Scontri a Damasco dopo la decisione della Lega araba di sospendere la Siria
Manifestazioni di protesta filo-governative oggi in Siria, a causa della decisione
della Lega Araba di sospendere le attività del Paese nell’organizzazione, fino a quando
il presidente Bashar Al-Assad non porrà fine alle violenze contro le opposizioni.
Il provvedimento, che entrerà in vigore il 16 novembre, prevede anche il ritiro dei
carri armati dalle strade e il rilascio dei prigionieri politici. Il servizio di Michele
Raviart:
Nuovo giorno
di proteste in Siria, ma il presidente Bashar Al-Assad, da mesi al centro di proteste
puntualmente represse nel sangue, è questa volta inneggiato da cori e slogan. A scendere
in piazza a Damasco sono infatti decine di migliaia di manifestanti filo-governativi,
che non hanno gradito l’imminente sospensione della Siria da tutte le attività della
Lega Araba. Una decisione mal accolta dai sostenitori del regime che, armati di pietre,
bastoni e coltelli, hanno attaccato nella notte le sedi diplomatiche turche a Damasco,
Aleppo e Latakia. Hanno saccheggiato l’ambasciata dell’Arabia Saudita, a pochi isolati
dagli uffici del presidente Assad. Un incidente duramente condannato dal governo di
Riyadh, che ha accusato le forze di sicurezza siriane di aver favorito il perpetrarsi
delle violenze, mentre il governo turco ha deciso di evacuare le famiglie dei diplomatici
impegnati in Siria. Il provvedimento della Lega Araba, giudicato dal governo di Damasco
illegale e dettato dagli interessi dell’occidente, è stato accolto con soddisfazione
dalle Nazioni Unite, che tramite il segretario generale Ban Ki-Moon, hanno definito
la decisione “forte e coraggiosa”. Entusiaste anche le opposizioni, che ieri avevano
accolto la notizia all’esterno del palazzo della Lega Araba al Cairo, e il Consiglio
nazionale siriano, che da Istanbul, si è detto pronto a partecipare alle trattative
per inaugurare un periodo di transizione verso un governo democratico. Intanto, quattro
persone sono state uccise questa mattina ad Hama dalle forze di sicurezza per aver
intonato slogan contro Assad durante un corteo di sostenitori del presidente.