Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 33.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù espone ai discepoli un’altra parabola:
“Avverrà
come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i
suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le
capacità di ciascuno; poi partì”.
Al suo ritorno, solo i primi due servi
mostreranno come hanno fatto fruttare quanto ricevuto, ottenendo la lode e il premio
da parte del padrone. Non così il terzo, definito da Gesù “servo malvagio e pigro”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno
Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Scoprire
Dio generoso e magnanimo, questo l’insegnamento diretto della Parabola dei talenti
affidati ai servi; e non la pretesa fiscale del padrone di avere in cambio una rendita
sicura. Agli occhi dell’ultimo servo chi gli ha affidato quel denaro è uno sfruttatore
egoista, che guasta la vita con le sue pretese. E per questo non ha trovato di meglio
che garantirsi per la restituzione (sotterrando il talento) e togliersi il fastidio.
Gli altri due avevano capito e condiviso l’atto di fiducia del padrone, ed erano stati
felici di collaborare con lui raddoppiando il piccolo tesoro. La tragica possibilità
di un fallimento nel servire il Signore bisogna metterla in conto: e possono essere
mille ragioni a provocarlo. Come ci mostra questo servo che mal sopporta l’attesa
di un riscontro da parte di chi gli ha affidato quello che per lui poteva essere risorsa
adeguata. Non si tratta di trafficare le doti e le risorse in modo nevrotico, con
ossessione, o peggio per ambizione. Ma certamente Dio ci chiederà conto se abbiamo
apprezzato e reso utile a tanti quello che potevamo fare con le risorse a noi donate,
di mente e di opere. Morale della parabola. Non la gretta obbedienza, neppure la paura
del rendiconto, neppure la manutenzione sbadata, ma la gratitudine intraprendente
per i doni avuti, ci farà entrare nella gioia del Signore. Coraggio, mettiamoci in
gioco!