutti'. Per quanto riguarda i rischi che per risanare il bilancio il governo Monti
tagli la spesa sociale Bruni è ottimista: 'Il nuovo governo dovrà necessariamente
coniugare crescita economica ed equità sociale. Una delle novità di questi ultimi
due decenni è infatti la consapevolezza acquisita che non sia possibile una politica
di efficienza che non sia anche di equità. L'idea che si possa metaforicamente prima
preparare la torta dell'efficienza e poi distribuire le fette dell'equità è morta
con la globalizzazione. Una nuova politica economica e fiscale che non parta da una
prospettiva che non inglobi sin da subito l'equità non può funzionare anche dal punto
di vista economico. La visione del vecchio stato sociale in cui l'efficienza era affidata
ai mercati e l'equità agli stati è ormai superata da una visione più sistemica in
cui le due cosa debbono andare insieme'. Per il presidente Mazzotta: 'Aggredire il
disavanzo e ridare tranquillità finanziaria al Paese è il primo passo indispensabile
per far ripartire l'attività produttiva e assicurare la giustizia sociale. Le crisi
finanziarie sono malattie nervose e vanno aggredite anche con strumenti che possono
sembrare lontani da quelli tecnici. Va innanzitutto ricostruita la reputazione del
Paese e la credibilità di chi governa. Solo così si può avviare il risanamento'.
(a cura di Fabio Colagrande)