2011-11-13 14:32:42

Al via a Tunisi la plenaria della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa


Al via oggi a Tunisi la plenaria della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa. Al centro dei lavori la situazione in questi Paesi in cui soffia la cosiddetta “primavera araba” e il ruolo della Chiesa. Presente all’incontro l’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, che al microfono di Marie-Leila Coussa si sofferma sulla situazione nel suo Paese a partire dalla recente vittoria elettorale del partito islamico moderato Ennahada: RealAudioMP3

R. - La victoire de Ennahada…
La vittoria di Ennahada era prevista, ma non certo a questo livello. Loro stessi sono rimasti sorpresi di aver guadagno 91 seggi. Ma essendo state elezioni trasparenti e democratiche, accettiamo il risultato. Confidiamo nel programma politico che è stato presentato prima delle elezioni, tuttavia rimaniamo con gli occhi aperti per vedere se, una volta alla guida del Paese, queste promesse saranno mantenute. Sono in corso negoziati tra altri due partiti per arrivare ad un governo di unità nazionale; ora aspettiamo che tra una decina di giorni il nuovo governo sia costituito. Abbiamo fiducia, ma anche un po’ di apprensione perché è la prima volta che un partito islamico, anche se moderato, assume le redini del Paese.

D. - Che conseguenze si potrebbero avere sulla condizione dei cristiani in Tunisia?

R. - Aucune. La présence des chrétiens en Tunisie n’a rien à voir…
Nessuna. La presenza dei cristiani in Tunisia non ha nulla a che vedere con la rivoluzione: né prima, né durante, né dopo. Noi siamo una minuscola minoranza religiosa e non rappresentiamo alcuna minaccia. La rivoluzione in Tunisia è avvenuta su una base sociale, politica, democratica e di richiesta di libertà. Al contrario, visto che ora c’è un regime democratico, speriamo di avere un po’ più di margine e maggiori possibilità di movimento: quindi – in realtà – la situazione è certamente migliorata.

D. - Come la Chiesa locale si inserisce in questa nuova situazione?

R. - Elle continuera son travail comme avant. …
Continuerà a lavorare come prima, seguendo i due binari, quello della pastorale e quello del lavoro sociale, educativo, associativo. In questo i cristiani dimostrano di lavorare nella gratuità e nell’amore di questo Paese. E visto che la maggior parte dei nostri fedeli sono stranieri e vengono da Paesi democratici, potranno aiutare a far comprendere in cosa consiste la vita democratica. Infatti, passare da un regime dittatoriale ad un regime democratico non è come cambiarsi la camicia. Avremo quindi bisogno di diversi anni per acquisire una certa mentalità democratica. Penso che in questo cambiamento noi cristiani, soprattutto quanti provengono da Paesi democratici, potremo dare il nostro contributo.

D. - Quindi lei è piuttosto ottimista riguardo al futuro della Tunisia?

R. - Je suis toujours optimiste et pour l’avenir de la Tunisie…
Io sono sempre ottimista, e lo sono anche per il futuro della Tunisia. Non sono un ingenuo, conservo un certa prudenza; seguo tutto, leggo quello che accade, noto i piccoli dettagli. Ma nell’insieme sono ottimista. (mg)








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