2011-11-12 14:12:57

Indonesia: musulmani e cristiani uniti per difendere i diritti delle minoranze


Leader religiosi, intellettuali musulmani e cristiani, esponenti della società civile indonesiana stigmatizzano il comportamento del sindaco di Bogor, Diani Budiarto, che continua a ignorare la sentenza della Corte costituzionale che autorizza le celebrazioni nella comunità protestante della Yasmin Chuch. Per tutelare la libertà religiosa e promuovere la tolleranza nel Paese è necessario un esecutivo centrale “forte e autorevole”, capace di imporre il rispetto della legge e del principio della “unità nella diversità”. Spiegando che nel 2010 vi sono stati 47 casi di attacchi o violenze contro chiese cristiane, l’attivista Theophilus Bela auspica una maggiore “presa di coscienza a livello sociale” dell’importanza della libertà religiosa e del rispetto dei diritti delle minoranze. Da mesi la Yasmin Church a Bogor - ricorda l'agenzia AsiaNews – “è teatro di una palese violazione del diritto perpetrata dal sindaco locale Diani Budiarto che, incurante dei dettami costituzionali e di una sentenza della Corte suprema a favore dei cristiani, impedisce lo svolgimento delle funzioni”. L’edificio è stato realizzato secondo i dettami previsti dalla legge e gode del permesso di costruzione, il “documento legale” necessario per realizzare case o luoghi di preghiera. Il prof Azyumardi Azra, decano dell’Università islamica di Stato a Ciputat (South Tangerang), afferma che chiunque commetta atti violenti contro altri gruppi religiosi deve essere perseguito dalla giustizia. Elga Sarapung, attivista cristiana di Interfidei a Yogyakarta, Java centrale, conferma che il governo è tenuto a far applicare la legge, “senza se e senza ma”. E ribadisce che il sindaco di Bogor dovrebbe essere sfiduciato perché incapace di “fornire sicurezza alle persone”. Critiche condivise anche da padre Benny Susetyo, della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale, che denuncia la mancanza di “neutralità” negli ambienti di governo, soprattutto quando si tratta di problemi che riguardano le minoranze religiose. (A.L.)







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