I delegati del Signis a Roma per riflettere sul ruolo dei media cattolici
La capacità dei media cattolici di servire la causa del Vangelo negli scenari del
“continente digitale” è stata oggetto ieri di un incontro nella sede della nostra
emittente. L’appuntamento ha visto nei giorni scorsi la partecipazione del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali – nella persona del suo presidente, mons. Claudio
Maria Celli – dell’Ufficio nazionale Cei delle Comunicazioni sociali, della Sala Stampa
della Santa Sede, rappresentata dal direttore padre Federico Lombardi, e dei membri
del Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. I delegati del
Signis, in particolare, si trovano in questi giorni a Roma per il loro consiglio di
amministrazione, che cade nell’anno dell’80.mo di attività. Alessandro De Carolis
ne ha parlato con padre Bernardo Suate, originario del Mozambico, direttore
del servizio Signis di Roma:
R. – È un
traguardo molto importante, perché in ottant’anni, quest’associazione - prima come
Ocic e Unda e adesso come Signis - ha cercato di mettere insieme comunicatori cattolici
nei vari rami. È molto bello vedere come i cattolici coinvolti nella comunicazione
con i giovani e i bambini, impegnati tutti nel trasmettere i valori della fratellanza,
della pace e della riconciliazione, vengono qui e riflettono insieme per portare avanti
questi valori. Per noi è molto importante vedere che, anche se siamo coinvolti in
situazioni difficili, non siamo soli ma si cerca di portare avanti questo compito
difficile insieme. Anche nella diversità delle zone, dei continenti, delle culture,
l’obiettivo è lo stesso: portare i valori del bene, della fratellanza, del Vangelo
a tutto il mondo.
D. – Il vostro incontro ha un titolo in due parti:
la prima recita “I media per una cultura della pace”. In che modo, guardando in particolare
all’Africa, i media contribuiscono a questo obiettivo così alto?
R.
– Anche se non si deve generalizzare, l’Africa è molto basata sulla cultura orale;
per esempio, l’importanza della radio è fondamentale. Allora, trasmettere dei programmi
che parlino dello stare insieme, di sapere accogliersi a vicenda, perdonarsi - questo
è molto importante. Anche se in passato qualche volta la radio ha avuto un ruolo non
molto positivo, noi riteniamo invece che oggi per l’Africa sia un valore molto importante
per mettere insieme la gente e per trasmettere piuttosto cose positive: d’impegnarsi
per la pace, soprattutto con le nuove generazioni.
D. – La seconda parte
del titolo dice invece: “Creare immagini per la nuova generazione”. La rete Signis
come lavora con riguardo ai giovani?
R. – Abbiamo programmi non soltanto
"per" i giovani o i bambini, ma fatti "con" i bambini e i giovani, in modo che possano
partecipare anche coloro che hanno qualcosa da dire ai loro coetanei. Non tutte le
diocesi, non tutte le chiese hanno una propria radio, ma una presenza all’interno
di alcuni programmi, magari di radio statali, che pure noi riteniamo molto importante.
E la radio non è che un esempio, tra tanti altri mezzi più o meno moderni, ma l’importante
è questo: usare tutti i mezzi disponibili per portare avanti quest’idea. (fd)