Italia, crisi di governo: oggi consultazioni del capo dello Stato
Sono in corso di svolgimento al Quirinale le consultazioni del capo dello Stato Napolitano
per formare il nuovo Governo. Atteso per questa sera l’incarico all’economista Mario
Monti. Ieri sera le dimissioni di Silvio Berlusconi, dopo il via libera definitivo
della Camera al disegno di legge stabilità, che dovrebbe garantire il pareggio di
bilancio nel 2013. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Saranno con
ogni probabilità le consultazioni più brevi della storia repubblicana quelle di oggi
del capo dello Stato Napolitano per formare il nuovo governo. Come prassi, il primo
a salire al Quirinale è stato alle 9 il presidente del Senato Schifani; subito dopo
il presidente della Camera Fini. A seguire, i leader delle forze politiche in ordine
di grandezza crescente. L’ultima delegazione sarà dunque il Pdl alle 17.15. Alle 18,
se non ci saranno sorprese dell’ultim’ora, l’incarico a Mario Monti. Dal Pdl ieri
è giunto un sì con alcune condizioni: che il governo abbia come programma gli impegni
presi nella lettera inviata all’Unione europea. Che sia dunque limitato al tempo
necessario per uscire dalla crisi finanziaria. Poi il ritorno alle urne. Berlusconi,
per il quale è stata la fronda finiana a minare la legislatura, vorrebbe anche un
garante della maggioranza nel nascente esecutivo. E aveva proposto Gianni Letta, ma
di fronte all'ostracismo di Pd e Idv, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio
ha annunciato un passo indietro. Insomma, il sì a Monti è stata una scelta molto sofferta
per il Pdl, che fa i conti con un dissenso interno e, soprattutto ,con il rischio
di rottura dell’alleanza con la Lega. Il Carroccio sarà l’unica forza politica a non
appoggiare in alcun modo il Governo Monti. Nel centrosinistra, infatti, anche l’Italia
dei Valori sembra essersi convinta, anche perché in caso contrario il Pd aveva minacciato
ripercussioni sulle future alleanze. Il segretario Bersani, che pure ha dovuto superare
alcune diffidenze interne al partito, afferma che il nuovo Governo dovrà avere un
profilo tecnico ma nessun limite di tempo. Dal Terzo Polo carta bianca all’ex commissario
europeo. E il leader Udc Casini stigmatizza le forti contestazioni con insulti nei
confronti di Berlusconi andate in scena ieri sera prima davanti Palazzo Chigi, poi
davanti al Quirinale. Domani dunque i mercati potrebbero trovare già al suo posto
di lavoro il Governo Monti. Che dovrebbe essere snello (12 ministri e 25 sottosegretari)
e di natura tecnica. C’è attesa in Europa e anche negli Stato Uniti. Il presidente
americano Obama ha definito positivi i cambiamenti nei governi italiano e greco, che,
afferma, sapranno attuare le riforme necessarie.
Sulla nuova fase politica
che si apre in Italia, Fausta Speranza ha parlato con padre Bartolomeo Sorge,
direttore emerito della rivista 'Aggiornamenti sociali dei Gesuiti':
R. – Il vero
problema è quello di ridare un’anima alla politica perché dopo il crollo delle ideologie
che avevano dato entusiasmo, erano modelli di società che si confrontavano; perduta
questa spinta ideale, la politica si è avvitata su se stessa ed è diventata ricerca
del potere e, quindi, con tutti i disastri che ne sono conseguiti, con la nascita
dell’antipolitica, con la fuga di tante persone oneste e capaci dall’impegno politico.
Bisogna invertire la tendenza. Le energie ci sono perché la persona umana non perde
mai questa sua “spiritualità” che è intrinseca alla sua natura e quando tocchiamo
il fondo è proprio quando rinasce la voglia di risorgere. Quindi io non sono pessimista,
anzi vorrei dire che questo è il periodo migliore per una presenza ideale anche cristianamente
ispirata. Quando sento certe lamentele - tutto va male, è un disastro, siamo nel baratro…
- io dico: la luce risplende nella tenebra e, se è vero che il cristiano è la luce
del mondo, il tempo migliore del cristiano non è quando tutto va bene, e non c’è bisogno
di lui, ma quando le cose vanno male. Quando c’è il buio, c’è bisogno di luce, con
umiltà.
D. – Padre Sorge, soffermiamoci su questa espressione “governo
tecnico”. C’è bisogno di grande operatività e anche grande senso di responsabilità.
L’appello è venuto dal Capo dello Stato Napolitano. Come esercitare questa responsabilità,
come ricordarsi in un governo tecnico del bene comune?
R. – Credo che
lo spirito debba essere quello che ha animato l’Italia dopo la perdita subita nella
seconda guerra mondiale e dopo la caduta del fascismo, quando tutte le correnti ideologiche,
fra loro contrapposte violentemente, hanno avuto la forza morale di andare al di là
e di trovarsi unite su alcuni valori fondamentali, che sono poi il Dna della tradizione
culturale bimillenaria del Paese. Ed è nata la Costituzione repubblicana, i cui primi
12 articoli sono la sintesi dei valori che ci uniscono. Allora dobbiamo imparare,
adesso nel XXI secolo, a vivere uniti rispettandoci nelle diversità e questo è un
segno di maturità; rimanere attaccati ciascuno alla propria parte è un segno di immaturità,
di egoismo. Invece c’è bisogno di una solidarietà grande. E’ per questo che, al di
là del nome - governo “tecnico, o “di emergenza”, che si equivalgono - è il senso
di quello che ci aspetta, della sfida: sentire che siamo tutti figli del medesimo
popolo, nelle legittime diversità che non sono guai ma sono una ricchezza.
D.
– Padre Sorge, una parola sulla dimensione perché questa crisi è stata italiana, è
una crisi europea ed è una crisi gestita in qualche modo a livello internazionale.
In tutti questi meccanismi come tenere fermo il parametro del bene comune?
R.
– Bisogna che impariamo tutti a capire che l’epoca nuova che si è aperta in coincidenza
con il nuovo millennio è un’epoca di globalizzazione in cui la famiglia umana ci è
accorta di essere una sola famiglia e, quindi, bisogna avere questa capacità di pensare
in globale, mentre si agisce nel locale. Se noi non riusciamo a pensare in globale
ma pensiamo italiano per esempio, mentre bisognerebbe pensare europeo, perdiamo il
treno della storia. Pensare in globale ed agire in locale, unirci tutti insieme, però
questa è una maturità nuova che ancora non abbiamo e dobbiamo conquistare.