In Vaticano, l'incontro dei volontari cattolici europei. Intervista con il commissario
Ue, Kristalina Georgieva
Un incontro all’ombra di San Pietro per riflettere sulla capacità di intervento del
volontariato cattolico e definire le linee direttrici delle future attività. È quello
che, sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio Cor Unum, si apre oggi pomeriggio
a Roma. I partecipanti – che domani saranno ricevuti in udienza dal Papa – sono i
presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi europei, i vescovi delegati per gli
organismi caritativi cattolici e i responsabili di organismi ecclesiali nazionali
e internazionali di volontariato. Federico Piana ne ha parlato alla vigilia
con una delle relatrici, il commissario europeo per la Cooperazione internazionale
e l’aiuto umanitario, con delega al Volontariato, Kristalina Georgieva:
R. – Volounteering
is … L’attività di volontariato è estremamente forte in Europa. Ogni anno,
100 milioni di europei danno il loro contributo alle comunità, alcuni alle proprie
comunità, altri fuori dall’Europa. Questa è una lunga e forte tradizione per tutti
noi e io sono certa che, in modo particolare in questi momenti di difficoltà economica,
le persone si aiuteranno ancora di più. Naturalmente, la religione cristiana pone
un forte accento sulle attività caritatevoli. E qui, in Italia e a Roma in particolare,
siamo veramente nel luogo dove la cura dell’altro è parte essenziale della cultura
della Chiesa cattolica. Nessuno di noi potrebbe mai pensare a un mondo senza volontari.
D.
- Non si rischia però di sollevare gli Stati da alcune loro proprie responsabilità?
R.
– I’m not concerned about this, … Io non la vedrei così, perché in tutti
gli Stati membri – dei quali ho visitato le rispettive organizzazioni di Protezione
civile - ho sempre visto la piena consapevolezza del fatto che viviamo in un mondo
le cui esigenze sono sempre più pressanti. Tanto per fare un esempio: nel 1975, ci
sono stati 78 disastri naturali; l’anno scorso, nel 2010, ce ne sono stati 385 e,
purtroppo, l’impatto di questi disastri è aumentato perché la popolazione mondiale
è aumentata. Dal mese scorso, infatti, siamo sette miliardi di abitanti e la maggior
parte di essi è concentrata in zone urbane e quindi quando vi è un disastro naturale,
ci sono più vittime e più danni. Le autorità dei nostri Paesi sono consapevoli di
questa forza e non stanno certo abdicando alla responsabilità. Siamo consapevoli del
fatto che solo con gli sforzi dello Stato non ce la faremmo mai. Abbiamo bisogno che
le nostre società siano pronte ad impegnarsi e a dare un loro contributo. (fd)