2011-11-12 14:50:47

Vertice dei Paesi dell’Asia-Pacifico: si discute sul valore del dollaro sullo yuan


Ci sarà soprattutto l’economia al centro del vertice dei Paesi dell’Asia-Pacifico, che si apre oggi ad Honolulu, nelle Hawaii. In queste ore l’arrivo del presidente Usa Obama, che avrà colloqui con il suo omologo russo Medvedev e con quello cinese Hu Jintao. Uno dei temi chiave verte sulle monete e in particolare sulla difesa del dollaro nei confronti dello yuan. Sulle difficoltà di questo processo Eugenio Bonanata ha intervistato Nico Perrone, docente di Storia americana all'Università di Bari:RealAudioMP3

R. – E’ una battuta difficilissima, con un fatto nuovo però: gli Stati Uniti si rendono conto – credo per la prima volta – che è necessario avere un rapporto continuo con una potenza come la Cina e anche naturalmente con la Russia. Questo credo che sia il vero fatto nuovo e che Obama coglie: coglie lui ma con un congresso che non è tutto in linea sulle sue posizioni e quindi la posizione di Obama è molto difficile. E’ la posizione di un uomo intelligente, che sa capire i mutamenti della storia, ma che deve lavorare molto politicamente per farlo capire agli altri.

D. – Il Congresso chiede azioni decise nei confronti della Cina e dello yuan a difesa del dollaro. Un’impresa difficile…

R. – E’ un’impresa disperata. Si preme su Obama perché realizzi quello che Obama politicamente non può realizzare, perché la potenza dell’America non è più assoluta come è stato. Obama ne è consapevole; il congresso in parte ne è consapevole e in parte no; l’opinione pubblica americana ne è forse ancor meno consapevole…

D. – Che chance ci sono per portare a casa dei risultati che possano poi essere utili per l’intera economia globale?

R. – Le possibilità sono soltanto quelle di una negoziazione su posizioni diverse da quelle che gli Stati Uniti tradizionalmente avevano. C’è, per esempio, la necessità di una seria negoziazione con l’Europa: gli Stati Uniti – e diciamolo francamente – avevano anche un pochino cercato di minare l’euro e hanno dovuto prendere atto che l’euro certamente è ugualmente debole in questo momento. Gli Stati Uniti hanno anche dovuto prendere atto che si trattava di un’operazione – quella dello smantellamento dell’euro – che non si potevano permettere, perché non avevano alle spalle un dollaro forte come fu un tempo - e io insisto sul passato remoto - come fu un tempo perchè adesso non lo è più assolutamente! Quindi c’è la necessità di un'azione politica in un’operazione faticosissima, che non è detto che riesca, però…

D. – Altro fronte importante per Obama sarà l’incontro con la Russia, nel quale si discuterà – tra le altre cose – anche del programma Start, lo scudo antimissile voluto dal Pentagono in Europa…

R. – Il potere di una grande potenza come gli Stati Uniti non si difende più con le armi, come si poteva fare prima; si difende con la diplomazia e quindi tutte le spinte che ci sono negli Stati Uniti - perché gli Stati Uniti sul piano dell’armamento non cedano un millimetro – sono spinte che non tengono conto di realtà mutate.

D. – Siria e Iran rappresentano altri due fronti caldi del confronto col Cremlino, dove le posizioni con la Casa Bianca sono un po’ differenti…

R. – L’America non vuol sentire di negoziati su questo terreno, ma Obama lo avverte al di là delle minacce, che non sono più le truci minacce che si facevano una volta, perché anche le minacce sono molte attenuate. Obama sembra averla realmente questa consapevolezza. Anche quella di portare avanti, se non proprio delle trattative, ma una politica non di attacco in fronti che sono rischiosi, che sono molto pericolosi. E questo non solo perché non si capisce che reazioni potrebbero avere, ma anche perché la Russia ha una posizione che non agevola una forte resistenza americana su quei fronti.







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