Ossezia del Sud: presidenziali e referendum sulla lingua russa
Giornata di voto oggi in Ossezia del Sud per eleggere il presidente e per votare per
un referendum sulla lingua russa. Sono 17 i candidati, un numero elevato che mette
in evidenza una frammentazione di schieramenti e di interessi. Cosa cambierà dopo
le elezioni e come si evolveranno gli equilibri della zona? Francesca Smacchia
ha chiesto un commento ad Aldo Ferrari, docente di Storia del Caucaso all’Università
di Venezia:
R. - Dato
il fatto che tutti i candidati e tutti i partiti sono allineati con quella posizione
politica ineluttabile del Paese, vale a dire la forte adesione - o, di fatto, annessione
alla Russia - c’è una grande libertà, perché poi vengono ad essere rappresentati interessi,
blocchi di potere e comunità strettamente locali. Tutti si riconoscono in questa situazione
generale, e ciò è quindi segno di una ricchezza e varietà locale come anche di una
sostanziale assenza di vere alternative, data anche dal fatto che vi sono molti candidati.
D.
- Cosa cambierà dopo queste elezioni e come cambieranno gli equilibri della zona?
R.
- Non ci saranno cambiamenti sostanziali, perché queste elezioni non sono riconosciute
a livello internazionale ed avranno quindi solo un valore locale. Serviranno a riaffermare
lo status quo che è inaccettabile per la vicina Georgia - di cui farebbe parte l’Ossezia
meridionale - ed è inaccettabile anche per la comunità internazionale. Serviranno
inoltre a riaffermare il legame con la Russia e a mostrare che questa situazione andrà
avanti. Non saranno, perciò, elezioni rilevanti a livello internazionale ma sanciranno
una situazione di fatto che vede un forte contrasto tra la comunità internazionale
e la Russia, che è l’unico Paese a riconoscere l’indipendenza dell’Ossezia meridionale.
D.
- C’è l’influenza russa ma c’è anche l’avanzata della Turchia in questa zona…
R.
- La Turchia è, nell’area, il Paese più dinamico. La sua influenza politica ed economica
sta crescendo ovunque, non solo nell’Ossezia meridionale. Chiunque giri nel Caucaso
meridionale può notare quanto il modello turco - soprattutto l’influsso economico
- sia forte. Parliamo di Turchia e di Ankara, ma anche il vicino Azerbaijan sta vivendo
un fortissimo sviluppo politico ed economico, soprattutto grazie alle rendite petrolifere.
Le posizione dei due Paesi turchi nella regione stanno quindi crescendo sempre più.
Dal punto di vista politico, però, la posizione della Russia - soprattutto per quello
che riguarda l’Ossezia meridionale - non è assolutamente sostituibile. Va inoltre
segnalato che, negli ultimi anni, tra la Turchia e la Russia esiste un accordo sostanziale.
Non sono due Paesi in opposizione tra loro ma sono, al contrario, partner nella sfera
politica come in quella economica e quindi, anche localmente, le rispettive zone d’influenza
si bilanciano senza particolari problemi. (vv)