Filippine: a Mindanao ucciso un operatore dei mass media
Alfredo Velarde, manager del quotidiano di Mindanao “Brigada News” è stato ucciso
ieri a General Santos City da un killer che gli ha sparato a distanza ravvicinata.
Velrade, 45 anni, gestiva la distribuzione del quotidiano, in un azienda editoriale
radicata e diffusa a Mindanao, che ha anche una radio e una Tv nelle Filippine Sud.
Ignoti i motivi dell’omicidio che le associazioni per i diritti umani hanno stigmatizzato
come “l’ennesima uccisione extragiudiziale a Mindanao”. Erano di General Santos anche
14 fra i 32 giornalisti e operatori dei media uccisi nel massacro di 23 Novembre 2009
legato dal clan “Ampatuan”. La lista degli omicidi impuniti a Mindanao include avvocati,
attivisti dei diritti umani, missionari, religiosi, sindacalisti: fra gli ultimi il
missionario Pime padre Fausto Tentorio. Il gesuita padre Albert Alejo, direttore dell'Istituto
per il “Dialogo a Mindanao” nell’Università di Davao, commenta all'agenzia Fides:
“Viviamo un momento molto difficile. Siamo molto preoccupati perché c’è una grave
mancanza nel rispetto dello Stato di diritto e nelle forze che dovrebbero farlo rispettare.
Sembra che il governo centrale si sia dimenticato di Mindanao e la situazione si aggrava:
corruzione, impunità criminalità prendono piede, la pace e sviluppo si allontanano”.
Secondo il gesuita sono diversi i fattori che incidono sulla situazione: “Il processo
di pace con i gruppi comunisti e con i ribelli islamici è in stallo e l’approccio
del governo sembra solo quello militare; v’è una tendenza a dividersi in fazioni,
sia nel governo, sia in tali gruppi, a la frammentazione non aiuta; è fiorente una
sorta di economia parallela che trova benefici dall’alto tasso di conflittualità,
e che riguarda il traffico di armi e altri traffici illegali”. (R.P.)