Kenya verso le elezioni, il vescovo di Nyahururu: serve una partecipazione cosciente
della popolazione
All’inizio del prossimo anno il Kenya voterà per le elezioni generali. Nei disordini
successivi alle ultime consultazioni, avvenute nel 2007, persero la vita oltre 1500
persone. Negli scorsi giorni mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, ha invitato
i candidati a non usare l’etnocentrismo come arma di campagna elettorale e a costruire
un clima di pace. Davide Maggiore ha chiesto a mons. Luigi Paiaro, vescovo
della diocesi di Nyahururu, come la Chiesa locale guarda alla situazione nel Paese:
R. – C’è
questa preoccupazione, che non è una preoccupazione superficiale. I vescovi hanno
preparato diversi documenti per guidare la popolazione ad una partecipazione cosciente
alle prossime elezioni e senza ripetere quello che purtroppo è successo: perché alcuni
“politicanti”, che volevano essere eletti, hanno espresso i sentimenti peggiori verso
gli altri. Naturalmente, tutte queste cose hanno fomentato la gioventù che non è occupata.
D.
– Senza un intervento istituzionale, questi fatti dolorosi potrebbero ripetersi?
R.
– Purtroppo questo rischio c’è, perché questi aspiranti a entrare in parlamento fanno
affermazioni pubbliche anche alla televisione e alla radio; danno soldi a questi giovani,
che sono poi disposti a fare di tutto…
D. – Qual è stato, durante e
dopo la crisi del 2008, l’impegno della Chiesa per la pacificazione?
R.
– Abbiamo formato dei comitati, delle persone riguardo proprio alla pacificazione
partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo cercato di formare anche i nostri
giovani cattolici, in maniera che potessero essere veramente il sale di questo gruppo
e affinché non ci stessero più ad essere ingannati. Si sta lavorando molto e anche
il governo ha costituito delle commissioni dedicate alla verità, alla pace e alla
giustizia. Restano, però, radicati certi sentimenti che provengono da ingiustizie
ataviche e che, purtroppo, non sono facili da superare.
D. – Alla vigilia
di questa scadenza elettorale importante, il Kenya vive anche altri problemi: uno
è la fame che ha colpito tutto il Corno d’Africa…
R. – Quello della
fame è un discorso perenne per certe etnie, perché vivono ai margini del deserto…S’interviene in modo che chi ha di più, lo condivida con gli altri: in
questo campo c’è una cultura di aiuto reciproco.
D. – E sullo sfondo
resta la crisi somala, che vede il Kenya impegnato militarmente…
R.
– Come Chiesa, abbiamo scritto dei documenti due settimane fa e anche lì si cerca
di chiedere l’intervento della Comunità internazionale per portare aiuto: non con
le armi, che purtroppo ci sono e sono abbondanti, ma per cercare di riuscire a colloquiare
con questi Al-Shabaab… Solo che con i ribelli è difficile, perché non sono pronti!
Poi c’è anche l’aspetto non indifferente, che comincia ormai a pesare, dell’economia:
la guerra costa capitali enormi e adesso la vita è diventata molto cara. (fd)