Il Papa sulle staminali embrionali: nessuna promessa di salute vale la distruzione
di una vita umana
Chi persegue la ricerca sulle cellule staminali embrionali, distruggendole nel nome
del progresso della medicina, commette una “grave violazione del diritto alla vita
di ogni essere umano”. È l’affermazione cardine del discorso che Benedetto XVI ha
rivolto questa mattina ricevendo in udienza in Vaticano i partecipanti alla Conferenza
internazionale incentrata sullo studio delle cellule staminali adulte. Il loro utilizzo,
ha affermato invece il Papa, non solleva problemi etici e permette alla scienza di
essere realmente al servizio del bene dell’umanità. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
Una certa
ricerca scientifica non vorrebbe avere barriere etiche, in nome della promessa di
migliore salute che dice di poter offrire – promessa, certo, di grande presa pubblica
– ma anche in nome dei notevoli guadagni privati che tale ricerca può comportare.
La Chiesa, che considera la vita un dono sacro di Dio, ha sempre rifiutato questa
mentalità perché, ha asserito questa mattina il Papa, il progresso senza regole ha
“costi umani inaccettabili”. La ricerca sulle cellule staminali embrionali e quella
sulle cellule staminali adulte delinea in modo netto questa diversità di visione,
sulla quale Benedetto XVI è tornato a pronunciarsi. Anzitutto, il Pontefice ha messo
in chiaro le bellezza della scienza in quanto capacità dell’ingegno umano di “esplorare
le meraviglie dell'universo, la complessità della natura e la bellezza peculiare della
vita, compresa la vita umana”. Tuttavia, ha obiettato:
“Since human
beings are endowed… Dal momento che gli esseri umani sono dotati
di anima immortale e sono creati ad immagine e somiglianza di Dio, ci sono dimensioni
dell'esistenza umana che si trovano oltre i limiti di ciò che le scienze naturali
sono competenti a determinare. Se tali limiti vengono violati, c'è il serio rischio
che la dignità unica e inviolabile della vita umana possa essere subordinata a considerazioni
meramente utilitaristiche”.
“La mentalità pragmatica che spesso
influenza le decisioni nel mondo di oggi – ha incalzato Benedetto XVI – è fin troppo
pronta a usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere il fine desiderato, nonostante
l’ampia prova delle conseguenze disastrose indotte da un tale pensiero”. Quando, ha
osservato, la fine è in vista al punto che non c‘è niente di più “altamente auspicabile”
come la scoperta di una cura per le malattie degenerative, ciò rappresenta una tentazione
per “gli scienziati e i responsabili politici a spazzare via le obiezioni etiche e
a procedere con qualsiasi ricerca che paia offrire la prospettiva di una svolta”:
“Those
who advocate research on embryonic stem cells… Coloro che sostengono
la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di raggiungere un tale
risultato commettono il grave errore di negare il diritto inalienabile alla vita di
ogni essere umano, dal momento del concepimento alla morte naturale. La distruzione
anche di una sola vita umana non può mai essere giustificata nei termini del beneficio
che essa un giorno potrebbe portare a un altro”.
Sul versante opposto,
la ricerca sulle cellule staminali adulte rispetta i limiti etici ed è immagine di
una scienza che “può dare un contributo davvero notevole alla promozione e alla salvaguardia
della dignità dell'uomo”. Per questo anche i progressi in questo settore, ha affermato
il Papa, possono ritenersi “molto considerevoli” poiché la possibilità di guarigione
delle malattie degenerative croniche non è fatta a scapito degli embrioni umani ma,
ha ricordato, “utilizzando tessuti di un organismo adulto, il sangue del cordone ombelicale
al momento della nascita, o tessuti di feti morti di morte naturale”:
“The
improvement that such theapies… Il miglioramento che tali terapie
promettono costituirebbe un significativo passo in avanti nella scienza medica, portando
nuova speranza ai malati e alle loro famiglie. Per questo motivo, la Chiesa offre
naturalmente il suo incoraggiamento a coloro che sono impegnati nel condurre e sostenere
la ricerca di questo tipo, sempre a condizione che sia effettuata nel rispetto per
il bene integrale della persona umana e il bene comune della società”.
Ne
deriva, ha soggiunto, “che il dialogo tra scienza ed etica è della massima importanza
al fine di garantire che i progressi della medicina non siano mai ottenuti al prezzo
di costi umani inaccettabili”. E poi, oltre a “considerazioni puramente etiche”, ci
sono – ha precisato Benedetto XVI – questioni di natura sociale, economica e politica
che devono essere affrontati per garantire che i progressi della scienza medica vadano
di pari passo con una giusta ed equa disponibilità di servizi sanitari":
“The
Church thinks not only of the unborn… La Chiesa non pensa solo al
nascituro, ma anche a coloro che non hanno facile accesso a costose cure mediche.
La malattia non fa eccezione fra le persone e giustizia vuole che ogni sforzo sia
fatto per mettere i frutti della ricerca scientifica a disposizione di tutti coloro
che ne trarranno beneficio, indipendentemente dai loro mezzi”.